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Immagine del redattoreFerdinando Mulas

Il CdA acrobata


E’ piuttosto diffusa, fra i Partecipanti/proprietari di Costa Paradiso, l’opinione che uno dei tratti caratteristici di questo CdA sia l’ambiguità dei suoi comportamenti. Vorrei allora passare in rassegna alcune scelte fatte dal CdA che effettivamente danno adito a questa interpretazione.

Occorre premettere che, nel 2013, il CdA in carica è nato da un cartello elettorale – l’Unione Proprietari – nel quale molti, tra coloro che lo avevano votato (me compreso), riponevano non poche aspettative di cambiamento e di riforma della Comunità. Si assumeva, infatti, essendo espressione dei proprietari di case senza specifici interessi economici in Costa Paradiso, che esso avrebbe cambiato la linea seguita dai precedenti CdA orientata soprattutto a favorire gli interessi degli operatori economici nel settore edilizio, mantenendo un sistema di gestione funzionale a questo scopo. Il cambiamento non c’ è stato: questo CdA, infatti, ha mantenuto una linea di sostanziale continuità con quelli che lo hanno preceduto. Mancano, ormai, pochi mesi alla scadenza del mandato di questo CdA; ormai è tempo di bilanci ed è legittimo chiedersi se esso abbia fatto quello che aveva promesso. Analizziamo alcune scelte.

Ci prospettarono di farsi carico del nostro sentimento di proprietari bancomat, com’è andata finire?

Il sentimento comune tra i proprietari di CP è di scoramento per le tasse e i balzelli che gravano sull’immobile (oltre alle solite, ossia IMU,TASI, Tari altissima, c’è la quota Comunità e per molti anche il condominio). Contrariamente all’opinione pubblica, avere una seconda casa non significa essere ricchi. In passato la tassazione favoriva l’investimento di piccoli risparmi di una vita nel mercato immobiliare. Purtroppo, senza entrare nella politica, sono state fatte scelte a livello nazionale, che hanno portato a quasi triplicare in pochi anni le tasse sugli immobili. Un rialzo che ha colto in contropiede i proprietari di case lasciandone molti in difficoltà. La promessa era quella di allentare questa morsa, magari tentando di trattare col Comune perorando la nostra causa. Il principio è giusto, ma cosa ha fatto il CdA? Col Comune assolutamente niente, l’unica leva che aveva tra le mani era quella delle quote che ognuno di noi deve versare alla Comunità, ebbene, altro che allentamento fiscale, hanno deliberato all’unanimità a Novembre 2014 un aumento secco del 12%. Hanno tutelato i nostri interessi? Alle promesse hanno seguito i fatti? Giudicate voi, signori proprietari.

Ci promisero trasparenza informativa com’è andata a finire?

Questo è forse il campo in cui l’attuale CdA ha dato il peggio di sé. Il sito della Comunità, piuttosto che essere usato per il suo unico scopo, ossia informare i proprietari sull’attività svolta, è stato a lungo usato per insultare l’oppositore di turno (Pasquale Ferrara e all’occorrenza anche ATCP i bersagli più gettonati). Quando le proteste si sono fatte pressanti hanno deciso di smettere, non utilizzandolo più (ritornando alle vecchie abitudini), con un lungo silenzio informativo sull’attività svolta durato mesi. Ma non bisogna sorprendersi, d’altronde questa è stata la filosofia della Comunità per decenni, mantenere “un profilo basso” su quanto veniva fatto informando pochissimo i partecipanti. Persone rancorose con conti in sospeso verso qualche oppositore si sono impossessate del sito, che tutti paghiamo, pensando di poterlo utilizzare come un sito di partito per fare campagna diffamatoria costante. Doveva essere il nostro punto di riferimento è diventato TeleKabul. Alle promesse hanno seguito i fatti? Giudicate voi signori proprietari.

Ci promisero risparmi, com’è andata finire?

Dovevano fare un po’ come i buoni padri di famiglia, fare una gestione sana e oculata delle finanze non solo per il periodo di crisi che si vive, ma anche per via delle casse, quelle della Comunità, di per sé già messe in crisi dall’alta morosità. Hanno invece fatto come i figli viziati e spendaccioni. Il risultato è impietoso, una sfilza di spese in consulenze e incarichi a professionisti per le attività più disparate, anche concorsi fotografici (idea lodevole ma appunto, dov’è il filo conduttore col risparmio?). Decisioni che purtroppo avranno un impatto economico anche nei prossimi anni. Spese forse fuori controllo visto che si decise di varare un massiccio aumento delle quote. Alle promesse hanno seguito i fatti? Giudicate voi signori proprietari.

Il debito con Abbanoa, è stato risolto?

