La consueta riunione estiva, promossa dal C.d.A., lo scorso 12 agosto presso l’anfiteatro, lungi dal fornire delle risposte ai tanti interrogativi che i Partecipanti si pongono sui problemi di Costa Paradiso, non ha fatto altro che confermare lo stato di sostanziale immobilismo che caratterizza l’attività di gestione della Comunità. Il presidente del C.d.A. ha parlato per circa mezz’ora, senza dire praticamente nulla, pur soffermandosi essenzialmente sulla tematica principale ed urgente che, in questa fase, riguarda Costa Paradiso: il progetto per l’impianto fognario e di depurazione. Alla fine, non casualmente il commento dei pochi presenti alla riunione è stato : “Ma le stesse cose le abbiamo sentite anche l’ anno scorso ” !
Ma allora qual è, realmente, lo stato dell’arte del progetto e della situazione in generale ?
Per quel che si è potuto capire la Provincia non ha rilasciato, né intende rilasciare, l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue dell’attuale impianto fino a quando non verranno avviati i lavori per la messa a norma dello stesso. La richiesta di autorizzazione, presentata nel maggio scorso dalla Comunità, è stata ritenuta “carente di tutte le informazioni relative sia al titolare dello scarico che al cronoprogramma dei lavori da eseguirsi nell’impianto” e quindi, di fatto, respinta. Il che smentisce la smentita apparsa sul sito ufficiale della Comunità il 4 maggio 2015, che qualificava come “… persona che non teme di passare per imbecille …“ chi aveva dato la notizia che la richiesta di autorizzazione allo scarico era stata respinta.
La posizione della Provincia è stata ribadita in una riunione del 18 giugno 2015 presso la Regione Sardegna, cui hanno partecipato, tra gli altri, anche il presidente del C.d.A. ed il sindaco del Comune di Trinità. Considerata l’indisponibilità della Comunità a rilasciare una fidejussione a copertura degli impegni da sottoscrivere per i lavori dell’impianto, la Provincia avrebbe rilasciato l’autorizzazione allo scarico solo in presenza di un’obbligazione giuridicamente vincolante (ossia a seguito della stipula del contratto per l’esecuzione dei lavori) che garantisse l’effettivo avvio degli interventi.
Per sbloccare la situazione ed ottenere una autorizzazione provvisoria almeno fino al 30 settembre 2015 (si consideri che la precedente autorizzazione è scaduta lo scorso anno e che, pertanto, il comprensorio di Costa Paradiso si trova in una situazione fuori legge), la Comunità, rappresentata dal presidente del C.d.A., aveva assunto in quella riunione una serie di impegni e scadenze:
Entro il 26.06.2015, inviare le lettere di richiesta delle quote ai singoli proprietari al fine di recuperare le somme necessarie per l’avvio dei lavori di adeguamento e completamento del sistema fognario-depurativo previsti nel progetto;
Inviare a Provincia, Comune e Regione il programma dei lavori urgenti di manutenzione ordinaria dell’impianto esistente, al fine di garantire un adeguato livello di funzionalità durante la stagione estiva. (L’esecuzione di detti lavori avrebbe costituito il prerequisito indispensabile per l’ottenimento della autorizzazione allo scarico provvisoria fino al 30 settembre 2015);
Predisporre un dettagliato cronoprogramma dei lavori relativi al progetto complessivo;
Entro il 30.07.2015, la Comunità avrebbe comunicato al Comune di Trinità l’ammontare della disponibilità economica per dare avvio al primo lotto funzionale dei lavori in progetto. Nel caso in cui non vi fosse stata la completa disponibilità finanziaria per l’avvio, entro il 1 ottobre 2015, del primo lotto dei lavori (il cui valore è di 500.000 €), il Comune avrebbe proceduto, previa diffida, con una esecuzione in danno, sostituendosi alla Comunità nella realizzazione dei lavori e imputando le spese a quest’ultima.
Su questi aspetti così delicati e densi di conseguenze per i proprietari di Costa Paradiso, il presidente Addis, nella riunione, non ha fatto chiarezza, affermando, tuttavia, che l’autorizzazione allo scarico (riteniamo che si riferisse a quella provvisoria fino al 30 settembre 2015) era in dirittura d’arrivo; che il 27 luglio scorso era stato inviato a Provincia e Comune il cronoprogramma dei lavori, relativo all’intero progetto da realizzare; che subito dopo sarebbero partiti i lavori di adeguamento dell’attuale impianto.
