Riceviamo e volentieri pubblichiamo, una nuova riflessione di Fortebraccio (nom de plume). Ricordo a tutti che la politica di moderazione adottata da questo sito censura i testi contenenti insulti, calunnie e diffamazioni. Per questo motivo non abbiamo nessuna difficoltà a dare libero spazio al pensiero altrui indipendentemente dal fatto che sia condiviso o meno da questa associazione.
F. Mulas
Cari lettori,
sarà forse il torpore della canicola estiva, che da queste parti comincia a farsi sentire, o più prosaicamente l’incedere degli anni, ma il vostro Fortebraccio non avverte più l’ispirazione di un tempo. Forse la sua Musa si è eclissata o, chissà, non ha ritenuto opportuno guidare ancora una volta la sua penna per occuparsi delle cose di Costa Paradiso.
Ma proprio oggi Lei si è riaffacciata e ha sussurrato: ricordi quell’albergo sulla riva del mare che c’è a Costa Paradiso? Pensa come sarebbe bello se invece di ristrutturarlo e realizzarci una location per turisti, ci facessero una splendida casa di riposo per simpatici vecchietti grafomani: Costa Arzilla potremmo chiamarla. Certo a Costa Arzilla il vostro Fortebraccio potrebbe trovare una degna collocazione, ma la suite reale dovrebbe essere riservata a due impareggiabili fuoriclasse: il nostro cavaliere mascherato, unitamente al suo fido collaboratore, armato di pandette.
Mettetevi comodi, cari amici, che c’è da sganasciarsi di nuovo dalle risate.
Re Giorgio I, alias Giorgio Bomba, alla sagra della mozzarella (di bufala, ovviamente)
Passato un mese dalla nostra prima apparizione, accolta da alcuni con la stessa benevolenza con la quale si reagisce ad un’aggressione termonucleare, a calcare prepotentemente la scena – dopo aver fatto da reggicoda ad altri – c’è il prode Zorro, uno di quei tipi pronti a far volare per aria la scacchiera al primo pedone mangiato, figuriamoci dopo lo scacco matto subito in assemblea… Dopo due mesi e mezzo di rilievi critici e di attacchi più o meno velati al poco reattivo C.d.A., il nostro mattatore ha alzato il tiro, ipotizzando, se non affermando, che, dietro alla vicenda della realizzazione di un tratto abusivo di rete fognaria, si potesse celare addirittura un vero e proprio reato. E per far capire bene di che cosa stava parlando, il buon Zorro fa riferimento alla fattispecie di reato prevista dall’articolo 416 ter del codice penale (scambio elettorale politico - mafioso). Mica “bau bau micio micio”, come direbbe una nota trasmissione televisiva!
Roba che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, al confronto è un lanciatore di coltelli. Statene certi amici lettori: fra un paio di lustri, i libri di storia inizieranno a parlare di Re Giorgio Bomba per qualificare un inguaribile narciso che, pur di richiamare a sé l'attenzione, le spara sempre più grosse dalla vetrina del suo blog, ormai semi deserto.
Intendiamoci bene: per lui la penuria di contatti non è affatto un problema, basta uno; anzi vi dirò, secondo noi, se ne compiace o quanto meno non se ne cura affatto: l’importante è auto-ascoltarsi, tanto che in un impeto di autoesaltazione è giunto ad inserire propri commenti ai suoi stessi scritti; una volta si sarebbe detto: se la canta e se la suona!
Il culmine della sua fantasiosa produzione intellettuale è un soporifero e contorto post del 26 maggio ”Bugie vere e false verità” (da leggere con spirito acconcio, quello, per intenderci, che accompagna lo spettatore alla 46esima proiezione della Corazzata Potemkin), il cui obiettivo principale è quello di demolire il contenuto del verbale della riunione del C.d.A. del 29 aprile. In particolare, “Giorgio Bomba” si sofferma sul punto 4 del verbale, riguardante il tratto abusivo di fognatura realizzato a Costa Paradiso nel marzo scorso, divenuto ormai l’ossessione principale dei suoi post. Secondo lui, quanto riportato nel verbale “indulge più alla verosimiglianza che all’attinenza dei fatti alla realtà, glissa su aspetti che potrebbero prefigurare una coda di abusi nell’abuso e mente su altri, impedendo al lettore una conclusione conseguente sull’affaire”.
