
Cari lettori,
l’assemblea con i suoi esiti del 10 agosto ormai la conoscete tutti. In pochi però conoscono i 15 giorni che hanno preceduto l’assemblea, giorni faticosissimi, costellati di incontri fiume con interlocutori voltagabbana che richiedevano di riiniziare spesso tutto da capo. Tante cose come detto dovrei dirvi, ma sarebbero troppe e noiose. Questa è per me anche l’occasione per salutarvi, perché, come anticipato oltre un anno fa, il 3 agosto 2016 giorno dell’assemblea annuale degli associati, ho rassegnato le dimissioni dal Consiglio Direttivo di ATCP dopo due anni di intenso lavoro. Spero che questo mio gesto possa essere emulato da una serie di altre persone che, ad esempio, dovrebbero rapidamente sgombrare il campo dopo anni e anni d’incollaggio alle sedie della Comunità.
Sentimenti ormai consolidati
Chi come me dentro Costa Paradiso è nato e cresciuto, anche se giovane, ha imparato che i partecipanti in modo pressoché unanime, hanno ormai consolidato due idee.
Il primo è un sentimento di fastidio e di repulsione verso il Comune di Trinità. Questo sentimento non è rivolto a persone precise, ma all’istituzione stessa, poiché ha cambiato molti i sindaci ma quasi mai la politica adottata nel territorio, che ha sempre trascurato. Una politica che ancora pensa che la mucca possa fornire latte in eterno senza essere foraggiata e che, sentendosi proprietaria del territorio, avverte quasi il dovere di seguitare a mungerla. La ripulsa a tutto ciò si è accentuata molto negli ultimi anni, specie con l’avvento della crisi, che ha svegliato tutti dal grande sogno della crescita infinita, iniziando a mettere a nudo una serie molto lunga di problemi irrisolti. Problemi certo non secondari come le opere di urbanizzazione.
L‘altro grande sentimento di repulsione è più recente, ed è rivolto contro la Comunità. In passato questo organismo godeva di popolarità (sorprendente a mio avviso) perché in fondo era poco costosa e garantiva quell’autonomia di gestione che dentro Costa Paradiso affascinava i più. Le cose sono cambiate nell’ultimo quinquennio, ossia con le ultime due amministrazioni, risultate alquanto indigeste anche a quei partecipanti che prima ne accettavano il modello di autogestione. Le spese (e quindi le quote per tutti noi) sono salite vertiginosamente, e con esse anche la confusione, gli sprechi e la litigiosità. Sono nati siti e blog (come CostaParadisoNews, SecondoZorro, e la stessa ATCP), la gente ha iniziato ad informarsi, a scoprire la realtà dei fatti; e piano piano ha maturato disgusto verso l’organismo autoreferenziale, insaziabile, e sovente percepito come minaccioso e omertoso (ricordo a tutti gli articoli mai firmati). Questo sentimento è esploso il 10 agosto, quando centinaia di persone si sono messe diligentemente in fila con l’unico obbiettivo apparente di contestare la Comunità, i suoi sostenitori e chi l’ha guidata.
Comune, Comune, perché sei tu Comune
Parafrasando una celebre frase di William Shakespeare, mi chiedo cosa stia aspettando il Comune a rinnegare se stesso e le scelte che ha quasi sempre fatto contro l’interesse generale. Parlo ovviamente del Comune di Trinità che, in prossimità dell’assemblea, col suo 15% circa di decimillesimi si è trasformato in sirena d’Ulisse per attirare a se i naviganti. Questo diritto al voto, lo voglio dire chiaramente, fino a prova contraria, io glielo riconosco. Ciò che però mi riesce difficile da accettare, ed è un problema che ci riguarda tutti, è quanto l’ente fatichi a superare quel modello storico, purtroppo consolidato, che lo vede esercitare questo suo diritto anche contro l’interesse del territorio che pure dovrebbe rappresentare, tradendo la sua missione. Il Comune chiedeva “due posti nel CdA”, possibilmente inserendo assessori, consiglieri o “trombati” alle elezioni. Una pretesa che ha sempre rivendicato in modo immutato e incurante dei cambiamenti anche legislativi. Infatti, con l’avvento della normativa sul conflitto d’interessi questa visione miope avrebbe dovuto abbandonarla.
