Gentile Signora Lanciotti,
intanto le rivolgo un sincero grazie per aver firmato la sua lettera, e con questo non soltanto aver dimostrato di essere una persona seria, ma soprattutto per avermi dato la possibilità di accogliere in parte il suo appello e di poterle rispondere. Purtroppo, all’interno del così detto gruppo “unione proprietari” (che non esisterebbe più essendosi sfilate due delle tre componenti che lo avevano costituito nel 2013) in tre anni si è assistito ad una sfilza di lettere tutte anonime. Annunci calati dall’alto come un regime totalitario, e peggio, pensieri di chi forse per primo si vergogna di ciò che scrive. L’epiteto di “anonima proprietari”, nato un po’ spontaneamente nei vari lettori, ha proprio lo scopo di sottolineare lo stile di chi vuole lanciare il sasso e nascondere la mano, di chi insomma vive come una pentola a pressione costantemente sopra il fuoco e ha più che altro bisogno di aprire la valvola ogni tanto per sfogarsi e non scoppiare, ma ciò che esce sono solo vapori caldi di cui non essere certo orgogliosi. Accolgo con favore la creazione di un sito che possa dare voce a queste opinioni (e mi auguro anche un volto). Le assicuro che sono sincero in quello che dico, basta leggere miei articoli un po’ vecchi o interrogare il presidente per sapere che io invocai da subito questa soluzione poiché ogni voce deve avere il suo microfono. Purtroppo, mancando questo strumento comunicativo, qualcuno ha pensato (erroneamente) di utilizzare per un lungo periodo il sito della comunità per esprimere concetti di parte, non accorgendosi che quel sito è pagato da tutti esclusivamente per informare sull’attività svolta.
Il comune amore per Costa Paradiso
Devo dirle che io condivido quasi totalmente la sua visione di Costa Paradiso, divergo invece sulla valutazione dei problemi, e mi spiegherò meglio più avanti. Io ho appena 30 anni, 19 dei quali trascorsi nella meravigliosa natura che lei ha ben descritto e richiamato più volte nel suo accorato appello. Un amore verso Costa Paradiso e la Sardegna in generale, che paradossalmente è cresciuto in modo esponenziale quando ho dovuto rinunciarci, partendo per Firenze prima e per Milano poi dove attualmente vivo e lavoro. È proprio vero che uno si accorge di ciò che ha quando gli viene a mancare, e così tutte le volte che mi trovo in macchina per le affollate strade di Milano, al caldo, ed innervosito dai continui clacson, penso alla “mia” Sardegna, al bello di prendere il sole col solo richiamo delle onde che si infrangono sugli scogli. Ormai io vivo undici mesi aspettando il dodicesimo, proprio per potermi appagare della bellezza di Costa Paradiso.
Lei più volte ha richiamato la differenza tra un sardo e un non sardo, e forse io, da sardo emigrato in “continente”, posso spiegarle che non esistono differenze sostanziali, ma solo formali. Il sardo ha un amore profondo per la sua terra, come un padre verso la propria figlia, che appena vede avvicinarsi un ragazzo gli ringhierebbe dietro per metterlo in fuga. Tuttavia proprio come un padre, sa che quel ragazzotto può essere la felicità della propria figlia e così ringhia in silenzio, senza farsi sentire, mastica amaro sapendo di essere nel torto. Quando però il ragazzotto si comporta male, ecco che il buon padre non si trattiene più e prende apertamente le difese della propria amata figlia. Un sardo vero è così, innamorato e geloso della sua terra, disposto a cedere a qualcuno di fuori questo tesoro a patto che lo ami quasi quanto lui, quasi. Il sardo quindi, come qualsiasi buon padre, accoglierà sempre il forestiero, (ed infatti l’ospitalità e la generosità sarda è universalmente riconosciuta), a patto che ami la Sardegna insieme a lui e non contro di lui.
