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Io ci metto la firma!

Immagine del redattore: Ferdinando MulasFerdinando Mulas

Cari lettori,

molti di voi avranno letto dell’iniziativa, promossa dal gruppo Amici di Costa Paradiso, per la raccolta delle firme necessarie a richiedere al CdA la convocazione dell’Assemblea dei Partecipanti della Comunità di Costa Paradiso entro o subito dopo la scadenza del mandato degli organi di rappresentanza della Comunità.

Questa iniziativa - cui anche la mia associazione, ATCP, ha aderito – si prefigge di raccogliere un numero di firme pari al 10% dei partecipanti (circa 200), così come previsto dal Codice Civile in questa materia e dallo stesso regolamento della Comunità. Ma perché si è ritenuto necessario promuovere la raccolta di firme?

Il vicolo cieco del CdA

Il problema non nasce oggi, ma risale all’insediamento di questo CdA nell’aprile 2013. Da subito alcuni consiglieri hanno iniziato a difendere orgogliosamente le proprie idee, e non accettavano il compromesso in nome della collegialità. Molti non accettavano di superare il modello storico di gestione di Costa Paradiso basato sulla volontà di continuare a gestire le opere di urbanizzazione in proprio anziché cederle al Comune così come previsto nella convenzione di lottizzazione e dalla legge. Le posizioni si radicarono in fretta e la corrente maggioritaria ha iniziato ad imporre il proprio volere alla minoranza interna forte dei numeri in consiglio. Presto si arrivò allo scontro, con la dolorosa uscita di ATCP dalla compagine del CdA per non tradire se stessa e i propri associati. Questa vicenda veniva vissuta come una resa dei conti, con i vincitori contenti di aver vinto, incapaci di capire quanto la perdita del metodo collegiale abbia rappresentato una sconfitta per tutti, e quanto questo fatto avrebbe compromesso l’azione stessa del CdA. La bandiera del cambiamento che capeggiava sopra la lista vincitrice nel 2013 fu presto ammainata in favore di un rapido appiattimento verso le politiche proprie dei precedenti CdA. Insomma cambiò lo spartito ma non la musica.

L’attività è andata via via paralizzandosi, vittima di contrasti interni, culminando con le dimissioni del consigliere Monterosso, formalizzate il 22 agosto 2015. Questa è una data importante, perché da quel giorno il CdA, ridotto a soli 4 membri, perde il numero collegiale (il numero dei consiglieri dimissionari è superiore al numero di quelli rimasti in carica, 5 vs 4), e il nostro regolamento all’art. 59 in questi casi fa obbligo al Presidente del CdA di convocare l’assemblea integrativa. Un obbligo che, a distanza di cinque mesi, è stato disatteso, benché ci siano state specifiche richieste scritte per l’adempimento di quest’obbligo. Insomma, in nome della difesa di un interesse di parte, tutti i partecipanti vengono deliberatamente privati del diritto di avere un CdA nella pienezza dei poteri e dunque legittimato ad operare.

Riaffermare un diritto sovrano

A novembre il Presidente del CdA, dopo varie sollecitazioni provenienti da più parti, ATCP compresa, ha ufficialmente preso una posizione, scrivendo pubblicamente sul sito della Comunità che avrebbe ottemperato all’obbligo convocando l’assemblea integrativa.

Siamo a febbraio 2016, a qualcuno di voi è arrivata la lettera di convocazione di qualsivoglia assemblea? No, purtroppo alle parole non sono seguiti i fatti, e questo è un fatto incontestabile. Cosa ha fermato questo CdA? Io immagino sia stato l’imbarazzo di dover spiegare in assemblea, davanti a tutti, i motivi di una assemblea integrativa e quindi il perché di tante dimissioni, imbarazzo accentuato poi dalle conseguenze economiche di questo fallimento sul bilancio della Comunità. E così si è cercato di far finta di nulla, di salvare la propria faccia e il proprio orgoglio, scaricando il costo a tutti i partecipanti. Un costo chiamato immobilismo decisionale.

Dopo quell’annuncio in molti di noi era prevalso il buon senso, ossia avevamo riposto fiducia nelle parole del Presidente e attendevamo il seguito di quanto annunciato. L’attesa è stata vana, e la fiducia malriposta. Arrivati a questo punto, non è più accettabile che i diritti di tutti vengano piegati all’interesse di parte, e se questo accade, come sta accadendo, allora personalmente non esito a schierarmi dalla parte di coloro che ritengono di aver subito un torto, e pazienza se questi non saranno la maggioranza, avrò fatto un buon servizio alle mie idee e alla mia onestà intellettuale.