Nell’impossibilità manifesta di farlo ragionare, varie gestioni comunitarie e stimati partecipanti hanno portato avanti l’idea di privare il Comune dal diritto di voto anche a costo di aspre battaglie giudiziarie (massima espressione di disprezzo verso l’istituzione). Io ritengo invece, anche di fronte a reiterati fallimenti in questo senso, che si debba rovesciare l’impostazione. Non si tratta di privare il Comune di quello che a tutti gli effetti sembra essere un diritto, ma di responsabilizzarlo di fronte a scelte non più sostenibili senza violare la legge. A noi partecipanti dunque il compito di essere credibili nell’amministrarci e di prospettare una soluzione all’ente locale, lasciandogli l’eventuale responsabilità di una scelta contraria che aprirebbe le vie legali d’ufficio per lo scenario di conflitto d’interesse palese che si genererebbe.
Il tentativo della lista unica
Agli inizi d’agosto, dopo che ATCP aveva presentato la sua lista per il CdA di 5 componenti, siamo stati contattati dal Comune per intraprendere un dialogo finalizzato alla ricerca di una strada unitaria per arrivare in assemblea con un’unica lista da votare. Il progetto comunale sostanzialmente prevedeva un CdA di transizione finalizzato esclusivamente alla cessione delle opere di urbanizzazione attraverso una lista partecipata dalle anime più importanti e comunque da quelle che avevano manifestato la volontà di dialogare, (Unione Proprietari, imprenditori, Comune e ATCP). Se l’obiettivo era l’interesse generale allora ATCP era disposta a partecipare al tavolo di confronto ma non ad aderirvi a tutti i costi. Abbiamo partecipato agli incontri e quindi alla trattativa vera e propria, ma in modo risoluto abbiamo posto due condizioni per aderire a questo progetto:
Il Comune non doveva far parte né direttamente né indirettamente al CdA. Al Comune abbiamo prospettato la maggioranza del CdR che, a termini di regolamento, gli avrebbe garantito pari forza del CdA senza violare le leggi sul conflitto d’interesse e superando definitivamente il vecchio modello di rappresentanza.
Nessun componente dell’amministrazione uscente ancora in carica doveva fare parte di quella nuova; il cambiamento necessariamente passa anche attraverso le persone.
Sul primo punto, sebbene con grande difficoltà, alla fine il Comune è riuscito a rivedersi e ad alzare lo sguardo dal tradizionale orizzonte: aveva rinunciato alla sua presenza nel CdA. Una vittoria non di ATCP, ma di tutti, perché veniva finalmente riconosciuto il diritto dei partecipanti (proprietari ed imprenditori) di amministrare ciò che è esclusivamente di loro proprietà attraverso il CdA (avviando la cessione delle opere di urbanizzazione la cui gestione spetta, appunto, agli enti pubblici). Inoltre, per la prima volta, si sanciva il diritto del Comune di svolgere il ruolo di controllore in qualità di “governante” del territorio. Infine, si inaugurava una chiara e netta indipendenza tra CdA e CdR. Mi sono personalmente impegnato su questo punto, e alla fine devo riconoscere che l’accettazione da parte del Sindaco è stata una dimostrazione di reale intenzione di collaborare per la riuscita di questo progetto. Una scelta che per una parte del suo elettorato veniva vissuta come rinuncia ad una “proprietà” consolidata, e per questo immagino sia stata molto sofferta.
Senza entrare nelle questioni politiche che non mi riguardano, vorrei spezzare una lancia in favore della persona di Giampiero Carta per avere percepito, da parte sua, una sincera volontà di collaborare con me. Abbiamo avuto in quei giorni frequenti scambi di opinione e con me ha costantemente ricercato il dialogo costruttivo e quel minimo comune denominatore che potesse essere accettato da ambo le parti. Ho sempre avuto davanti, insomma, un interlocutore corretto e ci tengo a sottolinearlo anche se poi abbiamo preso due strade diverse. Entrambi abbiamo da subito condiviso la necessità di dare seguito alla convenzione scaduta da 21 anni, e quindi di procedere senza ulteriore perdita di tempo, con l’acquisizione delle opere (strade, rete idrica e fognaria). Perciò, se il Sindaco intenderà ancora proseguire su questa strada troverà il mio plauso.
