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Immagine del redattoreFerdinando Mulas

TFR: integrazioni e precisazioni


Cari lettori,

nel mio articolo avviati al fallimento, trattai un aspetto delicatissimo come il TFR. Non lo feci a cuor leggero, consapevole delle ricadute sociali di questo tema, ma non potevo voltare la faccia dall’altra parte e fare finta di nulla di fronte a persone che mi conoscono da quanto sono nato, che mi hanno visto crescere per le strade di Costa Paradiso, e a cui io personalmente devo moltissimo dal punto di vista umano. Proprio per queste ragioni avevo scelto di ammonire tutti su un possibile stato di insolvenza del TFR nei loro confronti, nel tentativo di scuotere le coscienze degli amministratori (attuali ma soprattutto futuri) a cambiare rotta, e per questo motivo scelsi di non calcare la mano per non gettare nel panico i dipendenti evitando alcuni riferimenti (“…meglio che non dica quali per non gettare nel panico i dipendenti…” tratto dall'artico "Avviati al fallimento").

Scopro, mio malgrado, che piuttosto che cogliere il mio appello, ci si è concentrati a fare polemica anche su questo aspetto. Leggo sul sito della Comunità una nota datata 23 giugno 2016, che fa riferimento al mio articolo: per prima cosa devo constatare con sconforto che anche in questo caso, sebbene l’articolo sia stato preparato presumibilmente da un consulente del lavoro, viene meno la prima regola della buona comunicazione, ossia l’educazione. Anche in questo caso assisto attonito a repliche anonime a dichiarazioni che invece recavano in calce il nome e il cognome del sottoscritto. Mi ritrovo pertanto a replicare ad un soggetto ignoto, sconosciuto, e ne avremmo tutti quanti fatto volentieri a meno. Ne prendo atto, d'altronde l’educazione, o si ha o non si ha.

Detto questo leggo un lungo cavillare, tecnico, e senza dubbio corretto, che però tutto fa tranne che entrare nel cuore vero del problema che ho sollevato, ossia la reale solvibilità del credito vantato dai dipendenti, anzi, sicuramente senza volerlo, ne aggravano per loro la posizione elencando tutta una serie di limitazioni (che non contesto affatto) poste in capo al dipendente per richiedere anticipatamente il suo TFR. Emerge in modo chiaro l'interesse del mandante dell'articolo, di difendere se stesso da quelle che evidentemente ha vissuto come accuse personali, sfumando del tutto ogni difesa dell'interesse del lavoratore.

Evitai come detto riferimenti espliciti, ma visto che si torna sull’argomento allora mi vedo costretto ad essere più chiaro: spiegai come, davanti ad uno scenario (probabile ma mai auspicabile) di sconfitta giudiziaria nella vertenza Abbanoa, fosse necessario incamerare “cassa contante”. In questi tre anni il denaro incamerato, anche grazie a forti aumenti delle quote, è stato purtroppo destinato ad un aumento sensibile della spesa (attraverso nuove assunzioni, consulenze ecc ecc.), rendendo vano questo nostro grosso sacrificio economico. Insomma, se fossi stato io al loro posto avrei cercato di portare la liquidità (attraverso una rigorosa revisione delle spese) ad un livello tate da poter superare lo tsunami Abbanoa, e qualora ciò si fosse reso impossibile, mi sarei concentrato nel salvare il salvabile, ossia ammattendo a me stesso che ormai si prefigurava come probabile lo scenario di portare i libri in tribunale, avrei cercato di garantire per lo meno la liquidazione dei creditori privilegiati, ossia i dipendenti col loro TFR.

Avrei cercato di risparmiare per portare la cassa ad un livello pari o superiore al TFR iscritto a bilancio. In questo modo, la loro liquidazione sarebbe stata sempre garantita anche di fronte all'avviamento di una procedura fallimentare.

Oggi lo scenario, piaccia o no, è questo: abbiamo perso in appello la causa contro Abbanoa, la quale dichiara sul proprio sito di vantare un credito nei nostri confronti di oltre 1 milione di euro. Se la Cassazione non ribalta la sentenza (scenario da scongiurare), diventerà esecutiva, e io vorrei proprio sapere, sulla base del bilancio a noi diffuso datato 30 Aprile 2015, con quali asset, liquidi e meno liquidi, noi siamo in grado di onorare la sentenza.

Vorrò vedere come gli amministratori che in quel momento saranno chiamati a governare la Comunità, potranno a questo punto evitare di portare i libri in tribunale, e in questo caso, vorrò proprio vedere come sarà possibile liquidare il TFR dei dipendenti.

Detto questo, se gli amministratori attuali sono sereni, se i dipendenti non avvertono nessun motivo di preoccupazione per se e per il proprio futuro e se i sindacati sono tranquilli, allora io in primis non ho motivo di essere tanto preoccupato.

Ho la sensazione che si continui a tenere la testa sotto la sabbia sperando che sia solo un brutto sogno, ma magari mi sbaglio.

Stefano Angeli


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