Ed è su questi punti che si moltiplicano i dubbi e gli interrogativi, che, nella discussione svoltasi dopo la relazione del presidente del C.d.A., non sono stati fugati.
Il presidente ha informato che è tuttora in atto il confronto fra il professionista incaricato dalla Comunità di validare il progetto, l’ing. Giampaolo Cassitta, ed il progettista che lo ha firmato, l’ing, Attilio Savi. Infatti, su vari e rilevanti aspetti il progetto è stato giudicato dall’ing. Cassitta non conforme alla normativa vigente ed al piano urbanistico comunale. Il progettista, invitato ad apportare le modifiche necessarie, ha opposto una serie di controdeduzioni rifiutandosi, di fatto, di eseguirle. Questa situazione si protrae, in realtà, da circa otto mesi ed ancora non si sa come andrà a finire, anche perchè l’ing. Savi vanta, nei confronti della Comunità, un incarico a suo favore, firmato dall’ex presidente del C.d.A. Pola, per la progettazione esecutiva e la direzione dei lavori e non sembra che sia disposto a rinunciarvi. Probabilmente, il vero oggetto del tira e molla, che ha fatto dilatare i tempi di decisione, è proprio questo: il mantenimento dell’incarico come condizione per eseguire le modifiche al progetto, a fronte delle voci che il C.d.A. voglia revocargli il suddetto incarico.
A questo punto, ATCP ritiene che il C.d.A. debba assumersi le sue responsabilità ed agire, ponendo fine ad un troppo prolungato rimpallo tra il professionista incaricato della validazione ed il progettista. Dal primo, il C.d.A. deve esigere l’immediata consegna della relazione finale della procedura di validazione, come atto conclusivo del suo incarico. In base ad essa, il C.d.A dovrà decidere se sussistano gli elementi, certi e fondati, per la risoluzione dell’incarico all’ing. Savi e per la richiesta dei danni - come sembra emergere dal verbale del C.d.R del 28 marzo 2015, di cui si riporta uno stralcio: (“… Il Presidente Addis fa sapere che, a fronte del rifiuto dell’Ing. Savi di modificare l’originario cronoprogramma, si è provveduto ad aggiornarlo e modificarlo secondo le indicazioni provenienti dalla procedura di validazione, successivamente concordate con la stessa Provincia, ed è pronto per essere presentato. La procedura di validazione portata a termine dallo stesso Cassitta aveva, infatti, portato alla modifica di alcuni dati fondamentali del progetto portandone il dimensionamento ad una base di 10.700 abitanti equivalenti anziché 16.000. Il Collegio, rinviando ad altra riunione l’esame delle azioni da intraprendere verso il progettista, Ing. Savi, per il proprio inadempimento, chiede, quindi, al Presidente Addis un esame attento da parte del CdA dell’operato del progettista stesso e di essere informato in futuro circa le eventuali contestazioni che si intende muovere allo stesso e le relative azioni che il CdA intenderà mettere in atto …”) – oppure confermarlo, magari introducendo delle clausole di garanzia e rinegoziando gli importi delle prestazioni, considerato che tale incarico sembra essere stato affidato dall’ex presidente del C.d.A. Pola, senza la previsione di alcuna fase di verifica e di controllo dell’attività del progettista.
Un altro aspetto su cui è assolutamente necessario fare chiarezza è quello relativo al ruolo del Comune ed alla titolarità dello scarico, come chiede la Provincia di OT. ATCP ha sempre sostenuto che la realizzazione dell’impianto fognario e di depurazione di Costa Paradiso non spettasse alla Comunità, bensì al Comune di Trinità, il vero titolare dello scarico. Infatti, l’unico obbligo convenzionale assunto dalla Comunità è stato quello di “ programmare il potenziamento della rete fognaria e deldepuratore.....e sottoporre il suddetto programma all'approvazione dell'Assemblea ..." (Convenzione n. 8401/1992 col Comune di Trinità).