Era il 7 di agosto e le parti avevano raggiunto un equilibrio attorno ad un CdA di 7 persone (2 di ATCP, 2 di Unione Proprietari, 2 del mondo imprenditoriale e 1 indipendente che avrebbe fatto il presidente). Il CdR sarebbe stato di 5 persone di cui 3 indicate dal Comune. Tutte le maggiori anime insomma partecipavano al progetto, responsabilmente. Molti attori, è bene dirlo, tra loro non si parlavano, per cui non è stato affatto facile trovare quel fragile equilibrio nell’interesse di Costa Paradiso.
La mancanza di capitani coraggiosi
Purtroppo tutto il lavoro è stato spazzato via in un attimo: la sera del giorno dopo ci è stato comunicato dai vari interlocutori che il CdA di 7 persone, faticosamente concordato, doveva prevedere al suo interno la presenza di Piergianni Addis; e nel ruolo di presidente. Non si sa esattamente da chi è arrivata “l’imposizione”, le versioni sono state le più disparate. Risultato: sconcerto generale per un cambio di opinione così repentino, così radicale e senza una spiegazione logica. Eppure, sembravamo tutti concordi nel superare (direi finalmente dopo decenni) la figura tanto discussa del presidente uscente. Insomma molti di coloro che per anni hanno criticato l’ultima compagine, proponevano di “cambiare” mantenendo sempre lo stesso presidente. Una posizione oltre modo imbarazzante sostenuta da chi evidentemente ha pensato che si dovesse vincere “a qualunque costo”. Purtroppo a questo coro si è unito anche il Comune con mio grande, grande, dispiacere. Nel tentativo di chiedere una spiegazione, qualcuno ha persino detto, non so fino a quanto ironicamente, “tanto dopo 2 mesi lo sfiduciamo come già fatto”. Per me è stato il chiaro segnale che la ragione aveva sgombrato il campo. ATCP non ha potuto accettare questa imposizione che metteva del tutto in secondo piano l’interesse generale e la volontà di cambiamento che anima ormai Costa Paradiso. Se l’obiettivo erano solo le poltrone da conquistare o difendere allora non avevamo nulla a che fare con questo progetto. Abbiamo dunque deciso di abbandonare le trattative, e di andare separati in assemblea il 10 agosto, ossia Comune-mondo imprenditoriale-amministrazione uscente da una parte e ATCP, Amici di Costa Paradiso e gruppi spontanei dall’altra.
Il tentativo di unione che, un giorno sì e l’altro pure viene ora invocato, era stato dunque operato e percorso con ogni sforzo. Un tentativo che ha gettato le sue prime basi oltre un anno fa, perché l’unione tra anime che hanno idee diametralmente opposte sulla gestione di Costa Paradiso non si trova dalla sera alla mattina, e non è sufficiente un banale appello all’unione per materializzarlo. Questa volta c’erano tutte le condizioni per riuscirci, purtroppo il personalismo di qualcuno ha avuto la meglio sull’interesse generale, il coraggio che sembrava animare molti attori era sparito improvvisamente o semplicemente non è mai esistito. Sono sicuro, e le prove sono di questi giorni, che i richiami all’unità non mancheranno a ripresentarsi, ma avendo da poco tutti quanti fallito su questa strada e conoscendone le ragioni, credo che sia più opportuno evitare di illudere ulteriormente i partecipanti.
Costa Paradiso vive uno spaventoso deficit di interlocutori onesti, credibili ed autorevoli. Da piccolo ero abituato, arrivando per l’estate, ad essere accolto da un tale Comita Addis, che veniva persino a casa, con una ciotola di cioccolatini in mano, per darci il benvenuto. I barbari che oggi imperversano nel territorio non si degnano nemmeno di dedicargli una piazza, un’aiuola, un pezzo di terra, qualsiasi cosa che possa ricordare a tutti noi che Costa Paradiso non è sempre stata lo schifo di oggi.