Il tempo scorre in un’unica direzione
Io esattamente come lei, ho iniziato ad occuparmi delle questioni di Costa Paradiso per amore, perché volevo capirne i problemi per cercare poi di dare una mano a risolverli. Anche io ho invocato da subito la concordia tra i partecipanti, cosa che continuo a fare, ma oggi, a differenza di due anni fa, ho capito i veri motivi di divisione, che non sono poi tanto banali, e se oggi riguardo indietro un po’ mi vergogno della superficialità con cui approcciavo questi argomenti. Lei signora Lanciotti, ama farsi le passeggiate con i suoi cani, io amo invece salire sul mio motorino comprato 18 anni fa, per girarmi le stradine e respirare quel profumo che solo in Sardegna riesco a sentire. In realtà, se ci pensiamo bene, io e lei facciamo la stessa cosa, ossia cerchiamo di rivivere le stesse emozioni, che ogni giorno diventano sempre più vecchie e per questo sempre di più le desideriamo. Nel mio scendere al mare col motorino (conservato religiosamente nello stato in cui si trovava 18 anni fa) mi piace immaginare di essere ancora uno spensierato ragazzino. Mi piace immaginare di tornare al passato, come se nulla possa finire o peggio, nulla possa cambiare. È la voglia di vivere un’illusione, che a Costa Paradiso contagia centinaia di persone perché si, 20 anni fa questo posto era un sogno. Tuttavia qui nasce la vera causa di tutti i problemi e delle divisioni, ossia la volontà esplicita di molte persone di non voler aprire gli occhi e di continuare a vivere nella finzione, nell’illusione. Un desiderio morboso che si traduce nei fatti nella negazione del presente.
Il piano iniziale di lottizzazione di Costa Paradiso, era quello da lei descritto, poco più di 2000 case, ed una casa per lotto. Una sorta di Portobello più in grande. Tenga presente però che non è una lottizzazione privata, e non è un aspetto di poco conto. Purtroppo vari personaggi, speculatori e non, che si sono succeduti negli organi di gestione, hanno modificato in modo sostanziale questa traccia ed oggi ci troviamo una realtà ben diversa da quella per cui si è deciso di venire a stare a Costa Paradiso. È giusto, anzi è giustissimo essere delusi al limite dell’arrabbiatura per questo tradimento, ma il tempo scorre solo in avanti, ed ogni tentativo di riesumare una carcassa in stato di decomposizione, porterà a liberare solo odori nauseabondi e niente altro. Per essere più esplicito, ogni tentativo di riportare Costa Paradiso a 20 o 30 anni fa, è inutile, impercorribile, e se lo continuiamo a fare, non faremo altro che rovinarci il fegato e basta. Le così dette arnie che sono state via via costruite trasformando il business di Costa Paradiso da turismo residenziale a turismo di massa, purtroppo per noi è un dato di fatto, un punto di non ritorno. Quello che dobbiamo fare non è riportare indietro le lancette del tempo (magari bombardando queste case…) , non è combattere contro questo o quello speculatore, ma rendere il futuro migliore del passato accettando il presente e soprattutto riportarlo nel terreno della legalità. Per poter davvero andare d’accordo tutti come lei auspica (a cui io mi associo), dobbiamo accettarci l’un l’altro, e quando avremo fatto questo importante passo, dobbiamo insieme farci un esame di coscienza in modo che tutti quanti capiscano i propri errori, perché sebbene con pesi diversi, nessuno è esente da colpe. Una volta capito che indietro non si torna e che dobbiamo semmai concentrarci a rendere fruibile e godibile il presente, dobbiamo impegnarci a portare il villaggio di C.P. in un quadro di legalità, nell’alveo delle “leggi e delle convenzioni”, che governano il territorio.
La differenza tra parole e fatti/documenti
Quando entrai nel Consiglio Direttivo di ATCP ho fatto ogni possibile sforzo affinché ATCP rientrasse dentro il CdA proprio nella direzione di trovare punti di accordo e di condivisione. Fu l’occasione per attivare frequenti ed amichevoli contatti con l’attuale presidente. Passai un anno circa a difendere tutto quello che lui mi raccontava sulla fognatura, perché appunto gli credevo. In particolare, gli credevo sul fatto che il progetto per la fognatura sarebbe stato ridimensionato a 10.700 ab.eq. da 16.000 (chiaramente finalizzati a favorire il turismo di massa) ma purtroppo fatti, scelte e soprattutto documenti, hanno smentito le mille parole, e ne dobbiamo prendere atto se non vogliamo prostituire la nostra intelligenza. Persino a febbraio di quest’anno in un articolo (anonimo…) sul sito della Comunità veniva annunciato che il progetto sarebbe stato ridimensionato secondo le indicazioni dell’ing. Cassitta (arrestato successivamente dalla Procura di Oristano per altri motivi), ma basta leggersi le carte per capire che chi ci amministra mente. Il progetto della fognatura ha ottenuto il V.I.A. a settembre 2014 dalla Regione Sardegna senza modifica alcuna, e a Giugno 2015 si è svolta sul tema una conferenza dei servizi dove il nostro presidente ha solo ribadito la volontà di farci pagare la realizzazione, e terza dimostrazione, il progettista in persona, ing. Savi, ha dichiarato che il progetto approvato è in toto quello da lui licenziato. Insomma signora, purtroppo qui dobbiamo scegliere se difendere una persona solo perché nostro amico, oppure non far torto alla nostra intelligenza e credere alle carte che smentiscono mille dichiarazioni.
