I proprietari-partecipanti della Comunità di Costa Paradiso, nell’assemblea svoltasi il 10 agosto scorso al ristorante “Vadis”, hanno dato una chiara dimostrazione di aver raggiunto piena consapevolezza circa la necessità di partecipare più attivamente alla gestione del comprensorio e di tutelare i loro interessi in modo diretto, senza deleghe in bianco a personaggi, che non hanno a cuore i loro interessi, ovvero senza dover subire imposizioni da enti esterni, che non siano quelli previsti dalla normativa vigente o dagli obblighi assunti in sede di lottizzazione.
Il significato più vero della movimentata assemblea del 10 agosto è proprio questo: di aver detto basta all’indifferenza dei più verso i problemi e le modalità di gestione della Comunità; alle varie forme di illegalità presenti nel territorio; a gruppi di pressione che agiscono essenzialmente per il loro interesse personale; alla manomissione ed alla distruzione di quell’autentico “Museo naturale”, come è stata efficacemente definita Costa Paradiso.
Perciò, chi volesse considerare non valida l’assemblea del 10 agosto u.s. dovrà fare i conti con una massa di partecipanti agguerrita, non più disposta a subire passivamente forzature del regolamento e, ormai, perfettamente conscia che la difesa del suo investimento con l’acquisto di una casa in proprietà esclusiva passa anche attraverso la tutela del patrimonio comune, rappresentata dai 483 ettari del comprensorio destinati a polmone verde. L’assemblea, bocciando sia le forzature imposte dal presidente uscente del C.d.A., sia l’intervento del Comune, intenzionato ad esercitare il suo asserito diritto di voto e a far pesare il proprio ruolo nel territorio, ha messo chiaramente in luce l’esistenza di questa consapevolezza.
Piergianni Addis, col suo seguito di sostenitori, come “l’Unione Proprietari” ed altri grandi elettori a lui vicini, esce molto male da questa vicenda, che, peraltro, pone molti interrogativi circa la reale natura del suo accordo col Comune. Inizialmente aveva deciso di escludere il Comune dal voto non inviandogli l’avviso di convocazione e redistribuendo i decimillesimi del Comune fra i tutti i partecipanti. Dopo ha cambiato idea, giustificandosi, in assemblea, della esistenza di una sentenza della Cassazione, di cui non era a conoscenza, dalla quale risultava che la Comunità prestava acquiescenza alla sentenza della Corte d’Appello di Cagliari – sez. si Sassari, che riconosceva al Comune tale diritto. In verità, la tardiva ammissione del Comune al voto appariva soprattutto finalizzata ad ottenere, come beneficio di ritorno, la sua riconferma come presidente del C.d.A., grazie alla quota di 1491 decimillesimi riconosciuta al Comune per l’elezione delle cariche. Così, contravvenendo alla prassi in uso, per cui è la maggioranza dei presenti a scegliere autonomamente il presidente dell’assemblea, egli ha rivendicato a sé questo ruolo; ma, di fronte alle obiezioni dei presenti, ha posto la questione ai voti.
Tuttavia, non solo egli chiedeva che si votasse per la presidenza dell’assemblea, ma imponeva anche che il conteggio dei voti avvenisse in base ai decimillesimi in possesso di ciascuno dei presenti e non al criterio, generalmente adottato in questi casi, una persona presente/un voto. In questo modo, grazie al voto del Comune, forte di una dotazione di 1491 decimillesimi, Piergianni Addis otteneva 3048 decimillesimi a suo favore contro 1921 decimillesimi di voti contrari. Se il Comune non avesse votato, i NO avrebbero prevalso di ben 557 voti; se avesse votato in base al criterio dei presenti in sala, il suo voto sarebbe stato uguale a uno, ed anche in questo caso avrebbero prevalso i NO.
Questa circostanza ha scatenato le proteste dei presenti, dando il via alla contestazione verso una presidenza ottenuta con i voti aggiuntivi ed anche impropri del Comune, considerato che all’O.d.G. c’era anche l’approvazione dei bilanci su cui il Comune non ha diritto di voto. Contestazione che ha indotto Addis, col notaio al seguito, ad abbandonare l’aula, senza che i presenti se ne rendessero conto per un bel po’, non avendo, egli, comunicato dal tavolo della presidenza la sospensione dell’assemblea .
