Il rinvio dell’udienza del 24 aprile u.s., nel ricorso al TAR nr. 1039/2012, presentato da ATCP ed altri 40 proprietari nei confronti del Comune di Trinità d’Agultu alla fine del 2012, ha creato molto disappunto, non solo tra i ricorrenti ma anche tra tutti coloro che aspettavano la sentenza del TAR, come la soluzione dei problemi principali di Costa Paradiso. Il ricorso al TAR era ormai considerato da molti come l’unica ciambella di salvataggio cui aggrapparsi per definire l’ambito delle competenze tra Comune e Comunità nella gestione delle opere di urbanizzazione, nonché per risolvere la questione del servizio idrico integrato e quella dell’ampliamento della fognatura. In questo clima di grande aspettativa sul provvedimento del TAR non sono mancate le iniziative scorrette, come quella promossa da “Amicicostaparadiso”, di far pervenire al prof. Occhiena, il legale che ha curato il ricorso, una lettera-petizione da parte di numerosi proprietari, in massima parte non firmatari del ricorso, con l’invito a non accogliere la richiesta di rinvio formulata nella memoria di replica, depositata il 3 aprile scorso dall’avv. Ballero, legale del Comune. Quest’ultimo ha motivato la richiesta di rinvio affermando che erano in corso delle trattative tra Comune di Trinità, EGAS e Abbanoa per risolvere definitivamente il problema della gestione del servizio idrico integrato e dell’ampliamento della fognatura di Costa Paradiso.
Il Presidente della II Sezione del TAR ha accolto l’istanza con l’auspicio che il rinvio serva davvero per trovare una soluzione concordata tra i diversi soggetti pubblici interessati. In questa prospettiva, egli ha ritenuto che la trattativa tra i ricorrenti e la Comunità, da una parte, e il Comune, EGAS e Abbanoa, dall'altra, sia un'importante, ma ultima possibilità, per trovare una soluzione globale. A tal fine ha concesso il rinvio richiesto, fissando la data della prossima udienza al 19 dicembre 2018. A sua volta, il difensore del Comune ha assicurato l’impegno e la volontà dell’Amministrazione comunale di risolvere la questione una volta per tutte.
La decisione ha suscitato non poche reazioni contrarie - e non poteva essere diversamente - dopo più di cinque anni di attesa. Quel che sconcerta e che lascia allibiti è il fatto che le reazioni più dure siano venute da personaggi che hanno criticato e schernito, a suo tempo, l’iniziativa del ricorso, come ad esempio l’ex tesoriere del precedente C.d.A. Sandro Guiducci, il quale, con prosa approssimativa, scrive un commento sul sito ufficiale della Comunità: “Oltre che scandaloso direi che questo consiglio di amministrazione debba produrre a tutti le intenzioni che intende adottare, magari …perché no… corredate dai singoli pareri dei membri del consiglio”, dove non si capisce se è scandaloso il rinvio o il consiglio di amministrazione, il quale dovrebbe “produrre a tutti le intenzioni che intende adottare” magari specificando “i singoli pareri” dei membri del C.d.A. E ancora avanza il sospetto che il prof. Occhiena non avrebbe seguito adeguatamente la causa nell’interesse dei ricorrenti non opponendosi in modo deciso al rinvio. Sulla stessa lunghezza d’onda è la signora Diana Lanciotti, la quale, sempre sul sito ufficiale della Comunità, a sua volta, commenta: “ …Non si capisce in che cosa possa consistere una “trattativa” con gli enti pubblici, visto che incontri se ne sono fatti in abbondanza”; la stessa, poi, ammonisce: “Il CdA, in quanto rappresentante della nostra volontà, deve prendere atto che noi proprietari siamo oltremisura stufi di dover pagare (ancora) quanto non dovuto e, ancora, dovrà rendere noto al Comune che altre prove di forza e minacce (o “ultimatum”) come quelle da poco messe in atto tramite pubblici proclami saranno ritenute un affronto e una dichiarazione di guerra (sic !) nei confronti di tutti noi proprietari; ed infine, semina sospetti: “In ogni caso restiamo in attesa di vedere pubblicato il verbale dell’udienza per capire fino in fondo come è stato condotto il gioco, e da chi. Sennò ci si potrebbe fare l’idea (spero sbagliata…) che questo rinvio facesse comodo a tanti (troppi)…”.
