Cari lettori,
gli avvenimenti che ahi-noi stanno travolgendo Costa Paradiso li conosciamo quasi tutti: il Tribunale di Tempio pochi giorni fa ha riconosciuto le ragioni di Abbanoa a staccarci l’acqua poiché la cifra vantata nei nostri confronti è ritenuta giusta. Possiamo disquisire per giorni se sia giusto o sbagliato che Abbanoa ci chieda di pagare le quote fisse anche se non svolge nessun servizio di manutenzione (ed io sono del parere che non sia giusto), ma non possiamo disattendere i pronunciamenti dei tribunali. Le sentenze vanno onorate, e queste ci dicono che noi dobbiamo pagare oltre un milione di euro, sperando e lottando semmai nel mentre di sovvertirle giudiziariamente.
Parlo di disastro economico non a caso: non più di due settimane fa avevo scritto un articolo dal titolo “Avviati al fallimento” dove, ammonivo tutti quanti della spada di Damocle Abbanoa che pendeva sulle nostre teste. Lo dicevo non per essere pessimista o spargere terrore come qualche benpensante dalla vista corta ha detto, ma perché continuare a mettere la testa sotto la sabbia di fronte ai problemi non avrebbe certo aiutato a risolverli come gli avvenimenti di questi giorni hanno dimostrato.
Nel 2013 questa amministrazione aveva ereditato un debito di circa 600.000€, formato in parte da consumi non pagati e in parte da quote fisse. Oggi il debito dopo tre anni è quasi il doppio e ha sfondato il milione di euro. Questi purtroppo per noi sono i numeri.
Prima di addentrami a spiegare (numeri alla mano, non a parole) che questo problema poteva essere affrontato e risolto da subito nel 2013, faccio una premessa: Costa Paradiso è afflitta da uno storico problema che si chiama morosità. Chi non paga sbaglia, e va condannato sempre. Il mio invito e l’invito che da anni ATCP rivolge a tutti, è di pagare, chi non lo fa si assume la responsabilità di una scelta sbagliata. Detto questo però va ricordato che questa amministrazione promise di risolverlo questo problema, ma se prima i morosi erano poche centinaia, oggi siamo quasi tutti. Addirittura, cifre di maggio 2016, quasi il 94% dei partecipanti doveva alla Comunità dei soldi. Questo dimostra che la politica tanto annunciata da questa amministrazione sulla riduzione della morosità è del tutto fallimentare alla prova dei fatti. Anche la cifra complessiva dei crediti vantati è quasi triplicata, e temo che parte di questi soldi siano inesigibili o prescritti.
Il disastro sociale
L’attuale amministrazione da quando si è insediata ha varato aumenti repentini a doppia cifra delle quote, e l’ha fatto in un periodo già gravemente provato dalla crisi economica e dagli aumenti delle tasse sugli immobili. Chi pensa o ha pensato che fosse un posto per ricchi ha sbagliato, e i numeri sono eloquenti: il 75% dei partecipanti deve in media 200-300€, questo significa che queste persone hanno sempre pagato e solo ora non pagano più l’intera somma richiesta. Un debito di 200€, con tutte le ripercussioni sociali e psicologiche che porta, non è la manifestazione di non voler pagare, è a mio avviso l’impossibilità a pagare le quote. Non si riesce più a pagare le sempre più alte quote richieste e molte famiglie, attanagliate da questa morsa, sono piombate in crisi finanziaria che si traduce nella corsa alla vendita a cui si assiste a Costa Paradiso con centinaia di cartelli vendesi, comportandone una svalutazione enorme di tutto il territorio. Incurante di questo fenomeno sociale, l’attuale gestione sembra essere diventata la nuova “Equitalia”, terrorizzando tutti coloro che non pagano con continue diffide e minacce di interruzione dei servizi, addirittura accettando (non è intervenuta pubblicamente contro questi annunci) la “rivolta” interna tra chi paga (“andiamo a manifestare sotto le case di queste persone”) contro chi non riesce a pagare (il 94% dei partecipanti, lo ricordo). Un disagio socio-economico che ha distrutto l’equilibrio e la serenità di un territorio così bello. Vogliamo continuare così? È questa la gestione che i partecipanti vorrebbero perseguire?
