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  • Immagine del redattorePresidente di ATCP - Stefano Angeli

Un uomo pieno di sé che non accetta alcuna critica

Gentili partecipanti,

Nel programma di lavoro, pubblicato circa 10 giorni fa su questo sito, poco dopo la mia designazione a presidente di ATCP, avevo espresso delle considerazioni critiche sul presidente del CdA, Gianni Monterosso.

Nello specifico, le critiche riguardavano sostanzialmente:


  1. le modalità con cui era stato prima definito e poi presentato in assemblea il nuovo CdA;

  2. lo stile nell’agire di Monterosso, come presidente del CdA. A mio giudizio, infatti, il nuovo CdA non presentava elementi di rinnovamento nella sua composizione, sebbene si fossero presi accordi in tal senso, salvo il nome della signora Bianchini. Dunque, era evidente la volontà di confermare un gruppo chiuso, senza alcuna apertura ad altri gruppi di proprietari;

  3. la presidenza. Il CdA, organo collegiale, in teoria rappresentativo della maggioranza dei proprietari e dei vari gruppi esistenti tra essi, è presieduto da una persona che ha qualche difficoltà a fare “l’allenatore della squadra”, come si è autodefinito in pubblico, tendendo ad agire spesso in modo del tutto autonomo.


Queste sarebbero “le gravi offese prive di fondamento e in contraddizione con le posizioni tenute (dallo scrivente) fino a qualche giorno prima”, di cui parla nel suo ultimo comunicato il signor Monterosso, utilizzando la sigla del Consiglio di Amministrazione per non apparire in prima persona. Offese, che, secondo lui, “avrebbero conseguenze negative sul territorio”. Intanto c’è da evidenziare uno stato confusionale di questo signore perché a più riprese io ho difeso l’operato del precedente CdA. Ma questo sfugge del tutto a chi, come Monterosso, vede solo sé stesso e tutto il resto deve ruotargli intorno. E già, Nella sua grande “modestia” identifica sé stesso col territorio di Costa Paradiso! Purtroppo, questo finto comunicato, fatto apposta per replicare (si fa per dire) alle mie critiche, ci conferma tutti i dubbi sui limiti della persona, semmai ce ne fosse ancora bisogno. Infatti:


  1. Rispetto al mio documento programmatico, il signor Monterosso si è concentrato solo sulle parti che lo riguardavano direttamente, “rispondendo” solo a queste. Così facendo ha di fatto confermato che il futuro di Costa Paradiso non è la sua priorità;

  2. Cerca di trascinare con sé tutto il CdA, e addirittura i Partecipanti della Comunità, scambiando di fatto l’ultima assemblea come l’incoronazione di un Re! Mentre io ho espresso serie perplessità solo su lui e non su altre persone che cerca maldestramente di coinvolgere nella discussione;

  3. Nel suo slancio in difesa di sé stesso, conferma la distanza tra la sua visione di Costa Paradiso e quella del sottoscritto, confondendo la cessione dei cespiti, su cui anche io sono stato coinvolto, con il rilancio del territorio e di una Comunità oggi in uno stato di limbo. Già perché una volta ripristinato un quadro normativo chiaro all’interno del Territorio, la domanda resta la stessa: cosa vogliamo fare della Comunità? Io ho proposto di renderla moderna, sulla falsa riga di altri consorzi della Sardegna che, in sinergia con il Comune, svolge dei servizi integrativi elevando gli standard dei servizi alla collettività. Su tutto questo Monterosso finora tace e probabilmente tacerà ancora.


ll dubbio che ci assale è che quest’uomo, così pieno di sé, si sia montato la testa. Ed infatti scambia il 94% dei presenti in assemblea col 94% dei proprietari di Costa Paradiso. Peccato che in assemblea non abbia presentato uno straccio di programma per il futuro, pronto però a criticare chi, come il sottoscritto, ha fatto lo sforzo di farlo e di renderlo pubblico.


Il nostro Presidente oltretutto cade in contraddizione, e non è la prima volta. Nei tre anni precedenti della sua gestione, ad ogni critica che veniva mossa dall’esterno verso uno o più componenti del CdA, ha sempre risposto che non si doveva replicare. Adesso che le critiche sono rivolte a lui, ecco che l’approccio cambia radicalmente: bisogna rispondere e bisogna farlo subito! Insomma un Presidente a geometria variabile che conferma, per questo, la sua inaffidabilità. Lo stesso Presidente, per intenderci, che nel 2015 ha fatto un doppio salto carpiato con avvitamento: Prima vota a favore della richiesta di acconto del 20% per l’ampliamento della fognatura chiesto dalla Comunità, poi due anni dopo vota per la restituzione di queste somme ai partecipanti! Per fortuna per tutti noi, nel frattempo, Mulas lo ha preso sottobraccio e gli ha spiegato bene come stavano le cose, così che, alla fine, egli ha pienamente condiviso le posizioni storiche di questa associazione sulla illegittimità della gestione, da parte della Comunità, dei cespiti e delle opere di urbanizzazione primaria di Costa Paradiso. E questo è un merito che gli riconosciamo volentieri.


Premesso ciò, la vera questione, però, è un’altra e la ripropongo: una volta che il Comune avrà acquisito i cespiti, strade comprese, ogni attività che la Comunità svolge e vorrà svolgere sui sedimi pubblici, deve passare attraverso un accordo con le istituzioni pubbliche. Per farvi un esempio chiaro di quello che dico, è ragionevole attendersi che il Comune possa chiedere la rimozione della sbarra, poiché di fatto ostacola la libera circolazione su una strada di sua proprietà. Nel mio documento programmatico avevo posto l’attenzione sulla necessità, da una parte, di riunire tutte le anime di Costa Paradiso che oggi non si sentono rappresentate da questo CdA e non solo, e, dall’altra, sull’urgenza di aprire un dialogo costruttivo con il Comune, finalizzato alla sigla di un nuovo accordo (o convenzione) che possa rimettere la Comunità al centro del territorio attraverso nuovi servizi, di cui la Comunità volesse dotarsi, da offrire ai partecipanti per migliorare un territorio oggi oggettivamente abbandonato a sé stesso e in declino.


Nel mio documento programmatico, insomma, chiamavo a raccolta tutti coloro che si riconoscevano in quel programma, e indicavo in Monterosso uno degli ostacoli con cui misurarsi, soprattutto a causa della sua inaffidabilità nel mantenere i patti. Ad esempio, quello stretto con i componenti del precedente CdA prima dell’assemblea e poi vergognosamente disatteso.


Perciò, resta bene in vista l’interrogativo: perché mai una istituzione pubblica dovrebbe fare un accordo con una persona che alla prova dei fatti si è dimostrata inaffidabile? Questa è oggi la realtà dei fatti da tener presente per non incorrere in false illusioni. Realtà che qualcuno, abilmente, cerca di manipolare per distogliere l’attenzione dal merito delle critiche che gli vengono mosse.


Stefano Angeli

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