Pertanto, in adempimento di tale obbligo, il C.d.A. dovrebbe trasmettere al Comune il progetto dell’impianto fognario e di depurazione, modificato sulla base delle indicazioni contenute nella relazione finale del professionista incaricato della validazione, perché ne avvii la realizzazione. Trattandosi di un’opera, da considerare comunque pubblica, riteniamo che debba essere il Comune ad indire la gara d’appalto, secondo le norme europee, a coinvolgere la società Abbanoa, quale titolare del servizio idrico integrato, e a curarne la realizzazione. L’impianto, una volta realizzato, dovrà essere ceduto per la gestione ad Abbanoa. Col coinvolgimento di quest’ultima, la realizzazione della rete fognaria costituirà l’occasione per il contestuale rifacimento della rete idrica, del tutto obsoleta e fuori norma. Quanto alle spese, se il Comune riterrà di metterle a carico dei proprietari di C.P., come indicato nella delibera comunale del 21.01.2015, dovrà individuare le modalità legittime per la riscossione delle quote, anche se dubitiamo che abbia un titolo valido per farlo. In ogni caso, su questo punto, la parola finale la pronuncerà il TAR della Sardegna, all’esito del ricorso promosso da ATCP.
Da vari segnali, (ma accettiamo fin d’ora di essere smentiti), sembra che la Comunità intenda percorrere, per evitare pericolose contrapposizioni nonostante le segnalate inadempienze del progettista da parte del C.d.R., una soluzione di ambiguo compromesso tra i vari attori coinvolti, il cui costo sarà interamente scaricato sui proprietari: il Comune provvederà alla gara d’appalto ed alla realizzazione del progetto; la Comunità garantirà la provvista dei fondi necessari richiedendoli ai proprietari, sotto forma di quota condominiale; chi si rifiuterà di pagare non avrà l’abitabilità dal Comune e non potrà usufruire della propria unità immobiliare; l’ing. Savi, eseguite le modifiche richieste sul progetto, avrà il suo incarico di direzione dei lavori dal Comune ma a spese della Comunità; l’ing. Cassitta avrà un nuovo incarico di consulenza dalla Comunità per il controllo dell’appalto e della corretta esecuzione delle sue osservazioni. I vari interessi in gioco troveranno, così, la giusta composizione !
In questo quadro, il progetto per il nuovo impianto fognario e di depurazione rappresenta uno dei parametri più importanti, se non il più importante, per valutare l’azione svolta da questo C.d.A. e le capacità dei suoi componenti. Riassumiamone i tratti salienti. Nonostante i dubbi espressi da vari componenti del C.d.A. sulla validità tecnica del progetto, presentato dal precedente C.d.A., esso è stato, comunque, fatto proprio da quello in carica, ma con la riserva mentale di modificarne taluni aspetti (ivi compresi i soggetti coinvolti), dopo la sua approvazione. L’incarico, affidato all’ing. Giampaolo Cassitta, di validare il progetto doveva servire esattamente a questo, anche se lo stesso ing. Cassitta lo ha pubblicamente smentito nell’assemblea dei Partecipanti dell’agosto 2014. Dunque, la procedura di validazione, pur prevista dal codice degli appalti (ma essenzialmente per quelli pubblici), più che una funzione di garanzia, aveva un’altra finalità.
In ogni caso, il progetto stesso non metterà in discussione l’attuale modello di gestione della Comunità, per cui tutto continuerà come sempre, nel disinteresse dei più e nel degrado sempre maggiore di Costa Paradiso, nonostante il nuovo impianto fognario e di depurazione. Così, continueranno a restare irrisolte le criticità di base, che hanno sempre condizionato l’attuazione di un corretto ed efficiente sistema di gestione:
Una qualificazione giuridica ancora incerta e non ben definita della Comunità;
Lo stato di illegittimità urbanistica del territorio: la convenzione di lottizzazione, scaduta nel 1985, ma divenuta uno strumento attuativo senza tempo, non costituirà un freno per altre costruzioni. Le unità abitative costruite (2.432) già superano notevolmente il numero max (2.107) previsto nel PTL di lottizzazione, ma con la nuova fognatura, realizzata a spese dei proprietari, le costruzioni potranno riprendere;
l’ambiente naturale del territorio, che costituisce il vero patrimonio da tutelare perché è di tutti e contribuisce significativamente a dare valore alla nostra proprietà immobiliare, verrà ulteriormente rovinato;
le opere di urbanizzazione resteranno ancora a carico dei proprietari, invece del Comune di Trinità, che, tuttavia, riscuote le tasse sulla casa, senza nulla restituire in termini di servizi urbanistici, adottando addirittura delibere “in danno” dei Partecipanti della Comunità.