Questo CdA ha ereditato una situazione pesante, oltre 600.000 € di debiti, e, tuttavia, doveva farsene carico e cercare di abbatterlo. Cito in proposito il caso di Abbanoa. Il precedente CdA aveva avviato una causa contro Abbanoa per l’illegittimità della quota fissa di 55 € posta a carico di ciascun utente. Il giudice di primo grado ha dato ragione alla Comunità, ma Abbanoa ha fatto ricorso e quindi la questione non è ancora risolta. Probabilmente Abbanoa sarà condannata a restituire ciò che ha indebitamente incassato. Tuttavia, senza aspettare l’esito dell’appello, questo CdA, in modo un po’ arrogante (ghe pensi mi…), ha deciso unilateralmente di non versare più ad Abbanoa i 55 €/l’anno per ogni utenza (oltre 130.000€/l’anno), ma anche di non pagare il debito arretrato sui consumi, facendosi scudo della sentenza del Tribunale, per quanto non definitiva. Ma non solo. Il nostro CdA ha fatto finta di non sentire, quando Abbanoa ha chiesto il pagamento delle quote variabili arretrate, cioè i consumi. Ed è a quel punto che l’ente pubblico, forzando la mano, ha voluto dare un segnale forte staccandoci l’acqua. Ma c’è di peggio, il CdA attuale non solo continua a non versare i 55€/l’anno ad Abbanoa, ma a tutti noi nelle bollette che ci manda ce li chiede! Si, avete sentito bene. Insomma noi paghiamo le quote fisse alla Comunità la quale poi trattiene l’ammontare per destinarla ad altri scopi a noi ignoti (concorsi fotografici??) e non le versa ad Abbanoa che quindi ci dichiara morosi. Insomma, in che modo questo CdA ha tutelato i nostri interessi, chiedendoci di pagare la quota di 55€/l’anno, non versandola ad Abbanoa, facendoci passare per morosi tutti indistintamente, e lasciando che la cosa arrivasse allo slaccio della fornitura pubblica per tutti? Giudicate voi signori proprietari.

La fognatura, il CdA da che parte sta? Dalla parte dei Partecipanti, che dovrebbe tutelare, o dalla parte del Comune?

Promise anche qui di farsi carico dei sentimenti dei proprietari di case che la fognatura la vogliono, questo è fuori discussione, ma non intendono realizzarla e pagarla senza aver prima fugato tutti i dubbi per i quali ATCP ha fatto appunto un ricorso al TAR. Dovevano cambiare drasticamente la strada intrapresa dai tanto odiati CdA passati, come è andata finire? Semplice, Questo CdA ha fatto proprio e poi fatto approvare senza nessuna modifica, il progetto varato dal CdA passato, salvo poi “accorgersi” che non era cantierabile una volta approvato (!!). Ha nominato e pagato (87.000 € per il validatore e 38.000 € per l’analisi idrogeologica, tutti soldi nostri) un consulente affinché rilevasse gli aspetti di non conformità alla normativa, ma la frittata era ormai fatta. Il progettista (Savi) non ha accettato le modifiche proposte dal validatore, e noi siamo rimasti col cerino in mano, con un progetto sovradimensionato che al momento è quello approvato (attenzione, se realizzato, potrebbe aprire una nuova fase di cementificazione selvaggia). Non era forse più semplice modificare prima il progetto nei suoi aspetti critici, dimostrando così anche il tanto annunciato cambiamento col passato, e, dopo, portarlo ad approvazione?

Una spiegazione di quale confusione regna forse c’è. Il presidente Addis, è, guarda caso, lo stesso presidente del CdA passato (alla faccia dei cambiamento!) che nel 2011 ha varato e approvato in assemblea questo progetto, col 95% dei consensi dice lui orgogliosamente, già anche col suo consenso. Tuttavia egli stesso ha aderito, in qualità di privato cittadino, al ricorso al TAR contro il Comune pagando i 150 € di quota, e sempre lui oggi, in qualità di Presidente, dichiara di voler far intervenire la Comunità ad adiuvandum nel ricorso al TAR… ma che acrobata! Insomma caro Presidente, questa fognatura la vuoi realizzare e far pagare (vedi richiesta del 21 agosto 2015) a noi partecipanti in osservanza delle decisioni dell’assemblea dei Partecipanti del 2011 da te presentata e votata, che ti ha eletto Presidente, oppure sempre da Presidente oggi, affermi (ma non abbiamo i riscontri) che intendi far intervenire ad adiuvandum la Comunità nel ricorso promosso da ATCP ed altri Partecipanti? Ci fai venire il mal di testa con le tue piroette… Alle promesse hanno seguito i fatti? Giudicate voi signori proprietari.

Il CdA ci chiede le quote, ma vuole davvero realizzare l’opera fognaria?