In realtà, da autentico protagonista dell’epoca della post verità, il nostro si arrampica sugli specchi pur di dimostrare il suo assunto precostituito e fazioso, e cioè la responsabilità dell’attuale C.d.A. nella realizzazione dell’abuso, al punto da prefigurare l’esistenza di un patto elettorale con gli autori.
Il 15 maggio u.s. con un post dal titolo: “E se fosse “voto di scambio”? il nostro eroe suppone che, dietro la realizzazione di un tratto abusivo di rete fognaria, ci possa essere stato un “voto di scambio” tra gli autori dell’abuso ed i componenti del C.d.A., eletti due mesi e mezzo fa. “Una concatenazione di fatti” alimenta questo interrogativo nel pensiero di Zorro, sulla base (a suo dire) di alcuni dati certi: “1) almeno da lunedì 20 marzo la Comunità sapeva tutto; 2) l’opera non è stata fermata per accertarne la legittimità o meno; 3) interrompendolo subito, il tratto fognario poteva essere rimosso, oggi non lo è più; 4) anziché passare subito la pratica al Comune, il C.d.A. ha optato per indagare senza titoli per farlo giacché, come riconosce la nota dello stesso C.d.A del 09.05, l’impianto fognario è di proprietà pubblica; 5) l’indagine ha peraltro solo confermato che quanto realizzato è “effettivamente un abuso”, ciò che sarebbe stato facilmente riscontrabile già la mattina di lunedì 20 marzo e invece non si è fatto”.
A parte le contraddizioni tra l’accusa indicata al punto 2) e quella di cui al punto 4), la c.d. concatenazione, poi ridimensionata a cronistoria, non ha alcun fondamento nei suoi elementi portanti: a) Il C.d.A. ha saputo dei lavori nel corso di una riunione, che si svolgeva negli uffici della Comunità, il giorno 21 marzo, quando è stato recapitato al presidente un messaggio proveniente da “Amici di Costa Paradiso”; b) L’opera non è stata fermata perché di fatto era ormai conclusa, essendo realmente iniziata il 7 marzo, ben dieci giorni prima dell’Assemblea del 18 marzo 2017 che ha eletto il nuovo C.d.A.; c) A che titolo il C.d.A. avrebbe dovuto bloccare i lavori, se l’impianto è di proprietà pubblica come afferma lo stesso Zorro?; d) Quale pratica il C.d.A. avrebbe dovuto passare al Comune in pochi minuti, senza acquisire i necessari elementi di conoscenza circa la legittimità o meno dei lavori? Ci chiediamo perché a quel punto non è intervenuto lui stesso a bloccare i lavori, frapponendo il suo corpo tra le piante e le ruspe del cantiere. Per caso un improvviso colpo della strega o una storta ne hanno frenato l’impeto, così da indurlo ad invocare l’aiuto di un CdA…insensibile ed immobile?
