top of page
  • Immagine del redattoreFerdinando Mulas

Capitolo 3 - Il ruolo del comune nel territorio: un nuovo patto


Siamo al terzo e ultimo capitolo del viaggio verso una nuova Costa Paradiso, e siamo arrivati ad un tema grande e controverso, quello del ruolo del Comune.

È sicuramente il protagonista più chiacchierato. Può essere causa e soluzione di tutti i mali. Un protagonista bipolare. In molti lo hanno combattuto o spalleggiato in questi anni, ma, anche qui, è arrivato il momento di deporre le armi, aprire gli occhi e capire che non esistono fantozziani schieramenti. Chiudiamo l’era delle contrapposizioni nel nostro interesse e per il bene delle nostre finanze.

In principio la cornice fu legale

Costa Paradiso, nacque come tante altre lottizzazioni, dalla stipula di una convenzione tra un lottizzante, la cooperativa Costa Paradiso s.r.l. Costa Paradiso, ed il Comune di Trinità. Secondo lo schema previsto dalla legge urbanistica, il primo avrebbe realizzato tutte le opere di urbanizzazione primaria, mentre il Comune di Trinità avrebbe preso in carico, nel suo patrimonio indisponibile, le opere stesse alla scadenza della convenzione. In ogni caso c’era una data stabilita per questo passaggio: il 1 agosto 1995. Da questa data tutte le infrastrutture di urbanizzazione (strade, parcheggi, aree pubbliche attrezzate, acquedotto e rete idrica, impianto fognario) sarebbero passate al Comune anche come gestione.

Ma, come avviene spesso in Italia, le prescrizioni di legge sono opzionali: si applicano secondo convenienza. Costa Paradiso ne è stato un classico esempio. La Comunità (cioè i nostri rappresentanti del C.d.A.) non prese alcuna iniziativa per determinare concretamente il trasferimento delle opere al Comune, ben felice (seppure contra legem) di non amministrare le infrastrutture urbanistiche di Costa Paradiso (e quindi spendere), delegando ai “complici/gregari” di turno, di autogestirsi con proprie tasse (le quote condominiali) e proprie iniziative. Nel frattempo, Trinità la sua moneta sonante la voleva e la incassava senza nulla dare in cambio. Abbiamo così visto un paese trasformato, assunzioni pubbliche, tasse basse per i propri cittadini, una piazza tutta nuova in granito, un Municipio grande e sfarzoso, un porto all’Isola Rossa, strade e illuminazione, feste cittadine senza badare a spese. Tutto realizzato col nostro contributo finanziario. Ai proprietari di Costa Paradiso la vicenda non interessava più di tanto: l’economia tirava, le tasse erano sopportabili, la fiducia nel futuro era alta, e l’immobile si apprezzava di anno in anno. Si veniva a CP per una serena vacanza, il resto non contava.

Poi arrivò la tempesta

Nel 2009 cominciò, purtroppo, ad affacciarsi la crisi. Tutti, piano piano ci svegliammo dal sogno e cominciammo a fare una rigorosaspending review accorgerci che non era giusto pagare ancora alla Comunità spese che non erano di nostra competenza. Per contro, lo Stato ha moltiplicato le tasse, e su Costa Paradiso si è abbattuto uno tsunami finanziario che ha spazzato via sorrisi e spensieratezza.

Ma a Trinità la festa continua ancora. Il Comune i soldi li prende sempre, anzi, più di prima, e continua a viziare i suoi cittadini oggi più di ieri. Un comune avido, che aumenta le aliquote appena può. Costa Paradiso continua ad essere un enorme bancomat. Impossibile sfuggire alla morsa. Si può (s)vendere è vero, ma sarebbe solo un passaggio di consegne.

I problemi restano aperti: i servizi urbanistici non si vedono. Lo specchio dell’atteggiamento tenuto dal Comune è la raccolta rifiuti. Un servizio scadente, gestito male. Offerto pochi mesi e fatto pagare per tutto l’anno a tariffe superiori al comune di Roma. Eh no, così non va proprio bene. Qualcuno trova in questo quadro desolante, motivazioni valide per giustificare e continuare a sostenere l’autogestione, secondo la vecchia, nostalgica idea che il Comune non debba entrare in alcun modo a Costa Paradiso.