La Comunità, attraverso i suoi organi di rappresentanza, è stata, e continua ad esserlo, complice di questa situazione, ivi compresa la devastazione dell’ambiente naturale e paesistico del territorio. Essa, infatti, non ha mai vigilato sul rispetto dei vincoli e degli standard urbanistici previsti dal PTL, richiamati dal Regolamento del territorio e divenuti impegnativi per tutti i Partecipanti all’atto dell’acquisto, con l’effetto che l’investimento immobiliare dei proprietari si è notevolmente deprezzato.
In effetti, il C.d.A. in carica, che tiene a presentarsi come difensore degli interessi dei proprietari in contrapposizione agli imprenditori del cemento e dell’affitto, tradendo le aspettative dei tanti che lo avevano votato per avviare a soluzione questi problemi e per attuare un significativo cambiamento del sistema di gestione, non ha combinato nulla:
non ha attivato alcun tavolo di trattativa col Comune per le opere di urbanizzazione;
ha fatto proprio un progetto di fognatura sovradimensionato, finalizzato a favorire un ulteriore sviluppo edilizio del territorio, nonostante i rilievi critici di alcuni suoi componenti;
non ha messo a norma né ammodernato l’attuale impianto, così che la Provincia non ha rilasciato l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue;
ha svolto una gestione amministrativa fallimentare, incorrendo nella bocciatura del bilancio consuntivo triennale 2011-2013; aumentando notevolmente le spese; non vigilando nell’attività di gestione della cassa sociale; effettuando investimenti sbagliati nella informatizzazione dei servizi;
non ha esercitato alcun controllo, nonostante le segnalazioni, sugli allacci abusivi alla fognatura;
non ha realizzato alcuno degli interventi promessi per il miglior godimento del territorio (ad es. realizzazione di sentieri panoramici), e per la sicurezza (piste pedonali o il secondo accesso a C.P.)
ha realizzato un uso improprio del sito web della Comunità, utilizzandolo spesso per offendere ed ingiuriare i Partecipanti che avevano espresso delle critiche e non per fornire loro informazioni, che sono doverose come quelle relative alla situazione debitoria della Comunità verso Abbanoa, alle morosità, alle spese legali ed ai criteri di assegnazione degli incarichi;
ha rinunciato all’intervento al TAR a favore del Comune, deciso dal precedente C.d.A., ma mantenendo pilatescamente l’equidistanza tra i Partecipanti ricorrenti ed il Comune di Trinità.
Proprio quest’ultimo atteggiamento, apparentemente di scarsa importanza, la dice lunga su come questo C.d.A. concepisca la tutela degli interessi dei Partecipanti della Comunità. Tanto è vero che un Partecipante, l’ avvocato Nunzio Perri, ha intravvisto, nella posizione di equidistanza assunta dal C.d.A., un palese conflitto di interessi e la possibilità di un’azione di danno da parte dei Partecipanti nei confronti del C.d.A.
L’opinione del legale è che “il consiglio di amministrazione di un’associazione, come la nostra, può rimanere equidistante nei confronti dei litiganti, può mantenersi super partes, in una vertenza tra associati. Quando, invece, esso è tratto in un giudizio, in cui sono in gioco gli interessi dei suoi rappresentati, ma anche i propri doveri, come nel procedimento in questione, quel consiglio, secondo l’avv. Perri, ha l’obbligo di prendere nel processo una posizione chiara e netta; ovviamente, rispondente agli interessi dei suoi rappresentati”. Che, “nel caso di specie consiste incontestabilmente nel vedere il TAR ordinare al Comune di Trinità di adempiere all’obbligo, che gli deriva per legge e per convenzione, di acquisire e gestire le infrastrutture primarie poste in essere dalla Comunità”. Non avendolo fatto il C.d.A in carica si è reso responsabile “di una grave colpa, in violazione dei doveri assunti al momento di ricevere il mandato conferitogli dall’assemblea”.
Il Comune di Trinità ha deliberato di procedere “in danno” dei Partecipanti della Comunità di Costa Paradiso per l’esecuzione dell’impianto fognario e di depurazione. ATCP ritiene che i Partecipanti della Comunità debbano procedere, per quanto sopra, con una azione “in danno” nei confronti dei componenti del C.d.A.
Il Consiglio Direttivo di ATCP