Cosa vuole ATCP?
Nel preambolo del manifesto di ATCP, pubblicato nella home page del sito web, ci si è chiesti se avesse ancora un senso, a 23 anni dalla sua costituzione, continuare a mantenere in vita la nostra associazione. La risposta è stata “SI”, alla luce degli obbiettivi, indicati nel manifesto, che sono ancora attuali e costituiscono la ragion d’essere di ATCP:
dare un assetto urbanistico definitivo a C.P. e trasferire al Comune le opere di urbanizzazione primaria ed i relativi servizi di gestione, così come prevedono la normativa in materia e la convenzione siglata a suo tempo fra la cooperativa lottizzante ed il Comune;
Dare un assetto giuridico definitivo alla Comunità, qualificandola come condominio orizzontale;
Assicurare una gestione efficiente, trasparente ed economica del condominio “Costa Paradiso”;
Tutelare l’ambiente naturale del territorio e sviluppare i servizi collettivi che lo rendano più fruibile ai Partecipanti.
Il rapporto fra ATCP e la ormai ex Unione dei Proprietari.
La coalizione - costituitasi, lo scorso anno, sotto la sigla di “Unione dei Proprietari”, comprendente ATCP, Legittima Difesa, Amici di Costa Paradiso ed altri gruppi spontanei - che aveva portato alla elezione degli organi di rappresentanza e di controllo della Comunità, si è, di fatto, disgregata con la fuoriuscita dal C.d.A. dei due membri rappresentativi di ATCP. La causa è da ricercare nel mancato rispetto, da parte del C.d.A., degli impegni assunti all’atto della costituzione della coalizione. Di essi fa fede il manifesto, diffuso dall’Unione Proprietari subito dopo le elezioni, pubblicato in questo sito, nella sezione documenti. Per semplicità, riporto sinteticamente i 7 punti salienti del manifesto:
Nomina di un nuovo consiglio di amministrazione (C.d.A.) e di un direttore generale esterno a contratto;
Trasparenza amministrativa nelle scelte decisionali e nelle azioni;
Recupero crediti nel rispetto del principio della parità di trattamento;
Rapporti col Comune, collaborazione e non subalternità;
Ridare un ruolo primario, come da regolamento, al C.d.R. e alla CTA;
Tutela del territorio anche nella logica della salvaguardia del valore delle unità immobiliari;
Impianto fognario.
Purtroppo, niente o quasi è stato fatto; per contro, si è voluto conservare il vecchio e logoro modello di gestione, in uso a C.P. da troppi anni, anche se gli attori, erano cambiati, salvo uno.
Una notazione particolare merita la questione dell’impianto fognario. In via preliminare va detto, a scanso di equivoci, che ATCP non è contraria, in modo preconcetto, alla realizzazione di un impianto fognario. Gli interrogativi e i dubbi nascono dalle modalità, con cui è stato predisposto e portato avanti l’attuale progetto; tanto più che, sia questo C.d.A. che il Comune, vorrebbero addossarne le spese di realizzazione ai Partecipanti. Il progetto recentemente approvato, infatti, risulta dimensionato per 16.000 abitanti equivalenti, assolutamente eccessivi rispetto alle attuali esigenze. Da ciò si deduce che esso è stato volutamente sovradimensionato per favorire l’ulteriore sviluppo edilizio del territorio, ormai sovraccarico.
La Comunità, come soggetto proponente, avrebbe dovuto assumere come parametro d’obbligo i dati di riferimento del PdL esistente, quali il numero max di unità abitative previste ed il tetto max delle volumetrie edificabili. Invece, la Comunità si è, di fatto, sostituita al Comune in una attività di stretta competenza comunale (la pianificazione urbanistica), presentando un progetto per 16.000 abitanti eq., giustificandolo con la previsione di ulteriori sviluppi edilizi, non contemplati in nessun atto pubblico all'atto della presentazione del progetto. Mi chiedo, a questo, punto:
Quanti, tra i Partecipanti, sanno che ad un progetto dimensionato per 16.000 abitanti eq., corrispondono ben 4000 unità abitative, mentre a Costa Paradiso ne risultano oggi edificate 2432?