Maliziosamente, Giorgio Bomba cerca di dare una spiegazione: “ci si fa autorizzare dal vecchio Cda, “ma s’iniziano i lavori col nuovo”, poiché “se la vecchia dirigenza non era nemica, la nuova è amica”, questa sarebbe la “inquietante concatenazione”, da lui individuata, nella sua “acuta” analisi dei fatti “certi”. Ma attenzione “Da parte nostra, naturalmente, nessuna illazione, nessun sospetto, nessuna accusa: solo una cronologia di eventi” e una concatenazione di fatti realmente accaduti, oltre a scelte elettorali riscontrate e riscontrabili. Posizione che confermiamo anche se, quanto è successo dopo, mette a dura prova la convinzione che si sia trattato di “casualità”. Insomma, un vero campione nell’arte del dire e non dire, come si conviene ai grandi giornalisti ! E tuttavia, forse non pienamente convinto della asserita concatenazione logica del suo ragionamento, Zorro cita una lettera dell’ex presidente Piergianni Addis, a dimostrazione di ciò che scrive. Si tratta di una e-mail del 28 marzo 2017, diretta alla Comunità e pubblicata (in parte) come allegato al post “Danze di minuetto sull’acqua”. Il punto della lettera che interessa è quello in cui l’ex presidente afferma: “Lunedì mattina (siamo al 20 marzo, ndr) rivolsi una telefonata…all’ufficio per informare che avevo rilevato una situazione molto diversa da quella immaginata e tale da far ipotizzare il rischio, paventato… nella relazione scritta… venerdì, alla vigilia dell’Assemblea, che ai margini della rete esistente nascesse un ricamo di tubi tollerati ma pur sempre abusivi”.
Sennonché è proprio questa lettera, assolutamente sconcertante per il suo contenuto, a sconfessare le accuse di Zorro circa le presunte responsabilità del nuovo C.d.A. Infatti, il giorno 20 marzo, non risulta alcuna telefonata da parte di Piergianni Addis né al nuovo presidente del C.d.A., né all’Ufficio Tecnico, gli unici destinatari ai quali avrebbe dovuto telefonare per segnalare il “ricamo di tubi tollerati ma pur sempre abusivi”. Peraltro, Piergianni Addis non aveva il potere di autorizzare alcunché; dunque, non poteva invocare (come cerca di fare furbescamente nella lettera) la differenza fra quanto si stava realizzando rispetto a quanto era stato “autorizzato” (ovvero immaginato, come scrive nella lettera); invece, ha attestato il falso, sostenendo che i lotti coinvolti risultavano allacciabili alla rete fognaria.
Zorro tuttavia non demorde e cerca di dare alla lettera di Piergianni Addis un significato ed una valenza che non ha. In essa, infatti, lo stesso Piergianni Addis fa mea culpa e si assume la responsabilità dell’accaduto, anche se cerca, nel contempo, di scaricarne una parte sui committenti dei lavori e sul Comune, col chiaro intento di assolvere comunque sé stesso per non aver valutato adeguatamente la portata della sua “autorizzazione” (o di quanto aveva immaginato, per usare i suoi termini).
La chiave di lettura di questa vicenda è, perciò, diversa da quella accreditata da Zorro per attaccare in modo pretestuoso il nuovo C.d.A.: l’ipotesi del voto di scambio ha senso solo nei riguardi del C.d.A. uscente ed in particolare del suo presidente. Quest’ultimo, infatti, pur confidando nella rielezione grazie all’appoggio diretto del Comune, non disdegnava la dispensa di favori accordando transazioni a tutto vantaggio del debitore o rilasciando “certificazioni” che non trovavano corrispondenza nella realtà, allo scopo di avere voti in assemblea. In sostanza, l’ex presidente del C.d.A., a caccia di voti e di consenso, ma deciso a far cassa con gli allacci fognari per rianimare una Comunità ormai al collasso finanziario, non esitava a certificare che i lotti C74 e C58 erano allacciabili alla rete fognaria esistente, pur non essendo tali. Ed è su questa base che i proprietari di quei lotti si sono probabilmente sentiti autorizzati a realizzare un tratto di rete fognaria totalmente difforme dallo strumento urbanistico di riferimento (la tabella allegata al verbale di collaudo e la V.I.A. della Giunta Regionale della Sardegna del 12.09.2014 sul progetto di ampliamento della fognatura).
E già….caro Zorro, la tua ritrovata sintonia con Piergianni Addis ti spinge a coprire le sue responsabilità su questa vicenda, ma ci fa anche capire (ex post) il perché nel dicembre scorso sostenevi la necessità che egli continuasse a far parte del C.d.A. La lettera del 28 marzo, da te indicata come prova delle responsabilità del nuovo C.d.A., fa, invece, crollare il tuo castello di aria fritta, ammantato di livore e di malafede, ma soprattutto pieno di bufale.
