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  • Immagine del redattoreFerdinando Mulas

Lettera di dimissioni dal C.d.A. della Comunità


Signor presidente,

Signori consiglieri,

con la presente intendo confermare le mie dimissioni dal C.d.A., già annunciate con l’e-mail del 9 aprile scorso. Le ragioni di questa decisione sono dovute, sostanzialmente, al mio profondo dissenso sulla linea d’azione e sulle modalità di gestione seguite da questo C.d.A. fin dall’inizio del suo mandato. Una linea d’azione che si è sviluppata nel solco della continuità con quella messa in atto dai precedenti C.d.A., in contrasto con le attese e le speranze di cambiamento riposte dai partecipanti nella lista dell’Unione Proprietari, alla costituzione della quale ATCP aveva dato un fondamentale e significativo contributo.

Ritengo opportuno ricordare che le attese e le speranze, di cui parlo, vertevano essenzialmente su tre questioni principali:

  1. fare chiarezza sullo stato della lottizzazione del territorio di Costa Paradiso e sui rapporti col Comune di Trinità per quanto riguarda le opere di urbanizzazione primaria ed i servizi urbanistici previsti dalla convenzione di lottizzazione;

  2. tutelare gli interessi dei proprietari/partecipanti attraverso una corretta ed efficiente gestione dei beni comuni;

  3. assicurare la salvaguardia dell’ambiente naturale del territorio, come patrimonio che contribuisce a dare valore alla proprietà esclusiva di ciascuno.

Sul primo punto, è ormai noto a tutti che il problema della lottizzazione è rimasto volutamente irrisolto perché ciò era utile e profittevole per alcuni - quelli interessati allo sviluppo edilizio - ma non certo per la maggioranza dei partecipanti. La conseguenza è stata che il numero massimo di 2107 unità immobiliari, previsto dal Piano Territoriale di Lottizzazione, è stato abbondantemente superato di oltre 400 unità, nel silenzio complice della Comunità ed in violazione del Regolamento. Di qui la necessità e l’urgenza che questo C.d.A affrontasse subito, con decisione, tale problema, la cui soluzione era ed è di fondamentale importanza per poter impostare un sistema di governance e di gestione di Costa Paradiso del tutto nuovo, svincolato da interessi particolari, orientato alla difesa dei diritti e degli interessi collettivi di tutti i partecipanti, aperto al confronto e alla collaborazione col Comune di Trinità sulla base del ruolo e dei compiti che la legge affida ai Comuni.

Il presidente, al quale avevamo dato mandato per attivare un tavolo di trattativa su questo argomento, non ha concluso granché e le sue spiegazioni sulla asserita indisponibilità del Comune a qualsiasi trattativa sono apparse abbastanza vaghe, lasciando trasparire la volontà di rimandare il problema ad altra data. In realtà, nel C.d.A. sussiste l’opinione che la convenzione di lottizzazione non sia ancora scaduta e che la Comunità, come avente causa della cooperativa lottizzante, abbia l’obbligo di completarla con la realizzazione dell’impianto fognario. Questa opinione, priva di basi giuridiche valide, è generalmente sostenuta da chi ha interesse ad ulteriori sviluppi edilizi nel territorio o da chi ha ancora un lotto da edificare, mentre lo stesso Comune di Trinità riconosce che la convenzione di lottizzazione di C.P. è effettivamente scaduta. Quanto al progetto relativo al nuovo impianto fognario, funzionale al sostegno della suddetta opinione, ho provato inutilmente a spiegare, nei documenti che ho prodotto per il C.d.A., che la Comunità non aveva l’obbligo convenzionale di realizzare l’impianto fognario, ma solo il progetto. Invece, anche per questo C.d.A. la realizzazione dell’impianto fognario è diventata una specie di missione, agendo come se la Comunità fosse un avente causa del lottizzante e sostituendosi al Comune nella valutazione della necessità dell’opera e dell’interesse collettivo ad essa collegato. A quasi trent’anni dalla scadenza della convenzione di lottizzazione, affermare che si è ancora aventi causa del lottizzante è come arrampicarsi sugli specchi, tanto più che l’altro contraente, e cioè il Comune, si è guardato e si guarda bene dall’imporre, di sua iniziativa, l’obbligo della realizzazione in capo ai partecipanti/proprietari, pur avendo continuato a rilasciare concessioni edilizie, a convenzione scaduta (quindi illegittime), senza riscuotere dai concessionari gli oneri di urbanizzazione primaria.

Quanto al secondo punto, non posso che confermare la mia denuncia per l’assenza delle condizioni e dei presupposti necessari per qualsiasi confronto serio e responsabile nell’ambito del consiglio di amministrazione. Sotto questo aspetto, sia la transazione siglata col titolare del maggior debito nei confronti della Comunità, sia l’incarico affidato ad un professionista per la validazione del progetto dell’impianto fognario sono stati due casi esemplari, che hanno rappresentato, per me, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

E’ possibile che in un organo, che agisce in rappresentanza e nell’interesse dei partecipanti/proprietari, il presidente ed il tesoriere, a fronte di un debito accertato di 221.000 € maturato da un partecipante, accettino, in via transattiva, il pagamento di una cifra di 165.000 € , dilazionata in due anni, senza sottoporla preventivamente ad una deliberazione del C.d.A., come l’entità della somma in gioco avrebbe richiesto ? Ma è lecito definirla transazione e non piuttosto un grazioso regalo ? Qual è la parità di trattamento rispetto a quei partecipanti ai quali la Comunità ha chiesto di pagare, spesso per via giudiziaria, oltre alle quote condominiali dovute, interessi legali maggiorati di quattro punti percentuali ?