Anche il sindaco di Trinità, durante il suo intervento, ha avuto la sua parte di contestazione. Non è stato apprezzato né il modo in cui si è posto, né il contenuto delle sue argomentazioni volte a tranquillizzare i partecipanti. In realtà, mentre si riconosceva al sindaco l’impegno profuso per risolvere la questione del distacco dell’acqua operato da Abbanoa, sono risultate poco convincenti le sue affermazioni di volersi impegnare per Costa Paradiso. Il Comune di Trinità, infatti, è tuttora inadempiente rispetto agli obblighi assunti con le convenzioni di lottizzazione da esso stesso sottoscritte. Obblighi che prevedevano che il Comune, dal 1 agosto 1995, acquisisse al suo patrimonio indisponibile le opere di urbanizzazione primaria, assumendone la relativa gestione. Nel ventennio successivo tale gestione ha continuato a gravare sui proprietari di Costa Paradiso, mentre il Comune ha continuato a rilasciare nuove licenze di costruzione senza richiedere ai titolari delle licenze, in prevalenza imprenditori edilizi, il pagamento degli oneri di urbanizzazione primaria, come d’obbligo.
In questo scenario era prevedibile che il sindaco non avrebbe incontrato il favore dei presenti, con l’affermazione che le spese necessarie per il potenziamento dell’impianto fognario sarebbero inevitabilmente ricadute su tutti i proprietari, non disponendo, il Comune, delle relative risorse. Così, il sindaco mostrava di dimenticare che:
detto potenziamento - comunque indispensabile per evitare la dispersione sul terreno dei reflui delle fosse biologiche – era divenuto necessario a seguito dell’incremento edilizio di Costa Paradiso, consentito dal Comune, dopo il 1 agosto 1995;
il Comune aveva omesso di riscuotere, pur essendo obbligato a farlo, gli oneri di urbanizzazione primaria a chi costruiva dopo tale data;
aveva autorizzato interventi edilizi non in linea con le norme tecniche di attuazione del piano territoriale di lottizzazione, aprendo la strada allo scempio di Costa Paradiso.
Insomma, la colpa del Comune di Trinità è che, prima, ha consentito l’incremento edilizio di Costa Paradiso oltre il limite senza riscuotere gli oneri di legge; oggi, risultando necessario un adeguamento della fognatura e delle altre opere, sostiene che i costi devono essere sopportati da tutti i proprietari. Un comportamento amministrativo vissuto dai partecipanti come una beffa ! Infatti, mentre per effetto di uno sviluppo edilizio distorto, essi hanno già visto progressivamente scendere il valore del loro investimento immobiliare; ora, si sentono dire che spetta ad essi sostenere i costi di adeguamento delle infrastrutture di Costa Paradiso.
Nonostante la sparizione del presidente Addis, l’assemblea ha deciso di continuare i lavori e di procedere alla elezione delle cariche sociali. A tal fine, sono stati eletti, per unanime acclamazione, un nuovo presidente, nella persona dell’architetto Marco Bertozzi, ed un nuovo segretario, nella persona della sig.ra Carla Galliani.
Il nuovo Presidente, Arch. Bertozzi proponeva all'Assemblea, che condivideva senza riserve, di posticipare ad un'altra sede la discussione dei punti n. 1 e 2 e di sottoporre a votazione il punto all'O.d.G. n. 3 relativo alla “Elezione delle cariche sociali per il prossimo triennio: Consiglio di Amministrazione e Collegio dei Rappresentanti”, invitando i partecipanti a presentare le liste.
Si presentava un'unica lista con i candidati per il C.d.A. e per il C.d.R., definita come “lista n.1” e si procedeva quindi alle votazioni dei due organi, utilizzando le schede consegnate ai presenti al momento della registrazione che riportavano la dicitura “ Elezione nuovo consiglio dei rappresentanti” e “ Elezione nuovo consiglio di amministrazione”. Le relative schede venivano conteggiate dagli scrutatori. Le schede dei votanti relative al C.d.A. sono risultate n. 143, di cui 142 valide, per il SI, e n. 1 considerata nulla. Le schede votanti per il C.d.R. sono risultate n. 135, di cui 134 valide, per il SI, e n. 1 considerata nulla. I nominativi presenti nell’unica lista presentata venivano, cosi, validamente eletti, anche in assenza dell’attribuzione delle relative quote millesimali per l’indisponibilità dei computer della Comunità che avevano seguito il presidente dileguatosi insieme agli impiegati. Peraltro, il Regolamento, all’art. 51, stabilisce che “Le parti comuni del territorio ed i servizi comuni…..sono amministrati da un consiglio di amministrazione composto da tre a nove membri eletti, a maggioranza, dei partecipanti presenti, costituiti in assemblea ogni tre anni. Il Presidente, Arch. Marco Bertozzi, dichiarava chiusa l'Assemblea alle ore 20.15.
