Nel suo articolo “Una scommessa nata il 10 agosto, naufragata davanti ai personalismi e alla mancanza di visione del futuro”, pubblicato sul blog di Pasquale Ferrara e su altri siti web, l’ing. Pignagnoli ricostruisce la vicenda (“ovviamente dal mio punto di vista”, avverte lui), che lo ha portato anzitempo alle dimissioni dal C.d.A., eletto nell’assemblea dei Partecipanti del 10 agosto 2016. E’ una ricostruzione lacunosa e parziale, tesa soprattutto a far passare due messaggi ambigui e fuorvianti.
Il primo messaggio è quello volto a chiarire la sua posizione, in base alla quale egli non apparterrebbe a nessuna delle parti in gioco a Costa Paradiso, non essendo schierato con alcun gruppo. Per questo, egli si considera “neutro”, super partes e, quindi, meritevole della massima fiducia. In quest’ottica, ritiene di poter rappresentare tutti coloro che, a Costa Paradiso, non aderiscono ad alcun gruppo, organizzato o spontaneo che sia. Coloro che sono, invece, schierati, in gruppi organizzati o in associazioni regolarmente costituite come ATCP, definiti degli “intruppati”, secondo Pignagnoli, finiscono col coltivare interessi più o meno precostituiti, anche se tradotti in un programma, che spesso nasconde gli interessi e le ambizioni personali di qualcuno. E’ una posizione tipica della tradizione italica: quella, trasformistica, di essere amico di tutti, ma di non stare con nessuno; e, tuttavia, una posizione, solo apparentemente al di fuori delle parti, che mira, in realtà, fiutando la direzione del vento, a massimizzare i vantaggi per sé, senza avere delle responsabilità.
Il secondo messaggio è quello di dare fondamento alla sua immagine di uomo che merita fiducia, facendo trasparire l’idea che l’unico competente, l’unico in grado di formulare soluzioni e programmi è proprio lui, il virtuoso, indipendente e non intruppato ing. Pignagnoli, mentre gli altri sono animati soltanto dai pregiudizi e dalle ambizioni personali. Perciò, rivolto agli altri membri del consiglio, ammonisce: “E a tutti quelli che fino ad ora hanno basato le loro opinioni su chiacchiere anziché fatti e documenti, dico: ascoltate di più chi conosce le cose. Poi parlate”. Un principio, di per sé condivisibile in astratto, ma inappropriato rispetto al contesto in cui viene formulato; ma, soprattutto, inaccettabile per i presupposti, non dimostrati, dai quali viene fatto derivare, e cioè “l’aver rilevato nel gruppo la presenza di pregiudizi verso le persone e “l’ambizione personale di alcuni soggetti
In sostanza, dopo aver affermato, anche pubblicamente, che tutto ciò che sapeva di Costa Paradiso lo aveva appreso leggendo i documenti di ATCP, l’ing. Pignagnoli crede di aver imparato quanto serve e sale in cattedra, attribuendo patenti di competenza e di credibilità e distribuendo i vari ruoli all’interno del C.d.A., ma trascurando l’opportunità di una discussione e di un confronto sereno, a livello collegiale, fra tutti i suoi componenti, con l’evidente tentativo di mettere un po’ all’angolo Atcp, con modalità poco eleganti anche sul piano umano.
Contrariamente a ciò che dice Pignagnoli, personalmente, non avevo gran voglia di rivendicare per me la presidenza del C.d.A., consapevole dell’impegno, peraltro non retribuito, che la carica comporta e del tempo che mi avrebbe sottratto per altre attività. Ma di fronte agli atteggiamenti scorretti di Pignagnoli, ho avuto un moto di ribellione e di ripulsa: non potevo accettare che l’ultimo arrivato avesse così scarsa considerazione, non tanto degli oltre 1200 decimillesimi di deleghe raccolti da Atcp per l’assemblea, quanto del “gran lavoro fatto da Atcp in questi ultimi anni, con una costante azione di informazione e di denuncia, che ha contribuito non poco a creare un movimento di opinione, a creare più consapevolezza dei problemi di C.P. fra i proprietari ed infine ad avere un’assemblea non passiva ma partecipe, come quella del 10 agosto scorso”. Ma questo non era tenuto in alcun conto da Pignagnoli, che, a mo’ di contrappeso, si era autonominato rappresentante di coloro che non erano schierati con nessun gruppo e che comunque avevano partecipato e votato in assemblea.
Dunque, non c’entrano nulla né i pregiudizi, né le ambizioni personali, secondo la tesi cara a Pignagnoli, bensì la naturale reazione di chi, dopo aver tanto lavorato, veniva sostanzialmente declassato in base alle pagelle compilate dal professor Pignagnoli.
Premesso ciò, tutta la storia - poi conclusasi con le sue dimissioni, dopo le nomine del presidente, vicepresidente e tesoriere all’interno del consiglio di amministrazione, eletto nell’assemblea del 10 agosto u.s. - merita di essere ricostruita nei suoi vari passaggi.