Il disastro economico
Sebbene la Comunità ci invii due bollettini distinti, la gestione dell’acqua non è separata da tutto il resto, al massimo possiamo evidenziare il costo dei consumi. I fondi finiscono nello stesso conto, e il tutto confluisce in un unico bilancio, ed in assenza di una ripartizione per centri di costo, che abbiamo sempre richiesto e mai ottenuto, non esiste assolutamente la possibilità di una separazione. La gestione della rete idrica è a tutti gli effetti solo una delle tanti voci di spesa della Comunità, insieme alla vigilanza, alla manutenzione delle strade ecc, ecc. Questo vuol dire che è responsabilità diretta degli amministratori decidere come impiegare le risorse disponibili e quindi assegnare delle priorità alle voci di spesa vecchie e nuove. In questi tre anni abbiamo assistito a numerose assunzioni di nuovo personale negli uffici: non intendo discutere né della professionalità delle persone assunte che non metto in dubbio, né in questa fase, dell’utilità, ma soltanto dell’opportunità. Avendo ereditato un debito di 600.000€, è accettabile che l’attuale amministrazione abbia preferito impiegare le risorse disponibili per avviare nuove ed aggiuntive assunzioni, e abbia trascurato di pagare parte delle bollette dei fornitori (Abbanoa)? Dov'è l’applicazione del principio di prudenza ricordato anche dal Codice Civile? Voi, al loro posto, avreste fatto lo stesso? Un padre di famiglia, avrebbe assunto una colf trascurando di pagare le bollette dell’acqua? Ho più volte chiesto al presidente del CdR, che pure dovrebbe rappresentare tutti noi e darci informazioni, la cifra del costo annuo dei nuovi assunti e dei consulenti: in cambio ho ricevuto solo pubblici insulti ed un rifiuto netto ad avere questi numeri. Non fermatevi, non accettate i soprusi, andate negli uffici della Comunità e pretendete di avere questi numeri, pretendete di sapere come vengono spesi i vostri soldi, perché è un vostro diritto. Si è preferito far finta di nulla, amministrare come in assenza di debiti, quasi disconoscendone il passato. Una gestione senza dubbio azzardata e del tutto priva del principio di prudenza che pure dovrebbe ispirare qualsiasi amministratore.
Insomma, i soldi per affrontare e forse risolvere i problema Abbanoa c’erano, ma sono stati impiegati per altri scopi del tutto secondari, e se oggi ci troviamo con un debito quasi raddoppiato la causa principale è questa. Siamo stati tutti quanti chiamati in questi 3 anni a grossi sacrifici economici attraverso l’aumento repentino delle quote, che potevano e dovevano servire per sanare le situazioni pregresse invece di perseguire una politica espansiva fatta di nuove spese e di sprechi.
Siamo ormai in fallimento
Lo dissi già ma lo ripeto: a fronte di un debito così alto ed irrisolto con Abbanoa, noi non abbiamo asset liquidi e meno liquidi a bilancio in grado di sopravvivere, e siamo chiaramente in stato di insolvenza. Lo slaccio dell’acqua avviene soltanto dopo la manifestazione dichiarata dell’amministratore di impossibilità a far fronte ai pagamenti richiesti. Abbanoa ci chiederà di pagare, o quanto meno un sostanzioso anticipo, se noi non saremmo in grado di pagare, ci verrà staccata l’acqua, e questo in ambito finanziario vuol dire stato di insolvenza accertata che è l’anticamera del fallimento.