Noi tutti quanti possiamo disquisire se il Comune possa gestire bene o male i servizi a Costa Paradiso, tuttavia noi non possiamo ignorare le leggi, noi non possiamo trasformare il nostro territorio in un far west dove ognuno fa ciò che vuole. Che ci possa piacere o meno, la Comunità non ha i titoli né per gestire il servizio idrico integrato, né tantomeno per realizzarlo, e ne dobbiamo prendere atto subito. Continuare a difendere un passato ormai morto e superato, continuare ad anteporre i nostri desideri, porterà sempre a dividerci e peggiorare le cose. Chi non si addentra fino in fondo sulle questioni e si sofferma con un po’ di superficialità a lamentare una evidente situazione di disagio, finisce per lamentarsi contro il medico perché diagnostica una malattia al paziente che fa finta di ignorarne i sintomi o di disconoscerla.
La morosità
Oggi a Costa Paradiso veniamo tutti quanti tirati per la giacchetta a sostenere una della due fazioni (il termine è suo e non lo condivido non credendo nella logica degli schieramenti), ossia gli attuali amministratori da una parte, e i così detti imprenditori dall’altra. Lei asserisce di essere sempre stata neutrale, io no; io nel 2013 delegai gli attuali amministratori, per cui chi scrive non è uno “storico oppositore”. Io, con un po’ di superficialità ed ignoranza, ho creduto di dover stare da una parte piuttosto che dall’altra; mi sono insomma fatto trascinare dal bravo oratore di turno che mi ha descritto un lupo cattivo alle porte e mi sono fidato di chi diceva di proteggere il mio interesse. Prima di scendere nel dettaglio vorrei dire che l’interesse di ognuno di noi è quello di avere ottimi servizi al prezzo minore possibile, dopo tre anni la realtà sotto gli occhi di tutti è di avere pessimi servizi per giunta molto più cari. Eh no, mi spiace ma se queste sono le persone che dovevano difendere i miei interessi, o sono inadeguate o hanno difeso ben altri interessi.
Vengo al dunque: nel 2013 quando si insediò questo CdA in assemblea, su precisa domanda, ci fu detto che la morosità ereditata era di circa 800.000€, quasi del tutto in capo a pochi grandi morosi. Io mi iscrivo al partito di chi dice che le quote si pagano per sgomberare subito il campo dagli equivoci; concetti ribaditi più volte in molti miei articoli, non ultimo il mio annuncio pubblico fatto a novembre 2015 di pagare le quote della gestione ordinaria che in quei giorni veniva richiesta. Oggi la morosità ammonta a circa 2 milioni di euro (+150%) e il numero di morosi è passato dall’essere uno sparuto gruppo a circa il 94%. I numeri li può trovare anche lei in un articolo recentissimo (anonimo ovviamente…) pubblicato sul sito della Comunità. Fatta questa premessa, mi permetta di dire che no, non sono d’accordo con lei quando afferma che questo CdA ha avviato una seria lotta alla morosità, perché i numeri smentiscono ciò. In realtà, il discorso è un po’ più sofisticato e proverò a riassumerlo. Da 20 anni la Comunità è amministrata dalle stesse persone (o sostenuta per lo meno dagli stessi voti) ossia un gruppo di proprietari ed imprenditori. Nel 2012 questo equilibrio si è rotto, sicuramente per ragioni di comodo ed economiche, e gli imprenditori (che hanno la colpa di non aver pagato fino ad allora le quote della comunità) hanno capito che i servizi sarebbero dovuti passare al Comune come prescritto da leggi e convenzioni. La “fazione” dei proprietari, nostalgici come me e lei, non si è rassegnata allo scorrere del tempo e ha cercato e cerca di bloccare il tempo continuando a gestire ciò che non può più gestire. Sono nate così le due presunte fazioni, ed entrambe hanno cercato di tirare per la giacchetta tutti quanti da una parte o dall’altra.
