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NOTE SULL’ASSEMBLEA DEI PARTECIPANTI DELLA COMUNITA’ DI COSTA PARADISO DEL 12 AGOSTO 2022

Di Antonello Concas - Consiglio Direttivo di ATCP


Il 12 agosto scorso, si è svolta l’Assemblea dei Partecipanti della Comunità di Costa Paradiso. Ad essa hanno partecipato 112 persone, deleghe comprese, per un totale di circa 1200 decimillesimi, pari a poco più del 10% degli aventi diritto. L’assemblea è stata perciò caratterizzata da una bassa affluenza dei proprietari. Oltre alla approvazione del Bilancio Triennale, essa ha affrontato sostanzialmente tre tematiche principali:


a) la questione del passaggio al Comune della rete idrica e dell’impianto fognario e di depurazione;


b) le problematiche relative al decoro del territorio e al rispetto dell’ambiente;


b) la gestione e lo sviluppo dei servizi collettivi da parte della Comunità per migliorare le condizioni di soggiorno di chi frequenta Costa Paradiso.


Il bilancio triennale è stato approvato senza problemi. In realtà, si è trattato della approvazione del bilancio annuale 2021-2022 in quanto i bilanci dei due precedenti esercizi erano stati già approvati dalle relative assemblee annuali. Continua a pesare sui conti della Comunità la morosità più antica, che assorbe oltre l’80% del credito complessivo della Comunità verso i Partecipanti, di cui circa il 40% è da ascrivere al suo maggior debitore, destinatario di varie procedure esecutive presso il tribunale di Tempio.


Dopo la relazione del presidente del Collegio dei Rappresentanti e la discussione sul bilancio con gli interventi di alcuni presenti, il presidente dell’assemblea avv. Gerhard Gostner dà la parola al presidente del C.d.A., Gianni Monterosso, che relaziona l’assemblea sull’attività di gestione svolta nell’anno appena trascorso. Egli riferisce che il passaggio al Comune delle infrastrutture idriche e fognarie è ancora in fase di stallo, nonostante le due sentenze del TAR che hanno stabilito l’obbligo del Comune di acquisire le opere e nonostante il fatto che sia stato siglato un protocollo di intesa fra Comune e Comunità che fissava al 30 giugno 2022 la data entro cui sarebbe dovuta avvenire l’acquisizione, in coincidenza con la scadenza della autorizzazione allo scarico delle acque reflue del depuratore. Il Comune ha disatteso il suo impegno ponendo il C.d.A. in una situazione di grave difficoltà costringendolo, suo malgrado, a continuare la gestione del servizio idrico e fognario, senza autorizzazione allo scarico e, perciò, esposto alle sanzioni previste dalla legge. La previsione è che la continuazione della gestione, a cura e spese della Comunità, durerà per almeno altri nove mesi, secondo quanto comunicato in proposito da Abbanoa.

A questo proposito, non possiamo esimerci dal citare il motto che “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. Infatti, stando a quanto emerso in assemblea, il presidente Monterosso, rispetto ad un preciso obbligo del Comune stabilito da ben due sentenze, ha voluto attivare una inutile ed inopportuna intesa per la sua esecuzione, finendo così per condividere e legittimare le omissioni e i ritardi del Comune. Per di più, se si considera che il Comune stesso non aveva provveduto né a inviare ad Abbanoa (il Gestore Unico previsto dalla legge) la documentazione tecnica necessaria per la presa in carico delle infrastrutture idrico-fognarie, né ad adottare la delibera di acquisizione delle stesse.

In assenza di questi due fondamentali presupposti, non si riescono a capire i motivi che hanno spinto Monterosso a siglare col Comune un protocollo di intesa, anche in contrasto con la delibera negativa dello stesso consiglio di amministrazione. Solo per questo Monterosso dovrebbe essere sfiduciato dal suo stesso consiglio. Quel che è certo è che si è trattato di un grave errore, per effetto del quale la diffida al Comune ad eseguire le sentenze del TAR è partita alla fine del mese di luglio anziché subito dopo la scadenza dei 180 giorni stabiliti dal TAR, e cioè a primi di febbraio 2022. Quasi certamente la situazione sarebbe, oggi, diversa da quella lamentata dal presidente Monterosso in assemblea. Infatti col passaggio ad Abbanoa dell’impianto idrico-fognario, sarebbe finito anche l’equivoco nato dalla proposta di allaccio al depuratore, con relativa richiesta di pagamento, inviata a molti proprietari da un’impresa operante a Costa Paradiso, su cui si è largamente discusso in assemblea. Per questo, più che lamentarsi del Comune, il presidente Monterosso avrebbe fatto bene a fare un pochino di autocritica!