Ho incontrato Pignagnoli, credo, alla fine di luglio 2016, quando era appena arrivato a Costa Paradiso. Nell’occasione mi disse che condivideva quasi completamente il programma d’azione di ATCP, salvo un punto: quello della fognatura. Su questo tema, tuttavia, ATCP non aveva espresso una posizione compiuta sul progetto tecnico, mentre aveva avversato il ruolo della Comunità sia come gestore che come soggetto proponente per la realizzazione del progetto di ampliamento, contestandone la legittimità e le richieste di finanziamento ai partecipanti da parte della Comunità, al punto di presentare vari ricorsi al TAR, a spese di ATCP. Quindi, il dissenso di Pignagnoli rispetto ad ATCP non poteva che riguardare quest’ultimo aspetto, che investe in modo specifico la legittimità del ruolo svolto dalla Comunità in merito al servizio idrico integrato.
Nel frattempo ATCP aveva presentato la sua lista di 5 candidati al C.d.A. con un programma aperto a tutti coloro che ne avessero condiviso gli scopi ed i contenuti, e quindi con la disponibilità a costituire una lista comprendente anche persone non associate ad ATCP. Fu così che si aggiunsero alla lista iniziale di 5 candidati di estrazione Atcp, la sig.ra Maria Luisa Ferrari, Monterosso e Pignagnoli, che allargavano l’area di rappresentanza dei proprietari di C.P., godendo della fiducia: la prima, degli imprenditori di C.P.; il secondo, di Piergianni Addis e del Comune; il terzo, del gruppo Guiducci/Lanciotti. Dunque, Pignagnoli non era in lista per caso ma era portato dal duo Guiducci/Lanciotti, il che ci permette di dubitare della sua asserita indipendenza e neutralità !
Dopo l’assemblea ci furono diverse riunioni. Inizialmente per formalizzare gli atti in una situazione che appariva complicata; poi, raggiunta la consapevolezza che l’assemblea era valida, per decidere le nomine all’interno del consiglio e definire un programma d’azione condiviso. Ed è in questa fase che si è delineato chiaramente il profilo di Pignagnoli, con la sua tendenza ad imporre agli altri il proprio punto di vista, con le sue modalità prive di garbo e di rispetto per gli altri, ma anche con manovre poco carine tendenti a portare dalla propria parte persone in quota Atcp.
Il naufragio delle sue speranze lo deve attribuire a queste sue caratteristiche personali ed umane (che egli stesso alla fine ammette quando afferma “forse per limiti miei”), non certo alle ambizioni personali o ad un muro oppostogli dagli altri, come egli afferma.
Soprattutto, non corrisponde assolutamente al vero l’affermazione che “gli ostacoli veri sono nati allorquando si è cercato di affrontare i problemi, condividerne le soluzioni e incaricare le persone maggiormente competenti”.
Come già detto, ATCP è stata l’unica a presentare e pubblicare per tempo, sul proprio sito web, un programma articolato, contenente l’indicazione delle problematiche di Costa Paradiso, l’analisi delle cause e delle responsabilità, le proposte e le soluzioni per risolverle, che poi è stato sintetizzato all’atto della presentazione della lista elettorale. Il programma era stato definito aperto alla condivisione ed alla integrazione da parte di altri. Perciò, proprio su questo punto l’ing. Pignagnoli non deve farci la lezioncina. I componenti del CdA, di estrazione ATCP, non hanno mai preteso né affermato che il programma del nuovo C.d.A. fosse quello di ATCP. Certamente, essendo stato presentato ufficialmente, esso non poteva essere ignorato e poteva essere il punto di discussione da cui partire. Su tale base, ognuno, Pignagnoli compreso, avrebbe potuto dare liberamente il suo contributo di idee e di elaborati. Peraltro, prima dello svolgimento dell’assemblea, Pignagnoli aveva presentato una lista di sette argomenti relativi agli interventi principali che il nuovo C.d.A. avrebbe dovuto porre in essere. Ebbene quei temi erano tutti ricompresi nel programma di ATCP; si trattava perciò di affrontare nel dettaglio i singoli argomenti e di verificare i punti di convergenza e di divergenza, ma anche quelli meritevoli di approfondimento, eventualmente con l’aiuto di esperti esterni.
E, invece, fa delle affermazioni senza fondamento: “Ho chiesto di condividere prima di tutto le cose da fare, le strategie, gli obbiettivi. Per molto tempo non ho avuto risposta. Il giorno in cui si dovevano decidere le cariche mi son sentito rispondere che la linea da tenere era la linea del programma ATCP, di cui io però non faccio parte”.
Solo balle, da un “ducetto di provincia”, come è stato efficacemente definito, che non si è fatto scrupolo di distruggere il gioco che aveva contribuito a realizzare solo perché non accetta le regole del gioco stesso. Sotto questo aspetto è stato proprio lui a decretare la “fine di una breve storia che si commenta da sola”.
Ferdinando Mulas