Una scelta antistorica
Molto spesso gli attori di Costa Paradiso, trovandosi alle strette o senza idee per la testa, finiscono per ripetere le scelte passate. Ultimamente sta sempre avvenendo questo, ma le scelte stridono sempre di più con il mondo che nel frattempo cambia e si evolve. Il 10 agosto le orecchie di molti signori hanno saputo ascoltare “il solito canto delle sirene”; hanno insomma guardato solo gli immediati effetti positivi di una scelta, banalmente vincere. Già, vincere e basta era diventato il ritornello; ma a che prezzo?
Vero, a Costa Paradiso ci sono più anime che partecipanti, ma in tanti avevano lavorato per riavvicinarle, in tanti si erano impegnati per creare una occasione storica da non mancare. Dopo 10 anni veniva eletto un nuovo Sindaco, si poteva dare una nuova immagine al Comune ripulita da tanti sentimenti di avversione. Si poteva cambiare l’amministrazione della Comunità che certo non godeva di grande popolarità e non serviva un genio per capirlo (si veda a titolo di esempio le 262 firme di sfiducia di Aprile, fatto storico mai accaduto).
Un Comune che, presentandosi in assemblea, assumendosi le sue responsabilità di fronte ad una convenzione scaduta e disattesa da 21 anni, proponendosi in prima persona per dare una soluzione definitiva nell’interesse generale, votando ed incoraggiando il cambiamento, invocando l’unità tra tutti i partecipanti, poteva volgere davvero lo sguardo al futuro, chiudere di slancio il pregresso e tentare di rilanciare l’immagine e l’economia di Costa Paradiso.
Invece questa occasione storica è stata gettata alle ortiche. Si è preferito perseguire la vittoria facile sostenendo il presidente uscente, appoggiando insomma una lista di partecipanti contro un’altra, una lista per giunta minoritaria come dimostrato dalla prima votazione. Tutto come prima o peggio di prima insomma; niente è cambiato, e senza capitani coraggiosi niente cambierà mai.
La scelta del Comune di presentarsi in assemblea per votare Piergianni Addis presidente del nuovo CdA riesumando le antiche alleanze è, dal mio punto di vista per quanto detto sopra, un drammatico errore politico. Le occasioni nella storia si presentano una volta; se si perdono si passerà la vita a rimpiangerle.
Il Sindaco in assemblea è stato purtroppo fischiato e contestato per il solo fatto di essere stato identificato come sostenitore del dott. Piergianni Addis. D’altronde, in carica da appena 2 mesi, non poteva certo incarnare colpe per una storica gestione del Comune mai tollerata dai partecipanti. Ma era davvero questo l’obiettivo della nuova amministrazione Comunale? Vincere a tutti i costi? O forse auspicava di vincere in assemblea riconquistando anche la fiducia dei partecipanti verso l’istituzione? Il sindaco voleva Piergianni Addis, o è stato tirato per la giacchetta da qualche collaboratore in quel momento poco illuminato? Io non so darmi una risposta, mi tengo solo l’enorme dispiacere per l’occasione perduta.
Come ebbi modo di dire il giorno stesso dell’assemblea al Sindaco, una scelta di campo di questo tipo avrebbe nuovamente compromesso il dialogo tra le parti (proprietari ed istituzione pubblica) per anni. Ho lavorato perché ciò non si verificasse, non ci sono riuscito, evidentemente non sono stato all’altezza e lascio che in futuro ci riprovino altre persone. Il Comune (se vuole) dovrà riguadagnarsi la fiducia dei suoi amministrati persa in decenni di totale abbandono, anche se oggi, dopo il 10 agosto, non ho idea di come potrebbe riuscirci.
Mi lascio una grande eredità umana
Siamo arrivati ai saluti. Chi mi segue sa perfettamente la mia visione negli incarichi: chi se li assume deve farlo per un tempo limitato e possibilmente già annunciato in partenza. Dichiarai che mi sarei impegnato per due anni, annunciai la data di scadenza del mio mandato (agosto 2016) e quella data non l’ho mancata. In occasione dell’assemblea annuale degli associati (3 agosto) ho presentato al Presidente Mulas la mia irrevocabile intenzione di lasciare l’incarico per favorire un ricambio interno di idee. Non un addio, ma un arrivederci, perché ATCP è la mia casa e resterò un associato. Nuove grandi personalità del calibro di Yos Zorzi e di Claudio Pedace si sono affacciate. Persone che, col loro bagaglio di idee e di energie, sapranno fare molto meglio del sottoscritto e contribuiranno a mantenere più viva che mai questa associazione che da 25 anni si batte per gli interessi dei partecipanti oppressi.