Non è accettabile che il nostro regolamento venga disatteso da colui che prima di tutti è chiamato a rispettarlo, e che questo avvenga con l’appoggio dell’intero CdA e nel silenzio assordante e sconcertante del CdR. Davanti ai principi universali della democrazia, non esistono divisioni, e quando essi vengono minacciati o disattesi non esiterò a difenderli appoggiando senza riserve qualsiasi iniziativa democratica come è la raccolta delle adesioni secondo l’art. 20 del nostro Codice Civile. Immaginare di procrastinare l’assemblea perché questo potrebbe convenire a qualche interessato consigliere uscente, convinto di avere i numeri per essere rieletto, significa, alla fine, far prevalere gli interessi di parte a discapito degli interessi di tutti. Questo metodo non può in nessun modo essere accettato.

Una strada per il successo di tutti

Fermo restando le incertezze sulla data, resta il fatto che quest’anno (si spera) si terranno le elezioni per il rinnovo della cariche sociali, ed è arrivato il momento di sensibilizzare tutti sulla necessità non più rimandabile di riformare la Comunità. Negli ultimi mesi sono stato infatti molto impegnato insieme ad altri attori a portare avanti questa idea. Lo scopo è quello di avviare un serio processo di riforma della Comunità per renderla più snella, più efficiente, più moderna e più economica.

Per fare ciò serve la partecipazione di tutti, così come il confronto delle idee, anche quando sono diverse. Se poi si tratta di riscrivere le regole della Comunità allora è giusto non fare discriminazioni o questioni di schieramento. Non è opportuno che una maggioranza relativa decida ed imponga le regole di governo e di funzionamento dell’intera Comunità. Per questo motivo è necessario e doveroso avviare un confronto con tutti al fine di individuare una piattaforma di riforma condivisa ed accettata da una amplissima maggioranza di partecipanti.

Questo percorso di dialogo ha avuto il suo primo importante risultato il 19 Dicembre 2015 a Modena, quando, grazie all’iniziativa e allo spirito propositivo di Giorgio Zorzi, il blog SecondoZorro e ATCP hanno siglato un protocollo di intesa sulla base di otto punti programmatici chiudendo così definitivamente una lunga pagina di contrapposizione durata anni. Questo importante traguardo però deve essere solo l’inizio.

Il dialogo è proseguito e sta proseguendo con tanti altri attori. Un percorso stretto, certamente non facile, ma è doveroso perseguirlo con tutte le forze, perché non esiste un piano alternativo che non si chiami fallimento. Costa Paradiso ha bisogno di lasciarsi alle spalle anni di feroci contrapposizioni tra persone e gruppi, una disputa spesso sfociata in rissa che ha portato al veloce declino dell’economia locale. Serve un rilancio serio e risoluto, e serve smettere di guardare sempre e soltanto al nostro passato. Serve una nuova era di collaborazione col Comune, e serve auspicare l’elezione di un Sindaco altrettanto disposto a collaborare.

Alla fine una bozza di riforma per la Comunità inizia a trovare una base consistente di consenso, e molti, prima riluttanti a partecipare al dialogo, stanno maturando l’importanza storica di separare le questioni personali nell’esclusivo interesse generale per un tempo limitato. Molte persone stanno prendendo in considerazione insomma una fase transitoria, in cui insieme si riscrivono le regole della Comunità sulla base di una piattaforma accettata dalla grande maggioranza dei partecipanti, pur conservando le proprie idee, la propria autonomia e le proprie e legittime differenze.

Per questi motivi invito tutti quanti ad aderire ad un duplice appello:

Firmate il modulo di adesione, aderite anche voi, perché chiedere di poterci incontrare presto tutti quanti in assemblea per discutere su problemi da affrontare e votare le nuove cariche sociali, è un diritto non più rimandabile.

Non perdiamo l’occasione per il rilancio del territorio, non dividiamoci, non dobbiamo puntare ad eleggere una maggioranza dallo scarto risicato. Superiamo antiche divisioni, superiamo gli antichi schieramenti ormai non più attuali, e guardiamo all’interesse di tutti.

Tutti insieme possiamo smettere di guardare solo al passato per voltare lo sguardo verso un nuovo futuro tutto da scrivere.

Stefano Angeli



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