Qui si danno i numeri
Un altro bersaglio di Giorgio Bomba è l’associazione Atcp, sua ex alleata a cui ormai riserva solo fulmini, saette… e carenze in matematica! (Attenzione però non è l’unico ad avere questa debolezza; un po’ di pazienza, amici lettori, e vi riveleremo il nome del suo fido scudiero). Assistiamo ad una ricostruzione fantasiosa dei numeri che a suo dire, Atcp avrebbe ottenuto nelle due assemblee di agosto 2016 e quella del 18 marzo 2017. L’intento è chiaro, dimostrare che i suoi avversari non hanno voti. E vediamoli allora questi voti: il 10 agosto 2016, tra le deleghe del presidente Mulas, quelle affidate ai membri del consiglio direttivo e quelle portate dagli associati o storici alleati, l’associazione portò in assemblea ben 1200 voti, che ha rappresentato senza dubbio il momento più alto in termini di voti. Non è vero, come lui scrive (fake-news in più o in meno ormai non fa differenza), che i voti erano oltre 1900, perché quel numero rappresentava tutti coloro che votarono contro l’elezione di Piergianni Addis alla presidenza dell’assemblea, tra cui anche Atcp, ma non solo. A Marzo 2017 invece i voti di Atcp sono stati 951, certamente meno del suo massimo storico, ma di più di quanti portati in dote alla precedente elezione del 2013. Certamente, però, va riconosciuto che siffatto tracollo di voti è stato determinato dalla lista civetta presentata dal prode cavaliere: una lista, (udite, udite!), votata dalla bellezza di 71 persone pari a 270 decimillesimi… vestendo i suoi panni potremmo tranquillamente affermare che erano più dei 950 portati da Atcp…
Quattro salti in Padelli
Non pago degli strali riservati ai notabili di C.P. (tra i quali il nostro inserisce, con stucchevole cadenza da stalker, una signora con l’imperdonabile colpa di aver appoggiato l’attuale C.d.A.) il nostro mattatore ha cominciato a fulminare anche i plebei: si passa dallo stesso Fortebraccio, a Micol ed a Mario Padelli accusato di essere un non proprietario… eh già, chi meglio di lui, che proprietario non è, può fustigare l’eretico Padelli! Ma chi sarà mai questo Padelli oggetto di tante attenzioni? Noi da qui lo vediamo, è un signore sulla cinquantina, brizzolato e frizzante, proprietario e per ciò solo ben più legittimato del nostro Zorro ad occuparsi delle cose di Costa Paradiso (e forse per questo anche invidiato). Pure lui annoiato e senza altri scopi nella vita, si dedica a smascherare tutte le fake-news che vengono passate a Zorro, il quale ormai in piena trance agonistica, non si sofferma più a leggerle, e le pubblica così come sono… piene di panzane! Si è parlato infatti per un mese di fantomatiche “buone transazioni”, dove il nostro esperto del “so tutto io” ci informava che stavano per incombere cospicui sconti per morosi invisi ai suoi informatori. Purtroppo per lui le prime tre transazioni del più noto moroso si sono chiuse senza un euro di sconto, e al povero Zorro non resta che arrampicarsi sugli specchi pur di non ammettere di aver pubblicato panzane… ma nel silenzio più o meno generalizzato che lo stava liberando da questa imbarazzante situazione, ha fatto capolino il coraggioso Padelli che pare abbia messo le tende in pianta stabile sul suo blog semidiroccato. Eh già, questo Padelli è peggio di una zanzara nell’orecchio di Giorgio Bomba che pensa sempre che le sue fake-news passino sotto silenzio (forse perché spera di leggerle solo lui).