Sono stati due anni molto intensi, in cui ho lavorato a stretto contatto col Presidente Mulas, una persona la cui moralità ai miei occhi non verrà mai intaccata dalla valanga di fango che gli riversano contro. Una persona buona in un mondo di affaristi e faccendieri, un baluardo di legalità nella palude dell’anarchia. Un uomo che ha dedicato il suo impegno alla causa Costa Paradiso, senza remunerazione, senza soddisfazioni, senza nemmeno una pacca sulla spalla, solo continue provocazioni, calunnie e irriconoscenza. Abbiamo lavorato fianco a fianco due anni, e abbiamo portato ATCP insieme agli altri compagni di viaggio Faure, Filone e Mancino, ad un traguardo storico di oltre 1200 decimillesimi in assemblea. A voi Ferdinando, Giovanni, Fabrizio e Davide, un caloroso grazie di tutto.
Guardando il panorama di Costa Paradiso invece dovrei fare un elenco molto lungo di ringraziamenti. Un mondo strano quello che si sviluppa sulla costa del diavolo, in cui ogni interlocutore ti tira per la giacchetta a non rivolgere la parola al suo “nemico”. Già il suo, ma non è mai stato il mio; infatti ho cercato di parlare e di collaborare con tutti nell’esclusivo interesse generale, separando molto bene il piano personale da quello professionale. E pazienza se sono stato per questo attaccato dal benpensante di turno.
Era settembre 2015 quando maturai la necessità che le incomprensioni tra ATCP e SecondoZorro dovessero essere ripianate. Abbiamo fatto a gara a chi gettava più ponti l’uno verso l’altro, forse ha vinto lui…ma chiederò il riconteggio! Pensavo di avere a che fare con un burbero intransigente, ma l’avvicinamento si concluse il 19 dicembre a Modena con la sottoscrizione di un protocollo di intesa programmatico, in un clima cordiale a tratti amichevole tra battute, risate e ottimo cibo emiliano. Era un burbero, cosi dicevano i suoi detrattori, ma ho conosciuto una persona diversa, un grande uomo, amante della vita, ricercatore instancabile della verità a cui dedica la sua esistenza. Un uomo che, a differenza di quasi tutti, parla dopo essersi informato bene, ci mette la faccia e combatte fino in fondo per le sue idee. Una persona affidabile, un riparo sicuro in un mondo pieno di voltagabbana. Un collaboratore che è presto diventato un amico, e l’amicizia rimarrà sempre. In tanti lo accusano per ciò che scrive, ma nessuno ha mai saputo smentirlo. Tanti insomma non sanno accettare la realtà dei fatti nel leggere i suoi articoli, e se la prendono col giornalista che colpe certo non ne ha, se non quella di svegliare la gente dai sogni e dalle balle che vengono loro propinate. Non mollare mai caro Zorro e grazie di tutti i tuoi saggi consigli. La prossima volta che ci vedremo sarà solo per goderci assieme un ottimo pranzetto.
Un ringraziamento particolare va anche a CostaParadisoNews e al suo patron Pasquale Ferrara. Una persona troppo in fretta criticata ed etichettata per il solo fatto di aver aperto una breccia nel muro di omertà che governava Costa Paradiso. Ho con lui da subito condiviso la necessità di trasparenza, soprattutto contabile. Una battaglia condotta fianco a fianco che ha incontrato non poche resistenze. Un interlocutore con me sempre corretto e preciso, e lo ringrazio per questo suo impegno alla causa. Anche a lui dunque rivolgo il mio invito a non mollare, a proseguire nella strada della libera informazione.
Il ringraziamento più grande va a te ATCP, te che con le tue idee mi hai conquistato, te che mi hai convinto ad impegnarmi direttamente, te che mi hai sempre difeso dalle oppressioni dei faccendieri di turno. Tu che ti pieghi e non ti spezzi, tu che cerchi di aprire sempre un varco nel cielo in tempesta.
Cara ATCP, arrivederci e grazie di tutto, e guarda al futuro con ottimismo perché il giorno più bello è quello che deve ancora venire.
Stefano Angeli
Dedicata ad ATCP