Quanti, tra i Partecipanti, sono disposti a pagare la realizzazione di un’opera che aprirebbe una nuova era di cementificazione del territorio (con una lottizzazione scaduta da 30 anni) con tutte le ripercussione sul valore economico del proprio immobile?
Quanti siano d’accordo a pagare un’opera destinata anche agli acquirenti di nuove case?
Quanti pensano che l’aver portato avanti questo progetto fino all’approvazione sia stata una azione in difesa degli interessi dei proprietari da parte del C.d.A.?
Lascio a voi lettori il giudizio. Ma sul progetto per la fognatura vi è di più. Lo scorso anno, il C.d.A. aveva affidato ad un professionista – l’ing. Giampaolo Cassitta - l’incarico di verificare la validità del progetto sotto il profilo tecnico-economico e di indicare eventuali modifiche. L’ing. Cassitta avrebbe dovuto consegnare al C.d.A. un documento di verifica e di valutazione del progetto entro ottobre 2013. Questo documento, necessario per consentire al C.d.A. di decidere se sottoporre a revisione il progetto, anche se già inoltrato alla Regione Sardegna, oppure fargli proseguire l’iter di valutazione presso la Regione stessa, non è stato mai consegnato. Abbiamo conosciuto l’ing. Cassitta, nell’assemblea dei Partecipanti, svoltasi a Trinità d’Agultu, l’11 agosto u.s.; in quella occasione, egli ha chiarito, di persona, il contenuto del suo incarico; che non era quello, raccontato inizialmente dal C.d.A., di verificare il progetto nel merito degli aspetti tecnici ed economici e di proporre le eventuali revisioni, bensì di validare il progetto, verificandone la conformità a ciò che prevede la normativa vigente in materia, per renderlo realizzabile e immediatamente cantierabile. Dunque, la consulenza dell’ing. Cassitta si è concretizzata nel portare a termine l’iter di valutazione, presso gli enti pubblici competenti, rimuovendo gli ostacoli o sanando le deficienze (ad es. l’analisi idrogeologica del territorio) che avrebbero potuto impedirne l’approvazione. Nel settembre scorso, Il progetto è stato approvato, con prescrizioni, dalla Regione Sardegna con la delibera di V.I.A.
All’inizio di novembre, il presidente del C.d.A. dà notizia che l’ing. Cassitta ha finalmente consegnato il suo lavoro, rilevando numerosi punti (pare almeno 80) di non conformità del progetto alla normativa vigente. Di qui la necessità di rinviarlo al progettista che lo aveva redatto (l’ing. Attilio Savi) sia per introdurvi le prescrizioni contenute nella V.I.A., sia per correggere i punti di non conformità rilevati da Cassitta.
Stando così le cose, una domanda è d’obbligo: ma non sarebbe stato più logico oltre che opportuno, modificare prima il progetto, ritirandolo dalla Regione, e ripresentarlo riveduto e corretto sotto tutti i profili? Il C.d.A. ha sempre detto che modificarlo prima avrebbe significato far ripartire da capo l’iter di approvazione; al che si può facilmente ribattere che il progetto è, sì, approvato, ma non è immediatamente cantierabile. Pertanto, non si è guadagnato nulla in termini di tempo, mentre sono rimasti i dubbi sulla qualità della soluzione tecnica che esso prevede. Ancora una volta, lascio a voi il libero giudizio.
Perché ATCP è uscita dal C.d.A?