Sull’ampliamento dell’impianto fognario c’è stato invece uno stravolgimento, consapevole e prestabilito, della decisione, assunta dal Consiglio il 28 maggio 2013, di affidare ad un professionista l’incarico per la validazione, sotto il profilo tecnico-economico, del progetto Savi. L’incarico aveva, infatti, lo scopo di fornire al C.d.A., in via prioritaria, tutti gli elementi utili a decidere, con cognizione di causa, sul prosieguo del progetto e sulle eventuali modifiche da apportarvi. Questo obbiettivo giustificava anche la notevole spesa relativa a tale incarico (87.000 € con l’aggiunta di ulteriori 38.000 € per l’analisi idrogeologica). Considerata l’urgenza, esso sarebbe stato portato a termine entro settembre/ottobre 2013. Ad oggi non si conoscono ancora gli esiti dell’attività di validazione, mentre sembrerebbe concluso l’iter per ottenere la valutazione di impatto ambientale del progetto da parte della regione Sardegna. E’ evidente, in questa linea di comportamento, la volontà di mandare avanti il progetto Savi, a prescindere dai risultati della validazione.

Questi sono due casi emblematici, ma non gli unici, di come funziona questo consiglio, che disattende il principio di collegialità e adotta decisioni che appaiono in danno dell’interesse dei partecipanti.

Anche per quanto riguarda il terzo punto, l’azione del C.d.A. è stata tutt’altro che incisiva e chiara. A parte i monumenti al paesaggio installati nel parcheggio di “Li Cossi”, l’unica iniziativa, tendente a rilevare sia gli abusi edilizi che gli ampliamenti non censiti, è stata qualificata come l’avvio di un processo di delazione, e quindi stoppata in attesa di tempi migliori.

Pertanto, quello che avrebbe dovuto essere un C.d.A. di innovazione e cambiamento si è rivelato, di fatto, un fedele continuatore della politica e del sistema di gestione praticati in precedenza, facendo propri i relativi capisaldi:

  • la lottizzazione di C.P. non è scaduta; la Comunità di C.P. è da considerare avente causa del lottizzante a tempo indeterminato;

  • le opere di urbanizzazione devono essere ancora gestite dalla Comunità e non essere cedute al Comune;

  • la Comunità deve continuare a gestire l’attuale impianto fognario, di proprietà del Comune e il servizio idrico in vece dell’ente a ciò preposto;

  • la Comunità deve realizzare a spese dei partecipanti il nuovo impianto fognario.

Se ho ben capito, una volta ottenuta la valutazione di impatto ambientale dalla Regione, i passi che si prefigge il C.d.A. sono quelli di: chiedere al Comune la convocazione della Conferenza di Servizi necessaria per l’emissione del provvedimento di concessione edilizia; definire le modalità di realizzazione dell’opera e quelle di riscossione degli oneri/quote dai Partecipanti; stipulare una nuova convenzione con il Comune per la gestione del nuovo impianto fognario e della altre opere di urbanizzazione (dal verbale della riunione del C.d.R. del 8 febbraio 2014).

C’è quanto basta per rendersi conto che la filosofia che ispira l’attuale C.d.A. è quella di continuare a tenere in piedi la repubblica autonoma di Costa Paradiso e di far pagare ai partecipanti sia la manutenzione delle opere di urbanizzazione, sia la realizzazione delle opere stesse, come l’impianto fognario. Insomma, i partecipanti/proprietari continueranno a pagare, nella quota condominiale, oneri già ricompresi nelle tasse locali imposte dal Comune.

Chi, come me, si è battuto affinché:

  • il Comune cessi di essere solo un esattore di tasse, ma svolga il ruolo che la legge gli assegna nel governo e nella tutela del territorio e nella gestione dei servizi urbanistici;

  • le quote condominiali e le relative spese siamo destinate ai servizi collettivi e non a far fronte ad oneri, molti dei quali sono di competenza comunale;

  • venga assicurata trasparenza ed efficienza nella gestione dei beni comuni;

  • venga tutelato il territorio comune sotto l’aspetto ambientale e paesistico effettuando quegli interventi utili a migliorarne la fruibilità da parte dei proprietari,

non può accettare una linea, che, sostanzialmente, è quella seguita in passato dai precedenti C.d.A., né avallare iniziative e scelte che, a mio giudizio, non riflettono gli interessi della collettività che il C.d.A. rappresenta.

Queste sono le ragioni di fondo delle mie dimissioni, che ritengo di dover confermare, non essendo venuto dal Consiglio alcun segnale di attenzione rispetto alle delicate questioni da me poste.

Un cordiale saluto

Ferdinando Mulas


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