Segnali di un cambio di rotta

Il quadro di nebulosa connivenza tra Comune e C.d.A., nel quale si è svolta la gestione della Comunità nell’ultimo trentennio, sembra essersi incrinato, recentemente. Da una parte, un C.d.A., con la sua visione conservatrice (anch’essa contra legem), che considera ancora le infrastrutture di urbanizzazione come beni comuni che ha il dovere di continuare ad amministrare; dall’altra, il Comune di Trinità, che, dimenticatosi per decenni di Costa Paradiso, ora vuole riprendere il suo ruolo, quello che la legge gli assegna in tema di opere e servizi urbanistici, ma addossandone le spese ai partecipanti/proprietari di Costa Paradiso. Lo ha fatto, con la recente delibera del 21 gennaio scorso con la quale rivendica a sé il diritto di realizzare la fognatura (diritto giusto quello di fare la fognatura), ma in danno dei partecipanti/proprietari di C.P. (e su questo tema solo ATCP è corsa in difesa dei proprietari con un ricorso al TAR e con motivazioni aggiunte a Gennaio 2015).

Oggi, finita la festa, il Comune vuole dettare la linea al C.d.A., che, però, non vuole tornare a fare il gregario di Trinità. E’ nata, così, la guerra tra queste nostalgiche e rancorose persone, ma a nostre spese. Hanno chiesto le nostre deleghe, tutt’ora si fanno la guerra, spendono i nostri soldi in avvocati e professionisti (non si capisce il loro contributo alla causa), ci alzano le quote perché non bastano mai (aumentate del 12%), aumentano i problemi senza risolverne alcuno e al prossimo giro la musica riparte uguale?

La proposta

Ogni tre anni ci chiedono le deleghe paventando il pericolo derivante dal nemico di turno per calarci sempre nella logica degli schieramenti a cui dobbiamo appartenere. Nel 2013 furono gli imprenditori locali e il Comune. Tuttavia non ci presentano mai un programma di cambiamento, mai una mappa per uscire dalle secche, mai una strategia. Una navigazione a vista che ci ha portato ad incagliarci. Permettetemi di dire che al centro di tutto debba essere messa una strategia di cambiamento vera, una mappa per uscire dalle secche in cui non ci sono nemici, ma in cui tutti collaboriamo. Siamo sulla stessa barca, gli schieramenti non esistono (tanto meno i nemici da combattere), se non nelle teste dei nostalgici della Repubblica di Costa Paradiso. Siamo solo un condominio si fanno proposte non i partiti e le correnti. A breve ci saranno nuove elezioni per un nuovo C.d.A., possiamo continuare ad armarci, a vivere nella fantozziana logica degli schieramenti politici, pagare e combattere per conto dei soliti conservatori di un modello fallito e costoso per le nostre tasche, per salvare il giocattolo di potere dei soliti generali, oppure:

Possiamo immaginare di deporre le armi, e smettere di farci la guerra?

Possiamo immaginare di stare tutti insieme perché abbiamo tutti lo stesso interesse di salvarci da un fallimento scritto?

Possiamo tentare il dialogo con chi rappresenta l’Istituzione nel territorio, con un rinnovato patto tra pubblico e privato, in cui ognuno svolge il suo ruolo nel pieno rispetto, per il bene di tutti?

In questo patto, il Comune di Trinità ha l’obbligo di fare chiarezza sulle problematiche di CP, assumendosi le responsabilità che gli competono e superando il ruolo dell’odiato agente delle tasse.Esiste una lottizzazione da chiudere definitivamente, esistono degli obblighi da rispettare per entrambi gli attori in gioco.

La Comunità deve consegnare al Comune tutte le opere di urbanizzazione primaria, cedendo la gestione e manutenzione (già pagata con la TASI) delle strade, dei parcheggi, delle aree pubbliche attrezzate, dell’attuale impianto fognario (che dovrà poi affidare ad Abbanoa), della rete idrica (che dovrà poi affidare ad Abbanoa), delle isole ecologiche. Deve, inoltre, fare richiesta al Comune di istituire un Presidio Sanitario Pubblico coinvolgendo la ASL e chiudere l’era della costosa sanità privata a CP (ma sempre a spese di tutti). La comunità deve insomma cedere ciò che non gli compete più per diventare più snella e meno costosa per tutti noi.