Il secondo tema, che ha avuto ampio risalto, è stato quello del decoro ambientale del territorio. In merito ci sono stati vari interventi, tutti critici, sulla situazione piuttosto grave in cui versa Costa Paradiso. Il problema non è dato soltanto dallo smaltimento dei rifiuti e dal pessimo scenario offerto dalle isole ecologiche (si fa per dire), ma da vari altri indicatori, come ad esempio, i numerosi interventi edilizi al di fuori degli standard stabiliti nel Piano di lottizzazione, l’invasione dei cinghiali, i cantieri aperti e sospesi, la vigilanza praticamente fantasma, che danno una immagine degradata del comprensorio e, di riflesso, anche dell’azione svolta dal C.d.A. Il presidente Monterosso ha sottolineato che le responsabilità sono da ascrivere (ca va sans dire) al Comune di Trinità , che, essendo titolare del contratto d’appalto con la società Ambiente Italia, non applica le sanzioni previste nel contratto; che rilascia i permessi a costruire ma poi non vigila sulla loro esecuzione; che non autorizza l’installazione di apparecchiature di videosorveglianza nel territorio, come chiesto dalla Comunità; che non esegue alcun intervento sulle strade, pur avendone acquisito la proprietà. Giustificazioni certamente fondate, ma che non assolvono del tutto la Comunità dalle sue specifiche responsabilità. Il C.d.A. della Comunità, infatti, non deve limitarsi ad assicurare la buona tenuta dei conti di gestione per qualificare positivamente la sua azione, ma ha il preciso dovere di garantire la cura dei beni comuni e la tutela del territorio in tutti i suoi aspetti. La realtà odierna è che la maggior parte delle aree intorno alle isole ecologiche sono disseminate di rifiuti, sparsi dai cinghiali o dal vento, ed è legittimo chiedersi come mai gli operai della Comunità, spesso attivi nelle aree del centro commerciale, non siano inviati a ripulire i dintorni delle isole ecologiche. Qui non si tratta di sostituirsi ai compiti e agli obblighi di Ambiente Italia, come ha affermato in assemblea da Monterosso, bensì di intervenire per assicurare la pulizia, la tutela ambientale ed il decoro del territorio, come ha rilevato correttamente, nel suo intervento, la signora Bellesia, sottolineando l’assoluta necessità ed urgenza di porre rimedio ad un degrado che è sotto gli occhi di tutti. Analoghi rilievi critici possono essere fatti alla miriade di interventi edilizi in aperto ed evidente contrasto con gli standard in materia, stabiliti dal PTL e riportati nel Regolamento del territorio.

Ad aggravare il tutto, non si può non sottolineare l’assoluto disinteressamento del C.d.A. e del suo Presidente, al ruolo, tutt’altro che inutile, della CTA. L’assenza nell’ordine del giorno dell’assemblea della relazione della CTA è piuttosto eloquente e questa associazione che pone la tutela del territorio al primo posto, tornerà sull’argomento indicando i veri responsabili.


Il terzo tema è la gestione e lo sviluppo dei servizi collettivi. Attualmente i servizi collettivi assicurati dalla Comunità sono sostanzialmente due: il servizio sanitario e quello di guardiania. Il primo, pagato dalla Comunità come servizio appaltato ad un gruppo di medici, integrato dal servizio pubblico del 118, è pienamente soddisfacente; il secondo, invece, è ormai giudicato generalmente inadeguato. E questo C.d.A. non è esente da responsabilità per questa inadeguatezza. Monterosso riferisce di aver preso l’iniziativa per esternalizzare il servizio ad una società di vigilanza sulla base di alcuni essenziali requisiti: avere sede in Sardegna ed essere in possesso di una consolidata esperienza nel settore; non avere alcun interesse immobiliare a Costa Paradiso; assumere nei propri organici il personale di vigilanza dipendente della Comunità; avvalersi di un moderno sistema di videosorveglianza per il controllo del territorio. La richiesta di autorizzazione inoltrata al Comune per l’installazione, in vari punti del comprensorio, delle apparecchiature necessarie giace in Comune dal marzo scorso, finora senza alcun esito. L’assemblea concorda con l’iniziativa, che, una volta attuata, darà una svolta all’attuale, insufficiente, servizio di vigilanza.

In realtà, l’orientamento maggioritario emerso in assemblea è quello di una Comunità che dovrebbe promuovere e farsi carico di ulteriori servizi finalizzati a migliorare gli assetti del territorio e le condizioni di soggiorno degli abitanti di Costa Paradiso. In quest’ottica, il C.d.A., finora portatore di una visione minimalista e ristretta nella gestione del comprensorio, basata essenzialmente sul principio dei conti in ordine e sul risparmio nelle spese, dovrebbe sviluppare la propria azione su una linea evolutiva, i cui capisaldi siano rappresentati dalla difesa dell’ambiente (a partire dalla CTA), dal contrasto agli abusi ed alla violazione delle norme del PTL, dalla promozione di tutte quelle iniziative che facilitino e migliorino le condizioni di vita a Costa Paradiso.

L’ATCP, che alcuni mesi fa ha fatto un sondaggio fra i proprietari, ritiene che questa sia la giusta prospettiva ed il programma di azione da adottare per Costa Paradiso. La Comunità, svincolata dal macigno della gestione delle opere di urbanizzazione, può finalmente dedicarsi a questo e destinare le risorse dei proprietari al miglioramento del territorio sotto vari profili: quello ambientale, quello della sicurezza e dell’igiene, quello sociale nell’ambito della Comunità.


Antonello Concas - Consiglio Direttivo di ATCP

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