Il grosso del debito verso Abbanoa è rappresentato dalle quote fisse, 55€/anno per contatore che per tutti sono circa 135.000€/annui. Dovete sapere che la Comunità continua a richiederci questi soldi, salvo poi non versarli ad Abbanoa. Qui nasce non solo un problema ma una contraddizione: se gli amministratori attuali, in barba alle sentenze, continuano a pensare di non dover versare queste somme ad Abbanoa, perché continua a chiedercele? Ma soprattutto, che fine fanno questi soldi? Sono accantonati in un fondo in attesa di essere versati ad Abbanoa oppure, come temo, sono stati spesi per altri scopi? Se la cassa contante al 30 Aprile 2015 era di poco sopra i 200.000€, mi chiedo, dove sono questi soldi? Coloro che fino ad oggi hanno pagato l’acqua, lo sapete che siete morosi? Lo sapete che l’amministrazione attuale non ha versato ad Abbanoa i 55€/annui che pure vi ha chiesto ed avete pagato? Immagino di no, ed immagino che per voi questa sia una agghiacciante scoperta. Riflettete cari lettori.
La fine del sogno della Repubblica Autonoma di Costa Paradiso
Molti degli attuali amministratori hanno più volte dichiarato di preferire una gestione interna delle opere di urbanizzazione come avviene oggi. Potrei fermarmi nel ricordare a tutti che Costa Paradiso è una lottizzazione convenzionata, e sulla base della convenzione firmata, le opere dovevano passare al comune già negli anni ’80, e comunque non oltre il 1995. Con questo voglio dire che questi discorsi sono e restano inutili poiché si prende in esame soluzioni che violano le leggi. Tuttavia ammettendo anche che la Comunità possa ancora gestire le opere di urbanizzazione, gli avvenimenti di oggi sotto gli occhi di tutti, hanno dimostrato che non abbiamo le capacità amministrative, bravi amministratori, gli strumenti e le conoscenze gestionali per farlo. Le persone che si sono succedute dentro la Comunità fino ai giorni d’oggi, hanno saputo solo peggiorare i problemi accumulati portandoli ad un livello ormai insanabile. I conti sociali, i debiti, l’altissima morosità accumulata, le opere incompiute, un ambiente distrutto e rovinato, hanno dimostrato che la Repubblica Autonoma di Costa Paradiso è un sogno infranto che ha fallito alla prova dei fatti.
Un appello: cambiamo strada tutti uniti
Fatta questa triste e sconsolata analisi voglio rivolgere un appello a tutti: il 10 agosto saremmo chiamati in assemblea a votare il rinnovo delle cariche, e abbiamo l’opportunità di far sentire la nostra voce per un giorno e scegliere il cambiamento. ATCP sostiene l’improrogabile necessità di avviare una trattativa col Comune finalizzata alla cessione delle opere pubbliche (strade, acquedotto, rete idrica e rete fognaria) sebbene in ritardo di oltre 21 anni. Soltanto in questo modo ognuno di noi potrà avere il proprio contratto di fornitura dell’acqua col fornitore pubblico Abbanoa esattamente come avviene già per la luce, esattamente come avviene in tutto il resto d’Italia. Chi pagherà avrà l’acqua, chi non pagherà si vedrà tagliata la fornitura singolarmente.
Avvieremo una forte riduzione delle spese della Comunità finalizzata a fornire un servizio migliore e più economico. Una amministrazione che possa essere sostenibile da tutti attraverso una robusta diminuzione delle quote della Comunità. A chi è rimasto indietro (il 75% dei partecipanti) va data la possibilità di recuperare il terreno non attraverso il terrore, non con le minacce, non alimentando le rivolte interne, ma richiedendo una quota più bassa e per questo sostenibile.
Promuoveremo una riforma della Comunità per renderla più snella, più efficiente, più economica ed adatta alle nostre esigenze di tipo consortile. Una riforma non imposta da pochi come vorrebbero farci votare il 10 agosto, ma da tutti. Avvieremo confronti tra tutte le associazioni dei partecipanti al fine di individuare tutti assieme la riforma migliore per poterla poi assieme votare in assemblea.
Tuteleremo e promuoveremo l’ambiente naturale, unica vera e grande risorsa di Costa Paradiso, già compromessa da una speculazione edilizia senza scrupoli.
Chi crede che le cose possano cambiare dico, sosteneteci inviando la vostra delega all'indirizzo mail delega@atcp.it
Grazie
Stefano Angeli