Apro con una premessa sostanziale: le dimissioni di Monterosso, avvenute e confermate dal diretto interessato il 22 Agosto 2015, tolgono al CdA attuale il potere di straordinaria amministrazione, poiché i consiglieri dimissionari superano i consiglieri superstiti (5 vs 4). La richiesta di pagamento delle quote avanzata ad agosto è avvenuta con ancora un CdA nella pienezza di poteri; tuttavia dal 22 agosto il CdA non può andare oltre l’ordinaria amministrazione (pagamento degli stipendi, delle bollette, ordinaria manutenzione, ecc… ) e oggi non avrebbe i poteri per assegnare un appalto, affidare un incarico ad un professionista (direttore dei lavori per esempio), insomma non può materialmente eseguire quanto dichiara di voler fare. Infatti il CdA ha messo le mani avanti dicendo che se non ci riesce restituisce tutti i soldi, ma allora perché si infila in un binario morto? Perché ci fa perdere tempo e crea ulteriore confusione tra i proprietari? A voi le innumerevoli risposte. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca diceva qualcuno… Stanno tutelando i nostri interessi? Giudicate voi signori proprietari.

Ci promisero di avviare il passaggio di competenze al Comune, cosa è stato fatto?

Risposta serafica, assolutamente niente. Tutto è rimasto immutato a prima, viviamo ancora nella repubblica autonoma di Costa Paradiso strenuamente difesa dai nostri amministratori che non incalzano mai il Comune a svolgere nel territorio le prerogative e gli obblighi di qualsiasi Comune d’Italia. È viva più che mai l’idea-guida del “ci facciamo tutto noi”. Pazienza se versiamo tasse al Comune senza un ritorno, pazienza se siamo dei bancomat, è il prezzo da pagare per l’autonomia di Costa Paradiso che l’attuale CdA vuole tanto…

Il livello di morosità è diminuito?

Il CdA attuale ha ereditato nel 2013 un livello di morosità complessiva di circa 800.000€. Oggi, 2015, il livello di morosità è circa…800.000€. Insomma non è cambiato niente o quasi. Gli amministratori attuali su questo fronte si sono impegnati facendo pagare, o invitando a farlo (decreti ingiuntivi), chi fino ad ora non aveva pagato (e fin qui giusto intervento), ma nel frattempo si è creata una nuova fetta di morosità di tipo diffuso, (50, 100, 200€, cifre irrisorie che non giustificano un decreto ingiuntivo) che è un segnale della crisi economica che attraversa il nostro paese. Il risultato è che nulla è cambiato per la cassa sociale rispetto a prima; ma il CdA, anziché allentare la morsa, diminuire le quote, ridare fiato per cercare di dare la possibilità di recuperare chi è rimasto indietro, ha mostrato la sua cifra qualitativa scegliendo la strada opposta (siccome alcuni non pagano, chi lo fa deve pagare di più per compensare…) innescando una spirale che, alla fine, contribuisce ad aumentare il fenomeno della morosità invece di debellarlo.

Mi fermo qui, perché ce n’è abbastanza affinchè ognuno di noi possa riflettere bene sulle ambiguità di chi ci amministra. Un quadro nebuloso che si trascina ormai da decenni, con al comando sostanzialmente sempre le stesse persone e le stesse ideologie, che ha trovato terreno fertile nel silenzio e nella mancanza di informazione pubblica e privata. Oggi per fortuna esistono i mezzi di comunicazione come internet, e la mobilitazione dei proprietari animati da spirito propositivo (ATCP per esempio), che cercano di gettare una luce su questioni di primaria importanza per la vita e la sopravvivenza di un posto meraviglioso come Costa Paradiso. Il problema non è il programma che ci fu proposto nel 2013, quello è tutt’oggi condivisibile, il problema sono le persone, che dichiarano una cosa e ne fanno un’altra. Quel cartello elettorale nacque solo per ottenere la maggioranza, animato da spirito “contra personam” (sconfiggere gli imprenditori locali) e per niente unito da programmi da attuare. Ci furono tanti “conservatori della repubblica autonoma di Costa Paradiso” che si sono mascherati da innovatori pur di avere o conservare una poltrona. Un vero imbroglio alla luce dei risultati. Oggi ci governano persone che io definirei “democristiani maldestri”, perché nel tentativo di accontentare tutti e accaparrare consensi, finiscono per scontentare tutti e ingigantire i problemi. Non possiamo pensare che siano le persone di sempre a cambiare scelte che per decenni hanno sostenuto, serve un ricambio immediato, forte, e costante nel tempo delle persone che ci amministrano (io sono uno strenuo sostenitore del “massimo due mandati consecutivi”, un principio che io attuerò autonomamente dentro ATCP non ricandidandomi nel 2016 al Consiglio Direttivo). Perché le persone attuali, che ci hanno amministrato da quando io forse non ero ancora nato, rimangono sempre al loro posto, senza essere minimamente toccati dal pensiero di lasciare il posto al cambiamento? Cosa li anima a rimanere così insistentemente attaccati al potere? Cosa c’è dietro che noi non sappiamo? Il cambiamento quindi deve nascere da noi proprietari, dobbiamo essere noi a dire basta alle stesse facce. Dobbiamo essere noi a voler credere che le cose possano cambiare e avere il coraggio di farlo.

Stefano Angeli

Membro del Consiglio Direttivo di ATCP

stefano.angeli@atcp.it

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