In parte ho già risposto affrontando il tema della fognatura. ATCP ha lasciato questo C.d.A. poiché la maggioranza dei suoi consiglieri, sconfessando il manifesto elettorale, aveva sistematicamente intrapreso iniziative che andavano palesemente contro l’interesse dei proprietari che li avevano delegati. Se vengono meno gli impegni sottoscritti, è ovvio che la coesistenza diventi difficile e l’alleanza si rompa.
Qual è la posizione di ATCP nei confronti del C.d.A. e quali sono i rapporti conseguenti?
La posizione di ATCP nei confronti del C.d.A. è stata precisata con una nota pubblicata su questo sito nel mese scorso. E’ una posizione fortemente critica della linea d’azione (o inazione) che ha caratterizzato e caratterizza l’operato del C.d.A., che sconfina dai compiti previsti dal Regolamento e va sostanzialmente contro gli interessi dei Partecipanti. Quanto ai rapporti che ne conseguono, diventano sempre più complicati e tesi per il fatto che alle critiche, legittime e certo non infondate, il C.d.A. risponde con attacchi personali denigratori, per lo più anonimi o per interposta persona, contro il presidente di ATCP, cercando di creare divisioni all’interno dell’associazione. Queste mie affermazioni sono sotto gli occhi di tutti, vi invito a leggere i post (anonimi) pubblicati sul sito della Comunità, un sito che non appartiene a questo C.d.A. e che noi paghiamo. Tutto questo non mi impedisce di intrattenere, a livello personale, buoni rapporti col Presidente e col Tesoriere del C.d.A., essendo convinto che le mie posizioni di dissenso non devono tradursi in sentimenti di odio o disprezzo verso le persone di cui non condivido l’operato.
Quali sono i rapporti con Pasquale Ferrara?
Per definizione, ATCP si confronta con chiunque, anche quando le posizioni sono diverse. Pasquale Ferrara non sfugge a questo principio, che sta alla base della convivenza civile. Perciò, con Ferrara si è instaurato un rapporto di rispetto reciproco, senza i collateralismi di cui l’anonimo di turno parla e scrive nel sito web della Comunità. Certo, a volte, i toni e i titoli che compaiono nel blog sono forzati, ma non si può negare che Ferrara abbia ragione quando chiede di conoscere gli atti della Comunità, di avere l’evidenza delle spese e di pretendere la trasparenza amministrativa nella gestione della Comunità. Queste cose erano scritte nel programma del C.d.A. (punto 2 – trasparenza amministrativa), ma poi sono state dimenticate, pur costituendo un sacrosanto diritto di tutti. Per cui non sono io, ATCP o Ferrara ad essere contro, è il C.d.A. che va contro i diritti di tutti noi su questi aspetti. È il C.d.A. che disprezza il dissenso e non ne ha rispetto. Non è mio compito difendere Ferrara, ma gli riconosco di confrontarsi con ATCP in modo chiaro e civile.
Ma ATCP da che parte sta?
ATCP non è una associazione schierata su posizioni preconcette o di potere; si allea con chi dichiara di condividerne gli obiettivi e si impegna pubblicamente a portarli a compimento. Per questo la divisione che si è cercato accreditare fra “i buoni” (i semplici proprietari di una unità immobiliare senza altri interessi economici), da una parte, ed “i cattivi” (quelli che svolgono una attività imprenditoriale nell’edilizia o nel commercio), dall’altra, è abbastanza rozza e strumentale. L’attuale C.d.A. ha sostenuto questa tesi affermando, a più riprese, di rappresentare “i buoni”. Nella realtà le cose stanno diversamente. L’azione svolta dal C.d.A. si pone obbiettivamente contro gli interessi della generalità dei proprietari, favorendo di fatto coloro che vogliono un ulteriore sviluppo edilizio di C.P., questi, sì, “i cattivi”. Io sto dalla parte del programma ATCP, non sono dalla parte di questa o quella persona, di questa o quella corrente, né pro né contro gli operatori economici locali. Sto con chi vuole operare nell’interesse di tutti e nel rispetto dei diritti di tutti.