Il Mario Rubacuori de noantri
Ma l’obiettivo più ricercato dal nostro battagliero paladino, è certamente quel bellimbusto (per Giorgio Bomba sempre plurimoroso nonostante abbia pagato gran parte del suo debito) di Mario Mela, che ha osato non obbedire agli ordini del suo partito, per sposare la causa dei peones, ponendo fine alla monarchia di Costa Paradiso. Certo, a Zorro vanno concesse non poche attenuanti, perché pare siano in tanti del gruppo di potere spodestato ad avercela con lui. A noi, maliziosamente viene da pensare che l’aitante Mario abbia fatto non poche scappatelle con le loro graziose compagne, non spiegandoci altrimenti tanto accanimento tipico dei mariti cornuti; ma Mario Rubacuori, certo, non ce ne vorrà se gli diciamo che non ha lo stesso fascino dei suoi coetanei George Clooney o Brad Pitt, e che quindi le ragioni di tanta canea vanno ricercate da altra parte. In questa battaglia, peraltro, anche l’indomito spirito del nostro sparabufale non basta…
Ma niente paura, signori! Alla bisogna, entra puntualmente in scena il suo fido aiutante, armato di pandette, alias Avv. Nunzio Perri, esperto indiscusso in materia di società di capitali… e di evocazione di ectoplasmi! Già, perché abbiamo tutti quanti notato come i suoi sermoni siamo stati sparati nella scena pubblica, salvo sparire con altrettanta velocità, proprio come farebbe un fantasma o al giorno d’oggi un concorrente del grande fratello! Si parlava di “paese della Cuccagna”, in cui il nostro esperto ci invitava ad accorrere per fare ottimi affari… ebbene io che adoro l’avvocato sempre preciso e meticoloso nei calcoli, sono accorso, ma ho trovato il deserto dei Tartari! E con me c’era una folla in tumulto che, presa in giro, gridava: “aridatece la Cuccagna!”.
Andiamo con ordine e cerchiamo di capire la fonte di tanto clamore. Secondo il prode aiutante, il C.d.A. avrebbe concesso cospicui sconti al buon Mario Rubacuori, addirittura del 67%, di qui il post dal titolo “Il Paese della Cuccagna”); certo un titolo altisonante, tipico di Giorgio Bomba, che purtroppo nasconde un macroscopico errore: già perché il nostro attento e puntiglioso avvocato, scambiando lucciole per lanterne, ha citato le cifre di un decreto ingiuntivo imputandolo alla società sbagliata e facendo una autentica frittata! Succede così che il debito della Serv.is srl viene appioppato alla Tiglio Giallo sas e viceversa, e, nell’evidente ammanco di numeri, il nostro avvocato si gonfia il petto per gridare allo scandalo… ma non solo! Secondo il nostro esperto di legge, la vendita in asta della Tiglio Giallo avrebbe potuto garantire alla Comunità di saldare i debiti della Servis 2000 srl e della Graniti srl.
E allora ci chiediamo e vi chiediamo, amici lettori: ma davvero il nostro avvocato è cascato in un errore così macroscopico? Davvero si è “dimenticato” di ricordare che una società di capitali (srl) è per l’appunto una società a responsabilità limitata e come tale risponde soltanto col proprio capitale? Davvero ha pensato che per saldare il debito di soggetti diversi si potesse attingere (alla todos caballeros) a patrimoni di altre società o di persone fisiche? Non lo sappiamo cari lettori, anche se francamente saremmo propensi a riconoscergli l’attenuante della buona fede; d’altra parte, è cosa nota che quando si è animati da una prorompente vis polemica si rischia di offuscare le consuete capacità di giudizio; un po’ come capita ad uno sbarbatello di fronte ad una procace signorina! Se così fosse caro avvocato, ci permettiamo di suggerirle per il futuro di fare più attenzione; quanto meno per non incorrere nello stesso terribile rischio in cui a suo dire noi saremmo caduti per i fumi dell’alcool: quello di ridurre i suoi scritti a vespasiano!
Alla prossima.
Vostro affezionatissimo,
Fortebraccio (nom del plume)