La verità è semplice: gli attuali amministratori difendono una gestione incapace di superare il passato che sta incancrenendo i problemi, dall’altra parte gli imprenditori, per ragioni sicuramente economiche, non credendo io nei filantropi, portano avanti l’idea che i servizi debbano passare all’ente pubblico come prescritto dalla legge, portandosi però dietro la scomodissima ombra di essere soggetti morosi. Oggi l’attuale amministrazione sta portando avanti niente più che un regolamento di conti, ossia sta cercando (giustamente) di far pagare il dovuto a quel gruppo di morosi con cui fino a 3 anni fa si andava a braccetto, ma la loro attività di riscossione dei crediti è concentrata solo in questa direzione, difatti la morosità complessiva è più che raddoppiata, e il numero dei morosi è passato dall’essere poche decine a quasi tutti (il 94%). Per cui quando si agita la bandiera della lotta alla morosità, di cosa stiamo parlando?
L’unità per superare il passato e guardare al futuro
Immagini i partecipanti di Costa Paradiso come gli iscritti ad una maratona: tutti quanti vogliamo una gestione efficiente e libera da polemiche, non tutti hanno voglia di partire in questa direzione, e pochissimi arrivano al traguardo delle leggi, dei documenti e delle convenzioni. Tuttavia chi arriva fino in fondo, o trova conferma della proprie sensazioni, o cambia idea (se è intelligente).
Pensi io e Zorro abbiamo “litigato” per un anno difendendo ognuno le proprie idee, però poi siamo arrivati fino in fondo alla corsa, abbiamo letto i documenti, ci siamo incontrati e da allora non possiamo far altro che dire insieme le stesse cose. Zorro non è una banderuola come il suggeritore di turno vuole far credere, è una persona assai intelligente, che ha il coraggio di cambiare idea di fronte ai fatti; le persone così sono merce assai rara. È una persona che per questo io personalmente non soltanto stimo moltissimo, ma ascolto con grande interesse ed estrema fiducia poiché so che non esiterà a correggersi, se smentito dai fatti. Un pregio che il nostro presidente si sogna di avere.
Zorro è come me, una persona che in partenza ha creduto al presidente fidandosi delle parole di un amico e lo ha difeso contro quei “medici” che invece diagnosticavano brutte malattie di cui non si volevano avvertire i sintomi. Tuttavia non ha mai smesso di analizzare i fatti, di scavare nei contorni come nelle fondamenta, e alla fine ha scoperto un quadro clinico assai compromesso, e assai diverso da quello che ci viene raccontato da chi pensa che mettere la testa sotto la sabbia sia la soluzione.
Per questo motivo le dico che per arrivare alla concordia che lei ha invocato, dobbiamo tutti quanti allinearci a ciò che la legge prevede, punto e a capo. Ci saranno persone scontente perché speravano in altre strade, ma noi non siamo in parlamento, noi le leggi non le possiamo cambiare, noi le dobbiamo solo rispettare.
Se davvero si vuole salvare Costa Paradiso, dobbiamo dare alla Comunità una connotazione giuridica precisa; porre fine ad una lottizzazione trasformata in strumento attuativo senza tempo ed ormai senza regole; negoziare col Comune il passaggio ad esso delle opere di urbanizzazione, ed in particolare del servizio idrico integrato; riformare la Comunità per garantire efficienza, trasparenza ed economicità di gestione; tutelare l’ambiente naturale ed il patrimonio comune.
Voglio concludere ricordandole un concetto che esprimo da quando mi occupo di Costa Paradiso: per essere davvero credibili in quello che diciamo bisogna impegnarsi seriamente e per un tempo comunque limitato, alla fine del quale si tireranno le somme. Io ho promesso agli associati (che per questo mi hanno votato), di lavorare incessantemente per far convergere tutti, o quantomeno la maggioranza dei partecipanti, su obiettivi di comune interesse: se sarò riuscito in questa missione avrò esaurito il mio mandato, se viceversa avrò fallito allora prenderò atto che non sono stato all’altezza delle promesse e delle aspettative lasciando la scena, in un modo o nell’altro, avrò agito con tutte le mie forze per un tempo limitato ed annunciato in partenza. Chi differisce da questo concetto, e da 30 anni cerca di riproporsi alla guida della Comunità, nasconde evidentemente interessi personali ed oscuri da cui è meglio prendere le distanze.
Sperando di non averla annoiata e sperando di aver intrapreso con lei un proficuo percorso di dialogo la saluto cordialmente.
Stefano Angeli
Membro del Consiglio Direttivo di ATCP
Stefano.angeli@atcp.it