In che modo ATCP da Settembre 2014 ha cercato di dare una svolta nell’operato del C.d.A.?
Molti associati durante le nostre assemblee settimanali estive hanno chiesto che ATCP, attraverso il suo Presidente, rientrasse nel C.d.A. per tentare di attuare il programma sottoscritto alle elezioni dell’Aprile 2013. In quest’ottica, è stata inviata una lettera al Presidente del C.d.A. (che potete leggere nella sezione news del sito atcp.it) nella quale si proponeva un nuovo patto di collaborazione, a garanzia del quale sarebbero dovuti entrare nel C.d.A. due membri di ATCP. Il C.d.A, nel verbale dell’11 Ottobre, ha dato la sua risposta:
“Viene dato mandato al Presidente di valutare, avendo l'ATCP come interlocutore, le condizioni per invitare stabilmente ai prossimi CdA un rappresentante della ATCP che avrà facoltà di intervento, accesso alle informazioni, in sintesi tutte le facoltà dei Consiglieri ad eccezione del diritto di voto. Il Presidente manterrà, inoltre, contatti con l’ATCP al fine di valutare la possibilità di raggiungere accordi su piattaforme programmatiche condivise.”
Cari lettori, noi ed io in prima persona, ci abbiamo provato, ma è prevalsa la linea armata di chi vuole esercitare il potere, senza condividerlo. Di chi vuole ordinare e non ascoltare. Non hanno voluto dare “il diritto di voto” ad ATCP, perché LORO (pur eletti con la delega di ATCP) vogliono decidere da soli. Il C.d.A. sostiene che non esistono le condizioni regolamentari per arrivare alla cooptazione di altri membri. ATCP prende atto di queste dichiarazioni, ma non le condivide. E’ ovvio che la cooptazione deve avere dei presupposti che la giustifichino. Nel caso specifico, il presupposto era il nuovo patto di collaborazione con ATCP. Il C.d.A. si è trincerato dietro la forma di presunti pareri legali, ignorando invece la sostanza del problema posto da ATCP, e cioè un nuovo patto di collaborazione nell'ambito della coalizione che aveva espresso il C.d.A.
Cosa non mi è piaciuto dell’operato della Comunità?
Voglio ora elencarvi, in modo chiaro, i punti di critica, relativi a iniziative fatte o non fatte dal C.d.A., in contrasto col manifesto di ATCP e con quello di ex Unione Proprietari:
La gestione del progetto fognatura.
L’utilizzo scorretto e inappropriato del sito della Comunità.
La scarsa trasparenza nell’attività di gestione.
La sistematica violazione del principio di collegialità all’interno del C.d.A.
l’incapacità di ascoltare serenamente l’opinione libera della gente che rappresentano. Molti di voi avranno votato i nostri sondaggi dalla frequenza mensile. Ebbene sappiate che il C.d.A. sin dalla pubblicazione dei primi risultati ad Ottobre 2014 è andato letteralmente su tutte le furie invece che trarne spunto sereno di riflessione. Inaccettabile per chi ricopre quel ruolo.
L’immobilismo verso il Comune di Trinità.
Aver presentato un bilancio sbagliato ad Agosto 2014, e averne preteso l’approvazione.
L’accentramento delle decisioni in una/due persone (Verbale del C.d.A. del 3 Novembre 2014;
Aver presentato un bilancio preventivo in cui si aumentano le quote del 10-12% (verbale del C.d.A. del 3 Novembre 2014) invece di spingere in modo risoluto alla razionalizzazione dei costi. Troppo semplice reperire i costi alzando le quote.
Aver denigrato chiunque esprimesse delle critiche, come ad es. Pasquale Ferrara;
Aver accettato le dimissioni dei propri consiglieri come “una liberazione” invece che dimettersi tutti prendendo atto del fallimento. Se L’ATCP esce dal C.d.A., non possono continuare a governare con le deleghe che ATCP aveva portato in dote. Se si accettano le dimissioni di ATCP si deve anche accettare il rovescio della medaglia.