Gli scenari contenuti in questi due commenti, esemplificativi dei “rumors” che circolano oggi a Costa Paradiso, sono del tutto infondati ed anche malevoli. Il prof. Occhiena, oltre ad essere un valente avvocato, è serio e coscienzioso: sulla sua deontologia professionale non ci sono ombre di alcun genere e nessuno può avanzare dei sospetti sulla sua condotta processuale. Lo scorso anno si è opposto decisamente alla integrazione del contraddittorio con tutti i proprietari di C.P., chiesta sempre dall’avv. Ballero, e nonostante ciò il presidente della II° Sezione del TAR ha deciso per il rinvio. Nell'udienza dell’aprile scorso, il prof. Occhiena non ha aderito, secondo le indicazioni ricevute, alla richiesta di rinvio ed ha doverosamente rappresentato allo stesso presidente l’urgenza di arrivare ad una decisione, evitando tuttavia di fare le barricate, avendo capito che l’orientamento del collegio giudicante appariva favorevole a provare “il tutto per tutto” e quindi a concedere un periodo di tempo volto alla soluzione stragiudiziale della complessa vicenda.
Stando così le cose, dobbiamo cercare di capire se questo rinvio, peraltro breve, è una ulteriore perdita di tempo, come sostiene la Lanciotti (“visto che incontri se ne sono fatti in abbondanza” – ma tra chi ?), oppure se possa rappresentare, effettivamente, un’occasione per risolvere i problemi di Costa Paradiso, secondo l’auspicio espresso in udienza dal presidente della II° Sezione del TAR.
Prima di tentare questa valutazione, è utile immaginare che cosa sarebbe successo se il TAR fosse andato a sentenza e l’esito fosse stato favorevole ai ricorrenti.
La sentenza avrebbe certamente sancito l’accertamento dell’obbligo/dovere del Comune di Trinità d’Agultu di assumere la gestione delle opere di urbanizzazione primaria realizzate, indicate negli artt. 3 e 4, convenzione di lottizzazione 1 agosto 1975 stipulata tra il Comune e la Costa Paradiso Società Coop. a r.l.,, condannando il Comune stesso ad adempiere alla gestione delle opere ed al collaudo dell’impianto fognario esistente. Tuttavia, difficilmente avrebbe condannato il Comune all'ampliamento ed al potenziamento dell’impianto medesimo.
Quale sarebbe stata la reazione del Comune di Trinità dopo la notifica di una sentenza di questo genere ? Il Comune, avendo sempre dichiarato di non poter assumere la gestione delle opere per una asserita carenza di risorse, avrebbe adottato una delibera con la quale avrebbe trasferito la gestione della rete idrica e dell’impianto fognario ad EGAS ed Abbanoa. Questi, pur essendo normativamente preposti al governo ed alla gestione del servizio idrico integrato, non avrebbero accettato supinamente tale delibera, ma, probabilmente si sarebbero opposti, eccependo la non conformità degli impianti di Costa Paradiso agli standard stabiliti. Col risultato che le opere e i relativi servizi sarebbero rimasti nelle mani della Comunità, benché priva di qualsiasi titolo di legittimazione per gestire il servizio idrico integrato. A questo punto, la Comunità non avrebbe avuto altra scelta se non quella di proporre un nuovo ricorso al TAR nei confronti del Comune, di EGAS e Abbanoa, per la definizione del quale sarebbe occorso, nella migliore delle ipotesi, non meno di un anno e mezzo di tempo.
Questo scenario, molto realistico, induce a valutare il rinvio deciso dal TAR in modo più possibilista; comunque meno pessimistico di quello dei vari critici, spuntati numerosi, dopo l’udienza del 24 aprile scorso.