Alcune considerazioni.
La presenza del sindaco di Trinità in assemblea, accompagnato da alcuni imprenditori immobiliari operanti a Costa Paradiso, ha fatto intravvedere il profilarsi di un nuovo connubio Comune-Comunità, attivato dal sindaco Giampiero Carta e dal presidente uscente del C.d.A. Piergianni Addis. Di ciò non c’è da meravigliarsi: è la continuazione di quanto è avvenuto nel trentennio precedente, nella migliore tradizione della storia di Costa Paradiso, con le conseguenze che conosciamo:
è stato colpevolmente deturpato l’ambiente naturale ed il paesaggio di Costa Paradiso, con inevitabile deprezzamento del valore degli investimenti immobiliari;
sono diventate insufficienti le infrastrutture di urbanizzazione realizzate prima del 1995, rendendo necessario il potenziamento dell’impianto fognario e di depurazione;
si sono aggravati i problemi di gestione della Comunità, anche per effetto di una qualificazione giuridica incerta, che ha consentito un’applicazione ondivaga e “flessibile” della disciplina normativa ai rapporti sottostanti.
L’assemblea ha percepito il tentativo di continuare a tenere in vita un modello – quello appunto basato sul connubio Comune-Comunità – che prevede obblighi ed oneri in senso unilaterale, solo per i partecipanti della Comunità, e vantaggi o sgravi solo per il Comune. Componente a vita del C.d.A., Piergianni Addis ha la responsabilità di aver sostenuto e difeso questo modello per anni e di averlo voluto riproporre ancora, chiedendo la presidenza del C.d.A. con l’appoggio del Comune.
L’assemblea ha capito questo disegno e si è ribellata.
Ora, Piergianni Addis, con una lettera indirizzata ai partecipanti, che ricostruisce i fatti in modo del tutto arbitrario e con affermazioni non corrispondenti a verità (si vedano, al riguardo, il verbale dell’assemblea, a firma Bertozzi e Galliani, e la lettera di Pignagnoli, pubblicati su questo sito e su altri) non accetta il fatto che i lavori siano continuati e che l’assemblea, nella sua sovranità, abbia deciso di darsi un nuovo presidente ed un nuovo segretario ed abbia votato per il rinnovo delle cariche sociali in modo valido. Per inficiarla ha presentato – così almeno sembra – denuncia in procura per una presunta interruzione di pubblico servizio e per una presunta violenza privata, che avrebbe determinato, a suo dire, una situazione di impossibilità a proseguire i lavori. In questo senso sembra essere anche la verbalizzazione del notaio.
A questo punto, sono due le posizioni che si fronteggiano: quella del presidente Marco Bertozzi, eletto in una seconda fase dall’assemblea al posto di Piergianni Addis, che aveva abbandonato l’aula, che attesta che l’elezione degli organi dell’assemblea era pienamente valida, e quella di Piergianni Addis che ritiene, invece, che l’assemblea, da lui definita una “pantomima di assemblea”, non sia valida. Spetterebbe, allora, ad Addis dimostrare che il nuovo consiglio di amministrazione ed il nuovo collegio dei rappresentanti non siano stati eletti regolarmente. In realtà, barricato negli uffici, in strenua difesa della poltrona, si rifiuta di farlo. A questo punto, al consiglio di amministrazione eletto si presentano due strade: insediarsi negli uffici della Comunità, volente o nolente Addis; ovvero presentare:
un ricorso d’urgenza all’autorità giudiziaria per accertare la validità della prosecuzione dell’assemblea, che ha deciso di continuare i lavori, e di eleggere i nuovi organi di rappresentanza della Comunità, sul presupposto che la validità dell’assemblea non è, certo, data dalla presenza o meno di Piergianni Addis e del notaio;
una controdenuncia volta a contestare la fondatezza e la strumentalità delle denunce presentate alla Procura della repubblica di Tempio, una dallo stesso Addis e, un’altra, – pare – da alcuni dei presenti in sala, e ad accertare le eventuali, conseguenti, responsabilità, comprese quelle del notaio verbalizzante.
In ogni caso, l’assemblea del 10 agosto 2016, con le contestazioni che l’hanno caratterizzata, rappresenta plasticamente il mesto epilogo di un mandato esercitato in modo discutibile e con risultati negativi. Essa ha dato una chiara indicazione che il tempo delle deleghe in bianco a personaggi come a Piergianni Addis è finito e che è anche finita una certa idea di Comunità, come entità da cui il Comune pensa di dover trarre solo delle entrate.
Ferdinando Mulas