Non apprezzo l’operato del C.d.R. Dovrebbe essere l’organismo di controllo, ma io percepisco solo subalternità al C.d.A. Dov’era il C.d.R quando veniva posto in votazione un bilancio sbagliato? Perché non l’ha fermato? Ricordo, purtroppo, le dichiarazioni rese pubblicamente durante l’assemblea del 11 Agosto da un membro del C.d.R.:
“Il bilancio si può votare, l’errore contabile è di poche migliaia di euro su un bilancio di milioni”
Serve aggiungere qualcosa a ciò, oltre lo sbigottimento per la palese incapacità di chi parla? Sono loro i nostri migliori controllori?
Nessuna iniziativa per cambiare la qualificazione giuridica della Comunità;
Aver fatto proprio un bilancio che invece doveva essere ricondotto alla precedente gestione. Avrebbero dovuto chiudere il bilancio nel momento in cui questo C.d.A. si è insediato e portarlo subito ad approvazione. Ha preferito continuare la gestione precedente.
Dopo tanti punti di dissenso, una cosa a gran voce la voglio dire: Questo C.d.A. non è fatto di ladri. Sono persone delle quali non c’è motivo per dubitare della loro onestà personale ed anche del loro impegno nello svolgimento dell’incarico ad essi affidato, ma, come amministratori dei beni comuni e dell’interesse collettivo, si sono impegnate nella direzione sbagliata e con scarsi risultati. Mi dissocio sull’operato, ma rispetto le persone.
Perché sono iscritto ad ATCP?
Perché condivido profondamente gli obiettivi che si pone. Sono convinto che il loro conseguimento permetterebbe di far uscire Costa Paradiso dalle secche in cui si è incagliata.
Cosa vorrei nei prossimi 6 mesi?
Vorrei immaginare che nei prossimi mesi i consiglieri di questo C.d.A. la smettessero di distruggere le aspettative di tutti coloro, compreso me, hanno delegato Unione Proprietari. Sono state chieste le deleghe spiegando che i proprietari possono avere obiettivi comuni che gli attuali consiglieri si sono fatti carico di rappresentare. Chiedo e richiedo il rispetto di questo manifesto elettorale. Non sono divisi i proprietari che delegarono Unione Proprietari, sono i consiglieri che si sono divisi. E sono sempre i consiglieri che stanno tentando di dividere i deleganti di Unione Proprietari. Chiedo il rispetto delle promesse fatte.
Le sfide che ci attendono sono tante e tali, che richiedono un esame di coscienza. Questo C.d.A, vuole davvero affrontarle da solo a questo punto? Dopo aver sbattuto la porta in faccia a due dei tre componenti che lo hanno eletto? Dopo non aver rispettato il manifesto elettorale a distanza di quasi 2 anni? Perché non si cerca invece di nuovo l’unità? Se davvero gli attuali consiglieri non sono spinti da ambizione personale, se davvero pensano di rappresentare i proprietari, allora devono subito anteporre tutto ciò alla propria poltrona. Devono lasciare il passo, e impegnarsi a ricostruire quello che coi fatti stanno distruggendo. Si devono impegnare affinché gli stessi deleganti, votino per lo stesso programma, persone diverse a rappresentarli in C.d.A.
Chi volesse scrivermi personalmente su questi e altri temi, darmi suggerimenti, approvare o dissentire, e farmi proposte potrà farlo all’indirizzo stefano.angeli@atcp.it (che potete trovare anche nella sezione “chi siamo” del sito atcp.it). Incoraggio il dialogo, libero da insulti e da censure e col rispetto delle opinioni altrui. Senza il confronto costante e sereno di idee non c’è alcun progresso.
Stefano Angeli
Membro del Consiglio Direttivo di ATCP
stefano.angeli@atcp.it