In effetti, la trattativa può essere avviata subito, direttamente col Comune per la rete viaria, mentre per la cessione della gestione della rete idrica e dell’impianto fognario e di depurazione esistente, nonché per l’ampliamento di quest’ultimo ed il rifacimento della rete idrica, il tavolo di trattativa dei ricorrenti e della Comunità,(che ha deciso di cambiare la posizione neutra, mantenuta finora, per schierarsi a fianco dei ricorrenti), dovrà essere attivato con EGAS e Abbanoa; enti, che nel ricorso pendente, non sono parti in causa in quanto la normativa sul servizio idrico integrato è successiva alla data in cui il ricorso è stato proposto. Il Comune avrà, comunque, tutto l’interesse a che EGAS e Abbanoa acquisiscano l’impianto idrico e quello fognario di Costa Paradiso al più presto, magari, se fosse possibile, anche in deroga (cioè senza eccezioni sulla eventuale non conformità agli standard delle opere). Sotto questo aspetto, la posizione del Comune finisce, di fatto, per non essere più antagonistica, ma, più verosimilmente, a sostegno delle ragioni dei ricorrenti e della Comunità.
Non vi è dubbio che questo secondo scenario si configuri, almeno in teoria, decisamente migliore, sul piano delle prospettive possibili, rispetto a quello della contrapposizione giudiziaria fra la Comunità da una parte e Comune, EGAS e Abbanoa, dall'altra.
La Comunità, intesa, a questo punto, come l’insieme di tutti i proprietari e quindi comprensiva anche dei ricorrenti originari, opportunamente assistita dai suoi legali, siederà al tavolo di trattativa con l’obiettivo di individuare una soluzione condivisa circa:
la presa in carico immediata delle opere di urbanizzazione da parte del Comune di Trinità;
la cessione del servizio idrico integrato al gestore istituzionale Abbanoa, stante l’illegittimità della gestione del servizio in capo alla Comunità. La trattativa punterà a far sì che il passaggio avvenga anche in deroga.
l'avvio dell’ampliamento dell’impianto fognario e di depurazione attuale, con l’attuazione graduale del progetto già approvato. La Comunità tratterà decisamente affinché le procedure di gara siano curate da Abbanoa, che potrà utilizzare, per l’avvio, il finanziamento di 3 milioni, che sarebbero nella disponibilità di EGAS, destinati a Costa Paradiso. La stessa Abbanoa stabilirà gli oneri di allaccio a carico dei Partecipanti, in base alle tariffe già stabilite per la Sardegna.
I primi due punti sono, ovviamente, irrinunciabili in quanto oggetto specifico del ricorso. La trattativa verterà, perciò, sulla fase di transizione del S.I.I. per la definizione delle modalità e dei tempi, ma anche per ottenere che il passaggio avvenga possibilmente in deroga, nel senso già detto. Il terzo punto, qualora avesse uno sbocco positivo - come è legittimo sperare - sarà il vero valore aggiunto della trattativa rispetto a ciò che si sarebbe potuto ottenere, il 24 aprile scorso, nel caso fosse intervenuta la sentenza.
Un’analisi della tempistica, collegata ai due scenari sopra delineati, può essere utile per completare la valutazione delle ipotesi sopra esposte.
Nel caso in cui il TAR avesse pronunciato la sentenza favorevole ai ricorrenti, la pubblicazione del testo sarebbe avvenuta più o meno a fine giugno 2018. Il Comune, riconosciuto titolare delle opere, avrebbe deliberato con calma, presumibilmente alla fine della stagione estiva, di trasferire i suddetti impianti agli enti istituzionalmente preposti a tale servizio. Di fatto, la gestione delle opere e del servizio idrico e fognario sarebbe rimasta nelle mani della Comunità, che non avrebbe avuta altra scelta se non quella di proporre un nuovo ricorso contro il Comune, chiamando in causa, questa volta, anche EGAS e Abbanoa. Praticamente, l’eventuale nuovo ricorso sarebbe stato depositato e iscritto a ruolo nel 2019, dopo le intimazioni di rito al Comune per l’esecuzione del giudicato del TAR.
Con la trattativa, che sarà avviata nel corrente mese di maggio, gli esiti dovrebbero concretizzarsi entro ottobre 2018, non oltre. Se saranno soddisfacenti, rispetto agli obiettivi sopra indicati, il rinvio sarà stato una buona cosa, facendo addirittura guadagnare del tempo; se, invece, la trattativa si dovesse risolvere in un nulla di fatto, è evidente che il 19 dicembre ci sarà inevitabilmente la sentenza, senza alcuna possibilità di rinvio, ma con la prospettiva, già descritta, di non avere una soluzione immediata dei problemi della Comunità, con buona pace delle illazioni, dei sospetti e delle parole in libertà dei “benpensanti” di C.P.
Ferdinando Mulas