Invoco il Comune dentro Costa Paradiso, non per gestire i beni comuni della Comunità (pari a ca. 483 ettari di territorio), la cui amministrazione resta privata, ma per gestire esclusivamente le opere di urbanizzazione ed i servizi urbanistici correlati.Paghiamo tanti soldi a Trinità e fino ad ora non abbiamo visto nessun ritorno. Siamo stanchi di pagare due volte! E’ giunta l’ora di cambiare!

Voltiamo pagina e stringiamoci la mano

Nel cambiamento devono essere coinvolti tutti gli attori, perché le riforme si fanno insieme. Senza bandiere, senza rivendicazioni, senza schieramenti precostituiti, senza veti. Per garantire una nuova era a CP serve la partecipazione convinta di tutti, e serve anche il Comune, nel suo ruolo di ente pubblico preposto al governo del territorio. Votiamo finalmente un programma aperto a tutti per ricostruire una CP nuova sulle macerie che queste guerre personali ci hanno lasciato. Basta con le alleanze contro qualcuno. Basta con questi schieramenti di lotta continua.

Il Comune ha sbagliato a fare solo lo sceriffo esattore, noi, appoggiando i C.d.A. che si sono succeduti, abbiamo sbagliato ad essere complici garantendogli copertura per decenni. Diamo chiarezza alla nostra lottizzazione, e per farlo, chiamiamo al tavolo il Comune. Serenamente. Nell’interesse di tutti.

Non più una guerra di trincea tra fazioni contrapposte, ma un unico tavolo di dialogo per un patto con al centro la legalità e la chiarezza con le istituzioni.

Con impegno, partecipazione, dialogo, e legalità si può ridare subito fiducia e serenità ai proprietari stanchi e disorientati.

Ho affrontato le tre tappe del percorso che porterebbe Costa Paradiso ad un cambiamento vero:

1) Capitolo 1: Essere riformisti e mettere in panchina i conservatori del modello che oggi ci sta affossando tutti. Rigorosa spending review per avere meno quote della Comunità, eliminando le doppie tasse.

2) Capitolo 2: Condominio orizzontale subito. Poiché è la forma giuridica disciplinata dal Codice Civile che meglio si adatta alle nostre esigenze. Ho evidenziato le differenze principali con la gestione attuale. Non richiede nessun cambiamento pratico, dobbiamo solo deliberarlo in una assemblea che ho definito Costituente.

3) Capitolo 3: Chiusura della lottizzazione attraverso il passaggio delle opere di urbanizzazione al Comune. Fine dell’era dei nemici. Finiamola di combattere guerre di trincea che non ci appartengono. Il comune è l’attore protagonista da chiamare in scena perché, da causa di molti nostri mali, può diventarne la soluzione.

Tre semplici temi per una svolta vera: cambio di mentalità, cambio del regolamento e trasferimento di compiti al comune con la chiusura della lottizzazione. Per realizzare questa svolta, se davvero tutti partecipano, basterebbe 1 anno, 1 anno e mezzo. Non più i soliti tre anni. E alla fine di questo processo di rinnovamento potremmo nominare il nostro primo amministratore di condominio professionista al nostro servizio. Con compiti precisi prescritti dalla legge, senza margini di manovra per fare ciò che vuole come avviene oggi. Un normalissimo amministratore uguale, nella forma e nella sostanza, all’amministratore del condominio in cui viviamo.

Capiremo presto se prenderanno il volo le colombe o se vinceranno i falchi, che diventeranno avvoltoi di una carcassa maleodorante quale sta diventando Costa Paradiso. Ho immaginato e descritto una strategia in tre tappe rivolta a tutti. In ogni caso, che la pensiate come me o meno, spero che a prevalere sia il dialogo e non le becere chiacchere da bar con scazzottata finale a cui siamo tristemente abituati.

Grazie.

Stefano Angeli

Membro del Consiglio Direttivo di ATCP

stefano.angeli@atcp.it


bottom of page